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Un governo per i disabili e i più deboli. La squadra possibile

Di Paola Severini Melograni

Ieri mattina alle 9, 45 nel suo ufficio a Palazzo Chigi, il presidente incaricato Giuseppe Conte ha ricevuto una delegazione in rappresentanza del mondo della disabilità: le 7 associazioni nazionali riunite nella Fand (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili), la Fish (Federazione Italiana Superamento Handicap) e Special Olympics (che riunisce gli atleti paralimpici) hanno consegnato a Conte un documento di proposte per affrontare le criticità in tema di inclusione sociale e di promozione dei diritti.

I punti essenziali riguardavano la realizzazione di un Codice Unico per la Disabilità, la questione lavoro, il riconoscimento del ruolo centrale del Caregiver familiare, la mobilità e, conditio sine qua non, l’assoluta necessità di riportare questi temi in seno alla presidenza del Consiglio per riuscire ad avere una forza trasversale e cogente e rendere così immediatamente operativa la volontà politica. Ma la questione, davvero importantissima, oserei dire rivoluzionaria, è nella prassi, mai avvenuta nel passato, di aver considerato questo mondo che rappresenta circa 4milioni e 360mila persone disabili, che insieme alle loro famiglie raggiungono la cifra di 12 milioni residenti nel nostro Paese, esattamente allo stesso livello delle parti sociali, dei sindacati e infine dei partiti.

Non era mai avvenuto prima e questa enorme novità sancisce il riconoscimento della realtà, divenendo nel contempo un precedente che non si potrà più ignorare nelle prossime eventuali consultazioni. Questa buona notizia mi permette di immaginare, o magari di poter proporre, il mio personale “governo dei sogni”, tolti i necessari ministeri politici che verranno indicati dai due partiti. Comincio col riconoscere quanto sia stata positiva la scelta di alcune nuovissime figure di politici 5 Stelle (alcuni addirittura dell’ultima legislatura e alcuni neanche eletti): l’ottimo Spadafora, amato e considerato da tutto il mondo dei diritti, che ha svolto il suo lavoro di sottosegretario alla presidenza senza dimenticare mai nessun rappresentante delle minoranze, Vincenzo Zoccano, cieco ed espertissimo anche per questo motivo, della disabilità, è stato un attento collettore delle esigenze della “sua” gente, che numericamente è un quinto del Paese, e lo vorrei davvero vedere confermato; Emanuela Del Re, che proviene da una forte esperienza nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, è stata una magnifica viceministro agli Esteri, e il senatore Stanislao Di Piazza, l’uomo che ha costruito la Banca Etica in Sicilia e ha lavorato sul modello di Economia Civile (mai terminologia fu più azzeccata) potrebbe invece essere quello giusto in un dicastero che abbia a che fare con lo sviluppo sostenibile.

E Paolo Borrometi, un vero eroe dell’antimafia (non quella dei “professionisti” descritti da Sciascia) lo vedrei alla Giustizia, e Domenico De Masi ai Beni Culturali, e Massimo Lapucci, presidente dell’EFC (la filantropia europea), che possiede una grande esperienza internazionale nella solidarietà starebbe bene proprio dappertutto, senza dimenticare Fioramonti, già viceministro all’Istruzione e il Senatore Primo Di Nicola, che, nel ministero dello Sviluppo Economico sarebbe quello giusto per occuparsi di TLC.

Ma se avessi il potere di indicare altri uomini e donne nuovi io vorrei per l’economia Doriana Ruffino, un cervello in fuga, oggi a Washington, la principale economista del Consiglio dei Governatori del Sistema Federale, colei che fa gli stress test alle Banche centrali. Ha 38 anni, perché non farla tornare? Così pure Vincenzo Cursio, funzionario Fao, candidato al Nobel per la Pace. E per il Pd? Oso segnalare a Zingaretti Sandra Zampa, che in questa legislatura non è stata gradita, e che ha realizzato la legge sui minori non accompagnati, e idem sentire, Mario Marazziti, già presidente della Commissione Affari Sociali della Camera (anche lui stavolta… in punizione) e Roberto Cociancich, già senatore Pd, e, fino allo scorso anno, presidente mondiale degli Scout Cattolici.

Chissà perché il Partito democratico non ha valorizzato queste intelligenze? Ma come ministro delle Pari Opportunità, nessuno potrebbe fare meglio di Suor Gabriella Bottani, coordinatore di Talitha Kum, la rete mondiale contro la tratta degli esseri umani. Una suora? E perché Luigi Sturzo non era forse un prete?

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