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Un Libro bianco per la Difesa europea? La proposta (francese) per Ursula von der Leyen

Un Libro bianco per la Difesa europea che stabilisca principi operativi e modalità d’impiego in caso di crisi, creando forum ad hoc tra le istituzioni comunitarie. È la proposta lanciata a Ursula von der Leyen sulle colonne di DefenseNews (sito specializzato americano molto letto al Congresso Usa) da Fabrice Pothier, membro della République En Marche di Emmanuel Macron (considerato vicino al presidente), chief strategy officer di Rasmussen Global e senior fellow dell’autorevole think tank d’oltreoceano Iiss. Tra le pieghe del suo editoriale, si nota il supporto a diverse proposte del presidente francese sul tema, tra cui l’idea di una difesa reciproca in stile Nato (anche se vige il principio di evitare duplicazioni) nonché il passaggio al voto a maggioranza qualificata in sede europea per la politica estera e di sicurezza.

LACUNE EVIDENTI

“Dopo decenni di abbandono, promesse non mantenute e false partenze, gli Stati membri hanno reinvestito nella difesa e persino l’Unione europea sta puntando seriamente sul Fondo europeo per la difesa”, pronto a dotarsi di 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Eppure, nota Pothier, “dietro queste tendenze incoraggianti si celano lacune evidenti”. Oltre l’autonomia strategica quale “nuova parola d’ordine” (seppur con interpretazioni che variano) in pochi “possono dire con esattezza come l’Europa possa difendersi”. Difatti, spiega l’esperto, “i ministri della Difesa e i capi di Stato maggiore europei non dispongono di un forum dedicato alle consultazioni, alla pianificazione e all’assunzione di decisioni condivise”. In più, “non esistono piani e procedure concordati su come applicare le clausole di solidarietà e di difesa reciproca dell’Ue (articoli 222 e 42.7 dei Trattati)”.

UN LIBRO BIANCO PER LA DIFESA EUROPEA

Per questo, Pothier lancia la proposta a Ursula von der Leyen: “Realizzare un Libro bianco per la difesa europea così che istituzione Ue e Paesi membri siano focalizzati su una difesa comune più operativa”. Per concretizzare il Libro bianco, l’esperto vicino a Macron chiede ai vertici europei di provare a rispondere a tre domande. La prima riguarda le capacità che si vorrà attribuire alla Difesa europea nei prossimi dieci anni. Per ora, ricorda l’esperto francese, il riferimento è negli obiettivi delineati dal Consiglio europeo a novembre 2016: “Rispondere a crisi e conflitti esterni, rafforzare le capacità dei partner e proteggere l’Unione i suoi cittadini”. Obiettivi condivisibile secondo Pothier, eppure “resta difficile dire cosa gli Stati membri saranno in grado di fare”. Per questo, si dovranno definire priorità e livelli di spesa, con obiettivi operativi e zone di interesse. In più, il Libro bianco “dovrebbe essere usato come opportunità per resettare l’Agenzia europea di difesa, il cui ruolo è attualmente marginale”.

GLI ASPETTI DECISIONALI

La seconda domanda di Pothier è: “In che modo gli europei possono decidere collettivamente e meglio in tempi di crisi?”. Il punto riguarda “l’assenza di fori interni all’Ue per trattare i temi di difesa e sicurezza”. Il Comitato politico e di sicurezza dell’Unione “non mette insieme i massimi vertici dei dicasteri e delle Forze armate”. In più i ministri della Difesa si incontrano solo due volte all’anno, tra l’altro come evento a margine del Consiglio affari esteri. La proposta di un “Consiglio europeo per Difesa e Sicurezza come proposto da Berlino e accettato da Parigi fa emergere alcuni interrogativi”. Prima di tutto “significa costruire ulteriori livelli istituzionali a Bruxelles, e non maggiori capacità operativi”. In più, risponderebbe comunque alla regola dell’unanimità nel processo decisionale, con i limiti di efficacia che ciò comporta. Per questo, Pothier rilancia la “Convenzione europea” proposta da Macron, che punta all’introduzione del voto a maggioranza qualificata per la politica estera e di sicurezza.

LA DIFESA RECIPROCA

Infine, c’è il quesito relativo alle modalità operative che scatterebbero in caso di attivazione delle clausole di difesa reciproca previste dai Trattati dell’Unione europea, paragonabili all’art. 5 della difesa collettiva della Nato. Mancano “piani operativi, procedure concordate e capacità nazionali condivise per scenari di crisi”. Quando la Francia invocò l’articolo 42.7 del Trattato dopo l’attacco al Bataclan nel 2015, ricorda l’esperto, si trovò a lavorare su canali bilaterali, riuscendo a trovare sponde grazie al suo peso nell’Unione. Lo stesso potrebbe non accadere nel caso in cui a invocare la difesa reciproca fossero Paesi con un ruolo minore, “per esempio l’Estonia”. Da qui, l’idea di dover ripensare i possibili meccanismi.

“AFFIDARSI AD ESPERTI”

Un simile processo strategico “non è privo di insidie”. Lo dimostrerebbero le difficoltà che ha incontrato la Strategia globale presentata nel 2016 dall’Alto rappresentante Federica Mogherini, “costretta a scontrarsi da subito con la Brexit”. Il consiglio di Pothier per superare i possibili ostacoli consiste nell’evitare di affidare il Libro bianco a una delle istituzioni europee. La sua redazione dovrebbe andare “a un gruppo di esperti indipendenti”, proprio come ha fatto la Francia con la sua Strategia di Difesa. Tra questi, l’esperto transalpino individua Michel Barnier, capo negoziatore Ue per la Brexit, anche lui francese. In ogni caso, l’invito è rivolto direttamente a Ursula von der Leyen, per sei anni ministro della Difesa in Germania, nonché artefice del Libro bianco tedesco, una che di riforme nel settore se ne intende.

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