Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Ecco tutti i dubbi del Fmi sulla manovra italiana. L’analisi del prof. Pennisi

Proprio mentre, con qualche ora di ritardo, l’Italia inviava a Bruxelles il Documento di Programmazione di Bilancio (Dpb), il 16 ottobre il Fondo monetario internazionale bocciava quel che si conosceva della manovra.

Nessuno pare averlo notato. Soprattutto, nessuno lo ha divulgato. Così come in aprile, pochissimi hanno notato che una pubblicazione poco seguita del Fondo Monetario, il Fiscal Monitor, conteneva un avvertimento molto eloquente all’Italia.

Questa volta, il giudizio perplesso (più che esplicitamente negativo) è nel più noto e più diffuso World Economic Outlook. Nel documento non viene analizzata una manovra di finanza pubblica che, quando gli esperti del Fondo ne redigevano il testo, era solo abbozzata ma il suo aspetto saliente, già commentato su questa testata: la decisione di rinviare di un anno l’inizio di un programma di risanamento e, quindi, il benign neglect nei confronti dell’acuirsi del problema del debito pubblico.

Il World Economic Outlook che di solito non tratta di temi e difficoltà di singoli Stati membri dell’istituzione è molto esplicito: l’impegno credibile a ridurre il debito nel medio termine è particolarmente importante in Italia, dove debito ed esigenze di rifinanziamento sono ingenti.

Una bocciatura in piena regola di una manovra all’insegna del benign neglect nei confronti del debito e che non è espansiva, come dicono i portavoce del governo, ma leggermente restrittiva o, nella migliore delle ipotesi, neutra, perché come dimostra il Dpb inviato a Bruxelles, comporta un aumento complessivo, anche se modesto (e dovuto, in gran misura, all’atteso ed auspicato recupero dell’evasione tributaria), della pressione tributaria come comunemente intesa (rapporto tra gettito tributario e para-tributario e Pil). In aggiunta, le misure considerate espansive sono tutte di spesa corrente e hanno un grande contenuto assistenziale; comportano, quindi, un moltiplicatore molto basso rispetto a produzione e valore aggiunto.

Il nodo del debito dell’Italia (e di una politica economica che lo trascura) risulta più evidente nel quadro complessivo della visione del World Economic Outlook: la crescita dell’economia mondiale si profila come la più bassa degli ultimi dieci anni e sarebbe ancora inferiore se non fossero intervenute la politiche monetarie “non convenzionali” della Banca centrale europea e della Federal Reserve americana. L’origine della bassa crescita dell’economia mondiale deve essere letta nelle guerre commerciali e valutarie ampiamente trattate su questa testata. Vi contribuisce anche l’alto debito pubblico di alcuni Paesi – in Europa il documento parla esplicitamente di Italia, Spagna e Francia – che per tornare a crescere devono ricostituire i fiscal buffers, gli ammortizzatori di bilancio.

×

Iscriviti alla newsletter