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Gli Usa, Trump e il coronavirus. Guerra di nervi in vista di Usa2020

Alle sei di sera odierne (quando saranno le 23 in Italia) il presidente Donald Trump, terrà una conferenza stampa per parlare della situazione coronavirus negli Stati Uniti. Ormai Covid-19 ha raggiunto il suolo americano, e le agenzie del governo stanno smentendo la lettura iper-ottimistica fornita in un primo statement uscito dalla Casa Bianca. Il virus “sta andando via” ed è “molto ben controllato”, ha detto Trump, ma Wall Street ha reagito in modo ben più preoccupato. Seduta da dimenticare per la borsa americana ieri (e si replica oggi): e non è poco per un presidente che giudica l’andamento degli indici finanziari come un barometro del successo del suo operato (anche perché era quello il dato finora costantemente positivo dall’inizio della sua presidenza).

La diffusione dell’epidemia è un problema reale. I giornali americani scrivono che Trump ha cercato di minimizzare per evitare ulteriori effetti di ricaduta sui mercati, e che in riunioni private con i suoi collaboratori s’è spazientito per per quello di diverso uscito da altre branche dell’amministrazione. Per esempio, Nancy Messonnier, immunologa del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), ha detto che è inevitabile che anche gli Usa vengano colpiti e che ci saranno severe conseguenze sul tessuto socio-economico. Anthony Fauci, capo del National Institutes of Allergy and Infectious Disease, ha aggiunto sulla Cnn che quanto detto dalla Messonier rispecchia ciò che si sta vedendo in Cina, Italia o Iran. Ossia nelle nazioni maggiormente colpite da virus.

Il Cdc dice di essere pronto alla diffusione della pandemia, e alcuni posti hanno già preso misure preparatorie contro quanto dice Trump – per esempio: a San Francisco, il sindaco, la democratica London Breed, ha dichiarato lo stato di emergenza in forma preventiva. A Capitol Hill c’è molto nervosismo, scrivono i media imbeccati dall’entourage dei congressisti: la fiducia in Trump è relativa, si ascoltano le agenzie operative, si teme che il presidente voglia contenere la situazione per ragioni politiche.

Giovedì mattina ci sarà un briefing riservato per i legislatori americani tenuto dal dipartimento della Homeland Security (Dhs), da quello dell’Health and Human Services (Hhs) e dal Cdc. Si parlerà della situazione delle supply-chain (interrotte praticamente tutte quelle che passano dalla Cina) e della diffusione del virus negli Usa. Nei giorni scorsi c’è stato uno scontro acceso con protagonista il senatore repubblicano John Kennedy, che ha attaccato il sottosegretario al Dhs Chad Wolf: “Dovreste tenere al sicuro i cittadini americani, ma sembra non lo stiate facendo”, ha detto il senatore durante un’audizione nel sottocomitato per gli Stanziamenti. Toni duri.

Su tutto pesa l’anno elettorale: ogni mossa di Trump viene vista con la lente della politicizzazione. In parte potrebbe esserlo, chiaramente, ma dall’altra parte dello schieramento non si è immuni alla pratica. Durante il dibattito tra candidati Democratici, andato in onda sulla Cbs ieri sera, l’unico elemento su cui i candidati del disunito Asinello si sono trovati d’accordo è stato l’attaccare Trump per per la gestione dell’emergenza da parte della sua amministrazione. Accuse sul taglio dei fondi alla sanità e dello smantellamento di una struttura del National Security Council che doveva gestire le epidemie, dubbi sulla trasparenza, critiche sulla preparazione. Trump ha risposto in diretta via Twitter: “La mia Amministrazione sta facendo un grande lavoro, compresa l’immediata chiusura dei nostri confini a certe aree del mondo. Una misura a cui i democratici erano contrari”.

Scambio seguito a quanto accaduto poche ore prima, quando era stato il leader della minoranza democratica al Senato, Chuck Schumer, a criticare come “troppo poco, troppo tardi” la richiesta di mettere a bilancio 1,25 miliardi di dollari per gestire la situazione. Sull’Air Force One di ritorno dall’India (dove in conferenza stampa col presidente Nerendra Modi aveva detto che “nel nostro paese è tutto sotto controllo”), Trump ha twittato contro Schumer: “Se avessi chiesto di più avrebbe detto che sarebbe stato troppo”.

Ad aumentare le preoccupazioni le notizie sulle capacità effettive di gestione della crisi. I laboratori in grado di esaminare i campioni da potenziali contagiati sarebbero soltanto 12 in tutti i cinquanta stati. Dagli Stati Uniti però arriva anche un primo prototipo di vaccino che ad aprile sarà testato sulle persone. Per ora i casi registrati sono 57, tra cui 40 passeggeri che erano a bordo della nave da crociera Diamond Princess in Giappone, tre persone portate a casa dalla Cina e altri 14 pazienti. “I dati della scorsa settimana sulla diffusione in altri paesi hanno aumentato il nostro livello di preoccupazione e aspettativa che avremo diffusione”, ha detto Messonier.

Non parliamo del “se accadrà”, ma del “quando” accadrà, ha detto la dottoressa del Cdc. A difendere l’operato della presidenza e dell’amministrazione, ieri in televisione c’era Larry Kudlow, il consulente economico della Casa Bianca, che sulla Cnbc ha detto che la situazione è piuttosto contenuta e non c’è bisogno di farsi prendere dal panico, solo di seguire quello che l’Organizzazione mondiale della sanità prescrive. Poi parlando col Washington Post ha consigliato agli investitori di prendere in considerazione le flessioni della borsa per acquistare: “rosy sheen” l’ha chiamata il Washington Post.

“Quando Kudlow dice che è contenuto, vi chiederete quale sia la motivazione”, ha replicato Schumer parlando direttamente ai cittadini (o forse meglio dire agli elettori). Oggi Trump spiegherà meglio: riuscirà ad andare oltre la polarizzazione e al pensiero del voto?

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