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La disputa del virus. Così gli Usa leggono le divisioni europee sulla Cina

Di Valeria Robecco

La querelle sulla gestione della pandemia di coronavirus da parte della Cina diventa terreno di scontro tra Usa e Ue. L’amministrazione del presidente Donald Trump sta facendo pressione sull’Unione Europea affinché sostenga un’indagine internazionale sull’origine del virus e sulle responsabilità del Dragone riguardo la genesi del Covid-19. Un’inchiesta che punta a capire se il gigante asiatico abbia gestito male (o coperto) i contagi nella fase iniziale, causando lo scoppio di una pandemia globale che ha già causato oltre 264 mila morti in tutto il mondo. Bruxelles, tuttavia, nicchia per evitare di schierarsi nell’aspra battaglia tra Pechino e Washington, temendo le ricadute di un’eventuale sostegno alla linea dura di Trump.

L’Unione, o almeno la sua anima dominante, preferisce optare per un’indagine indipendente che esamini “gli insegnamenti tratti dalla risposta sanitaria internazionale al virus”, in modo da migliorare future risposte pandemiche. La proposta cerca di svicolare dall’attribuzione di colpa per l’emergenza in capo ad un singolo paese, ma proprio per questo non rispecchia le richieste degli Stati Uniti di esaminare le origini della crisi. “Secondo me dobbiamo guardare in modo indipendente a ciò che è accaduto, mettendo da parte la battaglia tra Cina e Usa, che si incolpano a vicenda esacerbato la loro rivalità”, spiega l’alto commissario per gli Affari Esteri dell’Ue, Josep Borrell, in un’intervista ripresa dal Wall Street Journal. “Contiamo che i nostri alleati e partner si uniscano agli Stati Uniti per porre le dure domande che sono necessarie alla Cina, così come all’Oms, al fine di prevenire un focolaio incontrollato in futuro”, è invece il messaggio molto poco subliminale che arriva da un portavoce del Dipartimento di Stato.

Anche all’interno dell’Unione, però, ci sono posizioni differenti. Lunedì, parlando ai media locali, il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha detto che “il mondo intero vuole chiarire l’origine esatta del virus”. E intanto, sottolinea il Wsj, gli sforzi diplomatici e di propaganda di Pechino sono diventati più aggressivi sulla scia della pandemia: il mese scorso i delegati cinesi hanno spinto l’Ue a non pubblicare in un rapporto le accuse secondo cui il Dragone ha diffuso informazioni false durante la crisi. Alcuni europei sostengono che Bruxelles ha ammorbidito il rapporto, affermazione puntualmente respinta al mittente.

Sulla questione dell’indagine sulle origini del Covid-19, nel frattempo, é intervenuto anche il ministro degli Affari Europei, Vincenzo Amendola. “Ho ancora salvato sul mio cellulare un tweet che l’Oms fece il 14 gennaio in cui le autorità cinesi negavano l’evidenza della trasmissione da uomo uomo. Mi pare evidente che ci sia stata una scarsa condivisione di informazioni”, ha detto a Il Foglio. “Per disciplina diplomatica non getto accuse contro nessuno, ma in questo caso una commissione d’indagine indipendente, a livello internazionale, é il minimo sindacale – ha proseguito – Non per andare a caccia di untori, ma per capire come affrontare il virus e prevenirne il ritorno in futuro”.

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