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Ecco perché il voto in Polonia riguarda tutta l’Europa

I polacchi hanno deciso con il loro voto. Sarà (ancora) Andrzej Duda a guidare il Paese, con circa il 51,2% dei voti, il candidato conservatore è stato rieletto alla presidenza del Paese. Duda è riuscito a superare (per poco) il candidato liberale Rafal Trzaskowski, dal 2018 sindaco di Varsavia. I risultati ufficiali saranno annunciati oggi pomeriggio.

La sfida tra i due era stata interpretata anche come un confronto sui rapporti con l’Unione Europea, con una linea di maggior apertura da parte di Trzaskowski.

Lo stretto margine tra Duda e Trzaskowski riflette la profonda divisione culturale che attraversa la Polonia nei confronti dell’Unione europea, e che è stata sfruttata non solo dal governo ma anche dai media. Duda, sostenuto dal partito di destra Legge e giustizia, aveva basato la propria campagna elettorale sulla spesa sociale e nei valori tradizionali, con i profondi legami che mantiene con la Chiesa cattolica.

Il presidente rieletto ha preso i diritti della comunità Lgbt come bandiera della campagna elettorale, definendoli una “ideologia peggiore del comunismo”. Per lui sono una ideologia di importazione, che minaccia l’identità della Polonia. In più occasioni l’Unione europea ha denunciato la retorica anti-omosessuali del governo di Duda, e alcuni Paesi hanno chiesto che siano ridotti i fondi comunitari per il Paese se si dovesse continuare su questa linea.

A sostenere i nazionalisti polacchi è stata la Chiesa, con la presa di posizione dei religiosi. L’arcivescovo di Cracovia, Marek Jedraszewski, ha dichiarato che “l’Europa e la Polonia si confrontano su una minaccia mortale, un’altra volta, di carattere culturale. La gente è indifesa di fronte a questa ideologia ispirata al marxismo, che colpisce il matrimonio e la famiglia…”. Il Paese, tuttavia, resta diviso: la popolazione appartenente alle zone più urbane (e i giovani) condividono l’idea che tutti i cittadini hanno gli stessi diritti, mentre i polacchi delle zone rurali restano diffidenti e sostengono il mantra dell’esecutivo: “Prima la Polonia”.

Per capire il pensiero della formazione politica Legge e giustizia, e del governo polacco, sono utili le parole del ministro degli Esteri, Jacek Czaputowicz. In un’intervista ad Abc, il capo della diplomazia della Polonia ha spiegato il perché il suo partito è considerato euroscettico. “Ci pronunciano a favore di un’Unione europea forte, capace di fare fronte alle sfide attuali e di influire positivamente nei dintorni esteri – ha dichiarato -. Secondo i sondaggi, i polacchi sono tra le società più pro-europee del continente. Tuttavia, questo non significa che non possiamo essere critici rispetto ad alcuni affari europei. Consideriamo che l’Unione europea deve essere più vicina ai cittadini, e per questo bisogna fortificare il ruolo dei Parlamenti nazionali. Crediamo in un mercato comune e in un bilancio europeo ambizioso”.

Czaputowicz sottolinea che il suo Paese ha adottato sistematicamente “misure per fortificare i rapporti transatlantici e l’alleanza con gli Stati Uniti. Stiamo lavorando per aumentare la presenza militare degli Usa sul territorio polacco, il che beneficia la sicurezza dell’Unione europea. Facciamo tutto questo senza diminuire l’impegno della Polonia con lo sviluppo della politica comune di sicurezza e difesa dell’Ue”.

“L’ancoraggio nell’Ue – continua il ministro – è un elemento molto importante per la sicurezza della Polonia, poiché, fedele allo spirito di cooperazione transatlantica, la Polonia è impegnata con lo sviluppo delle iniziative di difesa dell’Ue, insieme ad altri Paesi europei”.

Sul ruolo della Nato, Czaputowicz ricorda la Strategia di Sicurezza Nazionale della Repubblica di Polonia, approvata il 12 maggio scorso, che stabilisce “che l’Alleanza dell’Atlantico è l’elemento chiave nell’architettura della sicurezza euro atlantica e della sicurezza della Polonia. La Nato deve continuare ad essere una struttura militare operativa che organizza la difesa degli Stati membri, in modo di garantire la credibilità ed efficacia”.

Il ministro denuncia che la Russia non rispetta il diritto internazionale: “Si è presa la Crimea illegalmente, continua con il conflitto all’est dell’Ucraina, interferisce nei processi democratici di altri Paesi, organizza campagne di disinformazione…”. E conclude: “Per migliorare i rapporti con questo Paese è chiaro che Mosca debba rispettare gli accordi di Minsk, che finora non ha fatto. Contemporaneamente, crediamo che i contatti diretti tra persone e il sostegno alla società civile russa si tradurrà in migliori rapporti con la Russia in futuro”.

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