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Così l’Iran aggira le sanzioni per tendere la mano a Maduro. Mentre gli Usa…

Una nave cisterna iraniana, con una carica di due milioni di barili di gas condensato (materiale principale per la produzione di benzina) è arrivata in Venezuela, nonostante le sanzioni internazionali. L’imbarcazione chiamata Honey è una superpetroliera iraniana di tipo VLCC. È arrivata alla raffineria Terminal Rifornimento nello stato Anzoátegui, al nordest del Venezuela. Ed è riuscita a navigare perché aveva il radar spento ed era priva di identificazione.

L’arrivo della nave è stato confermato dal ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza. “È probabile che abbia attraversato tutto il sud dell’Africa – ha riferito il servizio Tanker Trackers su Twitter in riferimento alla nave -, il radar era spento. Il nome e il numero IMO erano coperti”. Secondo l’agenzia Bloomberg, la nave era carica di due milioni di barili di gas condensato, proveniente del giacimento iraniano South Pars.

Ma non è la prima volta che l’Iran tende la mano al regime di Nicolás Maduro in materia di rifornimento energetico. Come ricorda l’Abc, a maggio Teheran inviò cinque navi con 1,5 milioni di barili, che sono arrivati alla raffineria del Palito a  Puerto Cabello, scortati dalle forze militari venezuelane. C’è stato un altro tentativo ad agosto, quando invece le autorità americane hanno sequestrato quattro navi battenti bandiera iraniana, dirette in Venezuela.

Intanto, il regime iraniano arruola “simpatizzanti” per rafforzare la presenza nel Paese sudamericano, come ha denunciato Vanessa Neumann, rappresentante del governo ad interim di Juan Guaidó in Regno Unito. “Molto parte dalla sezione culturale dell’ambasciata iraniana. Sembra normale, cercano amici, ti spingono a studiare di più le meraviglia della lingua farsi dell’Iran”, ha spiegato Neumann. Ma il governo di Teheran e l’organizzazione Hezbollah, in realtà, lavorano in parallelo per arruolare persone che vogliono combattere contro gli Stati Uniti.

Neumann sostiene che uno dei principali obiettivi di Hezbollah è aumentare l’influenza sul governo venezuelano attraverso Tareck El Aissami, attuale ministro del Petrolio del regime di Maduro. Un’ipotesi verosimile anche per l’esperto Rafael Rosell, preside dell’Università Pedro de Valvidia in Cile: “Hezbollah cerca giovani con interesse per la lotta. Alcuni sono stati portati in Iran e in Libano e dopo sono inviati sul campo di battaglia”.

L’analista Joseph Humire, direttore del Center for a Secure Free Society, crede che Caracas e Teheran si stanno giocando tutte le carte possibili per fare perdere le elezioni presidenziali di novembre a Donald Trump. E sul Venezuela il governo americano non molla. Gli Stati Uniti hanno congelato circa 700 milioni di dollari su conti bancari intestati ad Alex Saab, presunto prestanome di Nicolás Maduro e uomo di affari del regime venezuelano, arrestato a giugno a Capo Verde con l’accusa di riciclaggio e corruzione.

Il quotidiano colombiano El Tiempo sostiene che i conti di Saab in istituti del Liechtenstein sono stati bloccati dagli inquirenti perché cercano di “stabilire se il denaro sequestrato è legato al pagamento delle cosiddette Clap”, i pacchi contenenti generi alimentari che il regime di Maduro compra a imprese di proprietà di Saab.

Per il Dipartimento del Tesoro americano, Saab è “uno sfruttatore che ha orchestrato una vasta rete di corruzione”. Gli Stati Uniti hanno fatto richiesta di estradizione e indagano sulla sua trama di imprese, che avrebbe agito anche in Regno Unito e in Italia, dove ora è in corso un’indagine contro la moglie di Saab, Camilla Fabri, per frode fiscale e riciclaggio.

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