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Così gli Usa smantellano l’operazione Fox Hunt di Pechino

Smontata una rete di intimidazione cinese operativa negli Stati Uniti, che faceva pressione su alcuni cittadini per forzare il rientro in Cina, per lealtà al Partito Comunista Cinese

Pechino sembra essere operativo sul territorio degli Stati Uniti. Il Dipartimento di Giustizia americano ha reso noto un report sull’arresto con conseguente processo contro otto persone di nazionalità cinese che sono accusate di intimidire e perseguitare residenti legali e cittadini americani negli Usa.

Da quanto si legge sul sito Usa Today, gli arrestati fanno parte dell’Operazione Fox Hunt, un’iniziativa creata in maniera extralegale dal Partito Comunista Cinese, e ha come obiettivo fare pressione per il rientro in Patria contro dissidenti – e non solo – che sono fuggiti dalla Cina per rifugiarsi negli Stati Uniti.

Il tribunale di Brooklyn che segue il caso ha accusato i cinesi di “cospirare per agire in territorio degli Stati Uniti come agenti illegali della Repubblica Popolare Cinese”.

John C. Demers, assistente del Procuratore generale americano, ha spiegato che con gli arresti “si è rivoltata l’Operazione Fox Hunt della Repubblica Popolare Cinese: i cacciatori sono diventati preda; i perseguitori in perseguitati”.

“McMahon, Zhu Yong e Hongru Jin sarebbero stati chiamati in giudizio mercoledì a Brooklyn, New York – si legge su Usa Today -. Rong Jing e Zheng Congying sono stati arrestati in California e dovrebbero fare la loro prima apparizione in un tribunale federale di Los Angeles. Zhu Feng, Hu Ji e Li Minjun sono ancora latitanti”.

E come agivano questi “agenti” di Pechino? Tra maggio 2017 e luglio 2018, il gruppo avrebbe fatto pressione su alcuni cittadini e le loro famiglie, utilizzando i social network per inviare messaggi intimidatori, e cercando di sottolineare l’interesse della Repubblica popolare cinese per il rimpatrio. Molestie che sono continuate nel 2018 e nel 2019, anche con l’invio di pacchi a casa con lettere e video.

Christopher A. Wray, direttore dell’Fbi, si è riferito all’ingerenza cinese negli Usa come uno “sfacciato tentativo di vigilare, minacciare e molestare i nostri cittadini e residenti permanenti legali mentre si trovano in territorio americano, e questo fa parte di campagne di furto e influenza maligna della Cina nel nostro Paese e in tutto il mondo”. Per il direttore dell’Fbi, questa operazione cinese è “affronto agli ideali americani di libertà, diritti umani e stato di diritto”.

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