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Morte cerebrale, no grazie. Così la Nato ricostruisce il dialogo tra Grecia e Turchia

Dopo un mese di colloqui tecnici a livello militare, Grecia e Turchia hanno trovato l’accordo per la creazione di un meccanismo di de-confliction nel Mediterraneo orientale. Lo hanno fatto nell’ambito della Nato, che si è mossa da subito nonostante le critiche di chi riteneva il rischio di escalation tra due suoi membri una dimostrazione delle difficoltà burocratiche dell’Alleanza. Ora, una linea rossa collegherà Atene e Ankara per evitare incidenti che potrebbero ingenerare una crisi pericolosa. La linea passa da Bruxelles, sponda Nato, e trova il supporto anche dell’Italia. Il nostro Paese, ha detto oggi il ministro Lorenzo Guerini nel colloquio con la collega francese Florence Parly, “si sta incessantemente adoperando per facilitare un dialogo costruttivo tra gli attori”.

LA SPINTA NATO

“Accolgo con favore la creazione di un meccanismo di de-confliction militare, ottenuta dopo l’impegno costruttivo di Grecia e Turchia”, ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg. Entrambi i Paesi, ha aggiunto, sono “alleati di valore della Nato”. Il meccanismo di sicurezza “può aiutare a creare lo spazio per gli impegni diplomatici finalizzati a risolvere la disputa, e noi siamo pronti a svilupparlo ulteriormente”, ha rimarcato Stoltenberg. L’Alleanza dimostra così la sua efficacia, certo messa a dura prova dall’assertività turca nel Mediterraneo orientale. Eppure, da subito la Nato era sembrata (anche a Formiche.net) il luogo ideale per risolvere la crisi, offrendo rodati ambiti di contatto operativo, lontani dalle reciproche accuse a più alto livello politico. Rodati abbastanza per creare quei contatti essenziali per evitare incidenti e offrire occasioni agli sforzi diplomatici.

IL RISCHIO DI INCIDENTI

Nelle acque calde del Mediterraneo orientale, tra esercitazioni incrociate, esplorazioni energetiche e manovre militari, il rischio maggiore è proprio nell’incidente, la “scintilla che farebbe esplodere l’incendio”. Per evitarla, i contatti militari sono essenziali, comunicando i movimenti all’altra parte e costruendo un rapporto di fiducia progressivo. Non sarà certo una passeggiata, considerando che gli interessi appaiono inconciliabili su molti punti, a partire dalla rivendicazioni turche sulle acque di Cipro e su diverse isole greche.

TRA FRANCIA E USA

Già negli anni 90, in occasione di una simile disputa, l’Alleanza si era offerta quale forum per ridurre le distanze tra Grecia e Turchia. Nelle ultime settimane, il compito era apparso più difficile a causa del ridotto impegno nel Mediterraneo degli Stati Uniti, presi quasi completamente dalla corsa alle prossime presidenziali e poco propensi a mettere tutto il loro peso specifico su un dossier così intricato. Si è messa di traverso anche la Francia, determinata a sostenere la linea dura contro Ankara (tanto da offrire nuove forniture militari ad Atene) e pronta al j’accuse nei confronti di una Nato definita in “morte cerebrale”, frase rispolverata sul tema da Emmanuel Macron.

LA LINEA DEL DIALOGO (ANCHE ITALIANA)

Alla fine sembra prevalere la linea moderata, quella del dialogo e della ricostruzione della fiducia passo dopo passo. Una linea che la Nato ha tenuto da subito, obbligata dalla membership dei due contentendenti, e che ha sposato anche l’Italia. La scorsa settimana, nell’ambito del vertice con i colleghi dell’iniziativa European Intervention Initiative (avviata dalla Francia), il ministro Lorenzo Guerini ricordava che “l’Italia ha fermamente preso posizione a tutela del diritto internazionale spingendo tutte le parti in causa alla ricerca di una soluzione negoziale e di compromesso che tuteli tutti”. Il bacino del Mediterraneo orientale, aggiungeva, “è un crocevia di interessi energetici e commerciali, area di giunzione tra Europa, Africa e Medio Oriente ed è nostro interesse agire in uno sforzo congiunto che preservi la stabilità”.

LA TELEFONATA TRA GUERINI E PARLY

Il punto è stato ribadito oggi alla ministra francese Florence Parly nel corso di un colloquio telefonico di reciproco aggiornamento sui principali scenari internazionali. Oltre al Mediterraneo orientale, i temi di interesse comune riguardano soprattutto Libia e Sahel. Sul primo punto, l’attesa è per l’incontro a Ginevra promosso dall’Onu tra le parti libiche. C’è “la necessità che convengano quanto prima su un cessate-il-fuoco definitivo, senza il quale non è possibile ipotizzare alcun concreto progresso nel processo di pacificazione permanente del Paese”, ha detto Guerini. Nel Sahel (scenario connesso a quello libico) resta attenzionato il Mali, reduce da un recente colpo di stato. Le regione è caratterizzata da forte instabilità, ed è per questo che l’Italia ha deciso di aderire alla Task Force Takuba promossa dalla Francia. Il ministro italiano ha annunciato di voler “mettere a sistema il nostro contributo con la missione bilaterale che l’Italia ha già stabilmente in Niger”.

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