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Il lavoro che verrà. L’impatto della tecnologia e i future trends

Di Gabriele Fava

Smart working, green economy, rider. L’impatto con la pandemia da coronavirus ha accelerato un processo tecnologico in evoluzione che si stava affacciando pian piano nel mondo de lavoro. Ecco le sfide del futuro raccontate da Gabriele Fava, avvocato giuslavorista e componente del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti

A partire dagli anni Duemila l’avvento della digitalizzazione ha comportato notevoli cambiamenti in seno all’organizzazione del lavoro, i quali hanno subito un’intensa accelerazione soprattutto negli ultimi anni, aprendo scenari inediti e sui generis: lo sviluppo del web 2.0, la diffusione di dispositivi portativi quali laptop, smartphone e tablet, la circolazione di big data hanno rivoluzionato le tradizionali modalità di resa della prestazione, segnando una netta differenziazione rispetto al passato.

Dapprima, la rivoluzione digitale in atto ha posto in luce tutta la propria inedita portata nell’ambito dell’industria manifatturiera con riferimento alla quale, non a caso, è stato coniato l’allusivo termine di Industry 4.0 per indicare l’innovativo percorso intrapreso dall’automazione industriale volto ad utilizzare tecnologie in grado di comunicare in tempo reale tra di loro e di gestire la massa di dati in ogni fase del processo di produzione.

Il lavoratore 4.0. è maggiormente autosufficiente, focalizzato sul raggiungimento di obiettivi e titolare di competenze elevate le quali necessitano di un costante aggiornamento al fine di rimanere al passo col continuo avanzamento del progresso tecnologico.

Ma non solo: l’avvento del digitale ha permesso altresì la nascita di vere e proprie nuove realtà lavorative, le quali, attraverso l’utilizzo massiccio delle c.d. labour platform, facilitano l’incontro tra domanda e offerta di lavoro o, addirittura, permettono di rendere la prestazione direttamente sul web. Si pensi agli ormai noti rider delle piattaforme di food delivery i quali, connettendosi all’apposita piattaforma, possono decidere se e come accettare le offerte di lavoro attive in un preciso arco temporale.

Una menzione particolare quando si discute del futuro mondo del lavoro merita senza dubbio lo smart working, il quale, da strumento pressoché sconosciuto e poco utilizzato, è giunto alla notorietà grazie alla legislazione emergenziale la quale ne ha imposto un proficuo utilizzo col chiaro intento di diminuire le possibilità di contagio da Covid-19. Non vi è dubbio che il lavoro agile, come definito dal legislatore nella L. n. 81/2017, diventerà a breve una costante per quelle aziende che ne stanno sperimentando i positivi benefici, una volta che l’emergenza rientrerà e il ricorso ad esso non sarà più imposto dalla situazione contingente. Va da sé come, nel prossimo futuro, il massiccio ricorso allo smart working imporrà un ripensamento del quadro normativo volto a definirne la regolazione, a partire proprio dal ruolo centrale che la contrattazione collettiva sarà tenuta a rivestire, a scapito dell’accordo individuale tra datore di lavoro e smart worker, fulcro dell’attuale disciplina regolatoria ai sensi della vigente legislazione.

A ciò si aggiunga come la digitalizzazione stia altresì accelerando l’espansione di settori in progressiva crescita, primo fra tutti la green economy, ovvero quel sistema socio-economico, come definito dall’Agenzia europea per l’ambiente, organizzato in maniera tale da consentire alla società di vivere bene entro i confini planetari. Si pensi, ad esempio, alla possibilità di utilizzare per le tecnologie verdi sensori in grado di comunicare in tempo reale tra di loro, oppure allo sviluppo di piattaforme digitali le quali mettano in continuo contatto imprese e clienti (ad esempio, per ricevere costantemente dati circa il proprio consumo energetico).

Da qui, la nascita di nuove professioni dotate di elevate competenze e forte specializzazione, soprattutto nelle aree ricerca e sviluppo, marketing, comunicazione e design (si pensi, ad esempio, all’esperto di marketing ambientale o al designer eolico e fotovoltaico).

Anche il settore della c.d. silver economy, l’economia basata sui consumi della parte più anziana della popolazione, sta beneficiando della digitalizzazione in atto: si pensi, in primis, alle piattaforme di Virtual Health Care, in costante aumento a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19, le quali facilitano il contatto diretto con i professionisti della salute tramite video chat e messaggi di testo. Oppure all’influenza della tecnologia sulla realizzazione di ambienti domestici idonei all’assistenza di persone anziane: ne sono un chiaro esempio i sensori in grado di rilevarne le cadute e di avvertire tempestivamente la famiglia. Anche tale sistema socio-economico ha ampliato (e continuerà a farlo nel prossimo futuro) gli sbocchi di mercato per molteplici figure professionali, non solo sanitarie (si pensi ad architetti, geometri, ingegneri, tecnici dei sistemi domotici), a cui si aggiunge la nascita di nuovi posti di lavoro soprattutto nei settori dell’assistenza familiare e del turismo.

Non vi è dubbio, pertanto, come l’avvento della tecnologia e le principali direttrici economiche moderne quali green e silver economy stiano radicalmente innovando il mondo del lavoro, fornendo nuovi vantaggi ed opportunità. Il percorso è appena iniziato e risulta difficile prevederne i futuri sviluppi anche se, alla luce degli enormi progressi raggiunti in poco più di un decennio, è lecito aspettarsi un profondo rinnovamento del mondo del lavoro rispetto allo scenario a cui siamo stati abituati ad assistere sino ad oggi.

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