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Così lo Spazio italiano cresce (e punta alla Luna). Parla Saccoccia (Asi)

Conversazione con il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia sui contratti siglati dall’Esa per le nuove “sentinelle” di Copernicus. L’Italia è in prima fila “con un ritorno importantissimo economico, di ruolo e tecnologico”. L’arrivo di Biden alla Casa Bianca? “Non credo che il programma lunare Artemis verrà fermato; l’Italia ci tiene tantissimo”

“Mai prima d’ora, a così breve tempo dall’investimento fatto (tra l’altro cospicuo), un Paese è riuscito a riportarne indietro una percentuale elevatissima in contratti per l’industria nazionale”. È così, con “grande soddisfazione”, che il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Giorgio Saccoccia commenta con Formiche.net i contratti siglati oggi dall’Esa su Copernicus, il programma europeo per l’Osservazione della Terra. Riguardando le future “sentinelle” che monitoreranno il Pianeta e che saranno realizzate con grande contributo italiano.

Presidente, oggi la firma importante sui contratti per le future sentinelle di Copernicus, con l’Italia in prima fila. Come commenta la sigla odierna?

È un momento di grande orgoglio per quanto siamo stati capaci di ottenere a un anno dalla ministeriale Esa di Siviglia. Allora, come Paese, decidemmo di investire risorse significative sul programma Copernicus, come secondo contributore europeo con 370 milioni di euro. Lo facemmo proprio per creare le condizioni finanziarie utili all’industria nazionale per concorrere nelle varie gare e dimostrare le proprie capacità. A un anno da quella scelta arrivano le prime firme sui contratti, e i risultati parlano da soli.

Quale sarà il ruolo italiano?

L’industria italiana (con Thales Alenia Space Italia, ndr) ha la prime contractorship delle due missioni più costose: Cimr, il cui contratto è stato firmato oggi, e Rosel, che verrà firmato più avanti. Avrà inoltre un ruolo fondamentale negli strumenti della missione Cime (con Leonardo, ndr). Parliamo nel complesso di un ritorno economico importantissimo, superiore all’investimento fatto a Siviglia, di quasi 480 milioni di euro in termini di contratti assegnati all’industria italiana. Non è pero solo un discorso economico.

Ci spieghi meglio.

È anche un discorso di ruolo, considerando che l’industria italiana guiderà nuovamente una cordata europea. E poi è un discorso di tecnologie. Gli investimenti in questione ci permetteranno di concorrere da leader nello sviluppo di ulteriori satelliti, sia a livello europeo, sia a livello internazionale. È una roadmap che porrà l’Italia in una posizione di leadership nel campo dell’Osservazione della Terra, cioè nel settore che genera maggiore ritorno economico e di servizi. Direi che, come sistema, abbiamo lavorato bene.

Come saranno le nuove sentinelle?

Il settore dell’Osservazione della Terra è in fortissima crescita in termini di innovazione tecnologica. Aumentano continuamente i requisiti e le esigenze che vengono richiesti ai satelliti, dalla risoluzione alla capacità di operare su molteplici frequenze, dal tempo di rivista (cioè quanto frequentemente si osservano gli stessi luoghi) alla specializzazione delle macchine. Lo dimostra Cimr, una missione davvero innovativa, con un’antenna complessa e sfidante da sviluppare. Avrà un radiometro a microonde che si concentrerà sul mare, tema importantissimo in questo periodo considerando che dal mare dipende molto della salute generale del Pianeta. Con Rosel L continueremo a crescere nel settore che già ci vede leader (i radar ad apertura sintetica), focalizzandoci sullo stato della vegetazione.

Che segnale sono i contratti su Copernicus in questo momento di difficoltà economica per il Paese? Lo Spazio può contribuire al rilancio?

Sono chiaramente di parte, ma lo dico con coscienza: lo Spazio si traduce in crescita tecnologica, in opportunità di sviluppare nuovi servizi a Terra utili nella vita di tutti i giorni. Investire nello Spazio significa dare l’opportunità alle Pmi e alle start-up del Paese di entrare con relativa facilità nel settore per inventare nuove soluzioni tramite l’utilizzo dei dati generati dall’Osservazione della Terra. L’Entry point è tutto sommato abbastanza agevole, con opportunità di business alla portata di tutti. Ciò dimostra quanto strategica fu la scelta dell’Ue, anni fa, di rendere disponibili a tutti, in maniera gratuita, i dati delle sentinelle di Copernicus. Una scelta illuminata della quale l’Italia ha deciso di fare il più largo uso possibile. Dimostra che la ripartenza economica già passa dallo Spazio e può farlo ancora di più.

Tra pochi giorni ripartirà il vettore made in Italy Vega. Ci saranno opportunità anche con l’avanzamento del programma Copernicus?

La classe di dimensione delle sentinelle è compatibile con il lanciatore Vega e la sua evoluzione Vega C. Ciò rappresenta una ulteriore opportunità per la tecnologia italiana dell’accesso allo Spazio. La bellezza di Vega è che è un lanciatore molto versatile, come dimostrato dal più recente lancio che aveva a bordo il dispenser Ssms per il lancio di molti satelliti di piccole dimensioni. Anche su questo ci aspettiamo che in futuro ci siano sempre più opportunità. La scalatura dei satelliti verso il basso è evidente da tempo, e si dirige verso dimensioni compatibili con Vega e le sue evoluzioni.

Intanto alla Casa Bianca arriverà Joe Biden. Prevede cambiamenti per il programma spaziale americano, e in particolare per quello lunare su cui l’Italia ha tanto puntato?

Ovviamente ogni cambiamento di amministrazione comporta per definizione una variazione dei programmi spaziali a forte contenuto istituzionale. C’è però da considerare che l’esplorazione non ha più ormai il solo contenuto istituzionale, ma anche un elevato coinvolgimento dei privati. Ciò che è stato avviato su Artemis ha un rilievo e una quantità di moto così imponente che sarà impossibile, se mai ci sarà la volontà, da fermare o rallentare. Il coinvolgimento internazionale è già rilevante. Oltre il rapporto bilaterale dell’Italia c’è ad esempio l’impegno dell’Esa su rilevanti componenti del programma. Ritengo improbabile che vengano messi di colpo dei paletti a un progetto di così ampia visione che, tra l’altro, pare compatibile con una nuova amministrazione che si preannuncia ancora più aperta alle collaborazioni internazionali. Vedo invece un altro rischio.

Quale?

Quello generale dall’emergenza Covid-19. Essa implica difficoltà economiche a livello globale e potrebbe creare problemi sulle risorse necessarie. Si potrebbe tradurre in un rallentamento sulle tempistiche che sono attualmente davvero ottimiste (per ora, la Nasa punta al ritorno sulla Luna entro il 2024, ndr). Questo però succede spesso nello Spazio e saremo tutti organizzati per gestirlo.

Si confermerà quindi l’ambizione italiana su Artemis?

Certo. L’Italia ha scelto un ruolo importante a livello bilaterale e con la partecipazione in Esa, in linea con le strategie del governo. Rispondono all’interesse di favorire la crescita delle competenze dell’industria nazionale. Sicuramente vogliamo andare avanti. La prossima settimana organizziamo un evento virtuale per coinvolgere tutta la filiera (industria, università e ricerca) sugli intenti della partecipazione ad Artemis. Tutto quello che diremo lo trasmetteremo ai partner a dimostrazione di quanto ci teniamo. Di ciò dovranno tenere conto semmai (ma non credo) ci sarà un rallentamento.

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