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Crisi Covid sull’aeronautica civile. I consigli del Ctna per superarla

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Il settore dell’aeronautica è tra i più colpiti dalla crisi da Covid-19. Il ritorno ai livelli pre-pandemici è atteso non prima del 2024, con rischi rilevanti per tante Pmi italiane. È per questo che, tra Piano di settore e Recovery Fund, il Ctna ha redatto uno studio con tanti suggerimenti per la politica

Investimenti, strategie e dialogo con le istituzioni. È quanto serve all’industria aeronautica italiana, certificato nel nuovo studio del Cluster tecnologico nazionale aerospazio (Ctna). È stato presentato ieri via web durante l’omonimo evento “L’industria aeronautica italiana e il Covid” con esperti, addetti ai lavori e il sottosegretario al Mise Gian Paolo Manzella. Condotto tramite analisi dei dati e un questionario alle aziende del comparto, dipinge un quadro in chiaro-scuro della situazione italiana. Presieduto da Cristina Leone, il Ctna conta tra i propri soci dodici distretti tecnologici regionali (che a loro volta raccolgono oltre mille Pmi), due enti nazionali di ricerca (Cnr e Cira), due grandi industrie capo-filiera (Leonardo e Avio Aero), l’associazione industriale (Aiad) e l’Agenzia spaziale italiana.

IL SETTORE ITALIANO

Nel complesso, il comparto vale in Italia oltre 10 miliardi di euro, più 180mila addetti su tutta la filiera e quasi il 100% dell’export per i suoi prodotti civili. “L’industria aeronautica italiana – si legge nello studio – opera in un mercato globale, e nel suo complesso è quarta in Europa e settima nel mondo per dimensioni, con posizioni di leadership negli elicotteri civili, negli aerei regionali e nella propulsione”. È inoltre contraddistinta “da un impegno continuo nell’innovazione, statisticamente il settore spende fino al 20% del fatturato in ricerca e sviluppo con un ritorno dell’investimento fino a dieci anni”.

L’IMPATTO COVID-19

A tali numeri (positivi) se ne aggiungo altri (più drammatici). “Il settore è tra i più colpiti dal Covid-19”, spiega lo studio curato da Gregory Alegi. Nel 2020 le compagnie aeree vedranno il proprio traffico passeggeri ridotto di circa il 60%. Le stime più recenti “prevedono che negli anni si accumulerà una diminuzione dell’attività economica pari a 1.800 miliardi di dollari e una perdita di 4,8 milioni di posti di lavoro”, tra l’altro con “prospettive di ripresa che traguardano ormai il 2024-2025, sia per il trasporto sia per la manifattura”. Inevitabilmente, sentenzia il Ctna, “tutto ciò ha avuto un importante impatto negativo sull’industria aeronautica italiana”. La crisi Covid-19 “ha messo a dura prova la resilienza del settore, soprattutto per il tessuto delle Pmi italiane, che pur caratterizzandosi per flessibilità e reattività scontano spesso le difficoltà che scaturiscono dalle limitate dimensioni, capitalizzazione e struttura”.

IL PIANO DI SETTORE

Da tale quadro ne derivano i suggerimenti alla politica. Prima di tutto c’è il rilancio del “Piano di settore”, su cui si discute da tempo e che vede impegnato il Mise nel confronto con gli attori del comparto. Secondo il Ctna, dovrà fornire “linee guida di politica industriale e visione stabile nel medio-lungo termine; un’adeguata programmazione delle risorse necessarie a garantire lo sviluppo e la sostenibilità del comparto; sostegno alla salvaguardia di capacità e tecnologie strategiche e alla specializzazione della filiera nei settori e segmenti maggiormente appetibili”. È definito inoltre “necessario” l’avvio di “un percorso che promuova il riconoscimento del valore strategico del settore aeronautico e la sua tutela attraverso iniziative dedicate”. Viene invece definito “essenziale” che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sostenga l’evoluzione del settore aeronautico civile italiano rafforzandone la competitività futura”.

MODERNIZZARE LA LEGGE 808

Sempre in tema di risorse, il Ctna torna su un altro argomento noto agli addetti ai lavori, la legge 808 del 1985 che, sin dalla sua creazione, è strumento indispensabile per il settore. “È necessario – spiega lo studio – ammodernare il regolamento attuativo della legge 808/85 e allineare l’arco temporale di programmazione delle risorse a quello dei principali programmi europei di riferimento”. Oltre l’incremento delle risorse, si consiglia di “semplificare le procedure riducendo i tempi che intercorrono tra la presentazione delle proposte progettuali e i decreti di concessione dei fondi alle imprese”. Per il prossimo anno, si attendono due bandi, ha detto di recente Manzella. C’è però di più, spiega il Cluster: “è opportuno avviare un’iniziativa strategica di ricerca e sviluppo, finalizzata a preservare e rilanciare competenze e know-how, maturare tecnologie per l’aeronautica civile del futuro e stimolare il trasferimento tecnologico tra imprese, università e centri di ricerca”.

ATTENZIONE ALLE PMI

Protagoniste dello studio le Pmi: “Hanno immediata necessità di provvedimenti di carattere settoriale, quali incentivi e appalti pubblici per l’acquisto di beni off the shelf, uniti ad altri di carattere generale, tra cui riduzione della pressione fiscale e del costo del lavoro, accesso al credito, snellimento di normative e procedure, agevolazioni per gli investimenti in sostenibilità, incentivi alle aggregazioni, fusioni e concentrazioni”. In generale, spiega il Ctna, è necessario aumentare le risorse del “Fondo d’investimento per lo sviluppo delle Pmi del settore aeronautico e della Green Economy”, che nella legge di bilancio 2021 in discussione “è inadeguato al punto di rischiare di pregiudicare la continuità di molte imprese”. Il Cluster stima in 500 milioni di euro nel triennio 2021-2023 il fabbisogno del Fondo.

LE OCCASIONI DALLA CRISI

La stima sale a 1 miliardo (in cinque anni) per il fabbisogno della nuova iniziativa strategica “Aviazione Sostenibile”, descritto come “un programma-bandiera di innovazione tecnologica per l’aeronautica” che il Ctna invita ad inserire nel Pnrr. Mira ad “attività di sviluppo di tecnologie abilitanti, studi di fattibilità e dimostratori tecnologici, cifra comparabile in rapporto alla dimensione del comparto con quanto stanziato in altri Paesi di riferimento”. Si tratta “di cogliere lo spirito del Next Generation Eu, andando oltre la mera continuità per riposizionare il settore aeronautico italiano tra quelli più avanzati nelle tecnologie green e promuovere competenze distintive in vista della prossima fase di accelerazione della transizione verso una nuova generazione di prodotti a ridotto impatto ambientale”. Non è un caso che il sottotitolo dello studio affianchi alla “resilienza” il termine “trasformazione”. L’idea di base è che “la risposta alla crisi innescata dalla pandemia potrebbe essere indirizzata verso l’accelerazione del percorso di innovazione e trasformazione del settore”.

IMPRESE FLESSIBILI

D’altra parte, oltre il 40% delle risposte al questionario indica “la capacità delle Pmi di contenere gli effetti della crisi spostando parte della produzione verso nuovi servizi e prodotti”. Tra queste, più dell’80% sono imprese con meno di 100 dipendenti. “Ciò conferma – spiega lo studio – una notevole flessibilità e capacità tecnico-organizzativa delle piccole imprese; in termine di trasferimento intersettoriale, il 20% delle imprese aerospaziali rispondenti ha realizzato prodotti medicali o dispositivi di protezione individuale, con utilizzo di tecniche di stampa 3D o addirittura brevettando nuovi apparati”.

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