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Così O-Ran cambierà il digitale. Parola di Gubitosi (Tim)

L’O-Ran “cambierà gli equilibri” digitali, tant’è che gli operatori cinesi non vedono questa alleanza di buon occhio: parola di Gubitosi, ad di Tim intervenuto a un webinar Aspenia. Abeltino (Google): “Parliamo di interdipendenza strategica piuttosto che di sovranità tecnologica”

“Un approccio aperto, resiliente, agile e innovativo per l’era digitale”. Così John T. Watts, senior fellow dell’Atlantic Council di Washington DC, esperto di telecomunicazioni con un passato al Pentagono e al ministero della Difesa australiano, aveva definito l’O-Ran (Open-Radio Access Network), un consorzio internazionale nato per spingere verso una maggiore apertura delle interfacce nella rete di accesso radio dei sistemi mobili di futura generazione.

Per Tom Wheeler, per quattro anni (dal 2013 al 2017) presidente della Federal communication commission durante la seconda amministrazione di Barack Obama, l’O-Ran è “l’unico sistema in grado di spezzare la natura proprietaria e verticale delle reti wireless proponendo reti con un software aperto e modulare. In questo modo tutti gli operatori hanno interesse ad alzare l’asticella della sicurezza”.

Luigi Gubitosi, invece, l’ha definito un game-changer. L’amministratore delegato di Tim è intervenuto giovedì sera durante il dibattito “The challenge of European Digital Sovereignty” organizzato dall’Aspen Institute Italia e ha spiegato che l’O-Ran “vede il ritorno dei produttori americani all’accesso radio, settore dominato da europei e cinesi”. Proprio per questo, ha aggiunto, “cambierà gli equilibri”. Tant’è che, ha aggiunto il manager che ha ricevuto il plauso dell’amministrazione statunitense per la scelta di escludere Huawei da alcune gare 5G, gli attori cinesi “non vedono di buon occhio questa iniziativa”.

Gubitosi ha poi affrontato il tema della sovranità digitale e dall’ultima mossa della Commissione europea, che ha presentato martedì il Digital Markets Act e il Digital Services Act, definiti da molti analisti come una stretta sulle Big Tech. E anche in questo caso, il manager ha sottolineato l’importanza di un approccio transatlantico (pur senza citarlo direttamente): ha infatti ricordato la partnership di Tim con Google per “un dato che sia italiano”. Un approccio, ha spiegato Gubitosi, che può fare scuola anche a livello europeo. Un piano sul quale il progetto di cloud Gaia-X “potenzialmente può avere un grandissimo impatto sulla sovranità digitale europea”, ha aggiunto il manager. “Non dobbiamo dimenticarci che la dimensione, la scala sono aspetti trainanti, e quindi il raggiungimento di una scala europea sarà un fattore fondamentale e imprescindibile”.

Un riferimento più diretto all’alleanza transatlantica sul digitale è venuto, invece, da Giorgia Abeltino, director government affairs and public policy South Europe di Google, intervenuta nel dibattito Aspenia (a cui hanno partecipato anche il ministro Paola Pisano e il commissario europeo Thierry Breton). Con riferimento all’agenda condivisa con gli Stati Uniti di Joe Biden presentata recentemente dalla Commissione europea, la manager ha sottolineato che le due sponde dell’Atlantico sono “sempre più interconnesse” che sono “grandi” le opportunità di un approccio transatlantico anche per favorire la ripresa economica.“Siamo felici che la Commissione europea metta il mercato digitale al centro” dei suoi progetti, ha spiegato: basti pensare che al settore è destinato il 20% degli investimenti del Next Generation Eu.

La domanda centrale, per Abeltino, è: come vogliamo che sia l’Internet di domani? Secondo la manager “l’Europa e gli Stati Uniti condividono obiettivi comuni” e dunque devono “lavorare assieme per fissare standard comuni”. Ecco perché, ha concluso “preferisco parlare di interdipendenza strategica basata su valori comuni e mercati aperti piuttosto che di sovranità tecnologica”.

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