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Non solo Covid. La mappa delle epidemie dimenticate

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C’è molta preoccupazione per un nuovo e pericoloso virus presente in Asia e Africa, il Nipah, che ha un indice di mortalità del 75% e non risponde ad alcuna terapia. I rischi di alcuni focolai di colera, dengue ed ebola nel mondo

C’è un virus sconosciuto, con un indice di mortalità altissimo, che preoccupa il settore sanitario. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (Oms) l’ha incluso tra i 10 più pericolosi e contagiosi al mondo, mentre i ricercatori sono in ansia per la minaccia di una prossima pandemia. Si chiama Nipah, ha registrato un indice di mortalità del 75% ed è presente in Asia e in Africa.

Il primo caso di Nnipah è stato identificato nel 1998 in Malesia e a trasmetterlo è stato un maiale infettato. Nel 2004, c’è stato un focolaio in Bangladesh e i pazienti hanno contratto il virus tramite il succo di palma di datile contaminata dai pipistrelli.

Recentemente c’è stato un pericoloso ritorno del virus Nipah in Cina, con un indice di mortalità del 75%, che rischia di diventare una nuova pandemia globale, secondo Jayasree K. Iyer, direttore esecutivo della Fondazione Access to Medicine Foundation.

UN’ALTRA PANDEMIA (DALL’ASIA)?

In un’intervista con il quotidiano The Guardian, Iyer ha sottolineato che questa malattia sta causando grande preoccupazione: “Nipah potrebbe esplodere in qualsiasi momento. La prossima pandemia potrebbe essere un’infezione resistente ai medicinali”. È molto rischiosa perché non esiste un vaccino, non è stata identificata una terapia efficace e la percentuale di malattia che muoiono è molto alta. Tra i sintomi di questa malattia ci sono la febbre, il mal di testa, problemi respiratori e l’encefaliti, nei casi più gravi. Ha un lungo periodo di incubazione (45 giorni).

La virologa Veasna Duong, dell’Istituto Pasteur a Phnom Penh, è impegnata nell’analisi di alcuni casi di Nipah in Cambogia. La ricercatrice cinese Supaporn Wacharapluesadee, definita dalla Bbc “la cacciatrice di virus” avverte che mentre il mondo combatte con il Covid-19 è necessario prepararsi per la prossima pandemia.

Le regioni tropicali hanno una ricca biodiversità, nella quale vive una gran quantità di patogeni. Questo aumenta la nascita di nuovi virus. “La crescita della popolazione umana e l’aumento dei contatti tra persone e animali selvatici in queste regioni aumentano il fattore di rischio”, si legge in un reportage della Bbc intitolato “L’altro virus che preoccupa l’Asia e come lavorano gli scienziati per evitare un’altra pandemia”.

Tra questi nuovi virus c’è il Nipah. Wacharapluesadee sottolinea che c’è molta preoccupazione “perché non esiste una cura e ha un indice alto di mortalità (tra il 40% e il 75%). Il Nipah vive nei pipistrelli che mangiano la frutta e si può trasmettere con il consumo di alimenti contaminati.

IL DENGUE PIEGA L’AMERICA LATINA

Ma questa non è l’unica malattia che genera inquietudine. In America latina si sono registrate più di 1.600.000 casi di dengue nei primi mesi del 2020. L’Organizzazione Panamericana della Sanità (Ops) ha avvertito che le autorità sono impegnate interamente nel combattere il Covid, ma devono investire sforzi anche nel controllo del dengue: “Le cifre sottolineano l’urgenza di attuare azioni per eliminare i luoghi dove crescono le zanzare che possono trasmettere la malattia, anche durante la pandemia Covid-19”. Anche perché ci sono stati casi – mortali – di pazienti con le due patologie.

I sintomi del dengue possono somigliare a quelli di un’influenza: febbre, mal di testa, vomito, dolore all’addome e vertigini. Tuttavia, alcune tipologie di dengue possono provocare emorragie mortali.

Luis Gerardo Castellanos, capo dell’unità di malattie infettive dell’Ops ha spiegato che il confinamento per il Covid-19 è una buona opportunità per pulire casa, eliminare i pozzi d’acqua stagnante e coprire i luoghi dove potrebbe vivere la zanzara che porta il dengue. L’esperto ha chiesto di fare un uso efficace delle risorse per attaccare gli alfa virus, giacché è probabile che materiale e personale siano sviati per dare risposta alla pandemia coronavirus”.

COLERA IN MOZAMBICO

L’organizzazione Medici senza frontiere (Msf) ha lanciato l’allerta di un’epidemia di colera in Mozambico. Il motivo? Le condizioni in cui vivono i rifugiati, che scappano dalla violenza a Cabo Delgado: “Sono un caldo di coltivazione per queste malattie”.

Secondo il sito Africa Express, le autorità sanitarie di Maputo hanno confermato focolai in tre distretti della provincia settentrionale al confine con la Tanzania: Macomia, Mocimboa da Praia e Ibo, luoghi dove si registrano anche pesanti attacchi dei gruppi jihadisti Ahlu Sunnah Wa-Jammá.

“Al momento in cui scriviamo si contano almeno 20 morti di colera e oltre 270 contagi – si legge nella nota di fine febbraio -. Già dalla fine di gennaio erano stati diagnosticati casi sottovalutati di diarrea acuta. L’ammissione dell’epidemia è arrivata giovedì scorso, dopo 12 morti. Solo un’analisi attenta dei laboratori ha confermato il colera che nel solo distretto di Ibo ha ucciso 13 persone”. Le autorità sono impegnate in campagne di sensibilizzare e distribuzione di depuratori d’acqua per ridurre l’impatto dell’epidemia.

ALLARME DI EBOLA IN GUINEA

In Africa rischia di tornare l’incubo ebola. L’Oms ha lanciato l’allarme di un focolaio in Guinea. Matshidiso Moeti, direttore dell’Oms per l’Africa ha dichiarato: “Siamo molto preoccupati per le informazioni su quattro presunti morti per ebola in Guinea […] L’Oms sta aumentando gli sforzi di preparazione e risposta per contenere una possibile riapparizione di ebola in Africa occidentale, una regione che ha sofferto molto per questo nel 2014”.

L’organizzazione internazionale ha già avvertito dell’emergenza a tutte le sedi competenti, dal fabbricante di vaccini, per avere pronte le dosi necessarie, a chi coordinerà la logistica.

Il focolaio è partito all’inizio di febbraio nella regione N’Zerekore, al sud-est della Guinea. Un’infermiera è morta il 27 gennaio ed è stata seppellita il 1 febbraio. Otto persone che hanno assistito al funerale hanno presentato dissenteria, vomito ed emorragia; tre sono morte e quattro sono in ospedale. L’Agenzia Nazionale della Sanità ha confermato una decina di casi. Il direttore dell’agenzia, Sakoba Keita, ha confermato al sito Guinée Matin, che si tratta di casi di ebola. Il Paese è stato epicentro di un’epidemia tra il 2014 e il 2016 in cui sono morte 11.000 persone.

MALATTIE CHE FRENANO LO SVILUPPO

Il microbiologo ed epidemiologo Xavier Vallès, insieme al direttore dell’Ospedale Gambo in Etiopia, Iñaki Alegría, hanno spiegato nell’evento “Epidemie dimenticate”, organizzato dalla Caritas Barcellona e il Comune di Barcellona, come Malaria, dengue, morbillo, tubercolosi e colera uccidono milioni di persone in tutto il mondo, ma sono state oscurate dal Covid e dagli effetti (sociali ed economici) della pandemia.

“Queste malattie colpiscono il Sud del mondo in maniera abituale e frenano lo sviluppo, giacché non s’investono le risorse controllarle o eradicarle. Un vero impegno mondiale con il diritto alla vita e alla salute richiede moltiplicare gli sforzi contro queste malattie”. “A causa della crisi economica per la pandemia Covid – ha concluso Vallès -, si spera un aumento di queste malattie ora eclissare, tanto a livello di contagio come a livello di mortalità, perché sarà in difficoltà il sistema sanitario in mancanza di risorse”.

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