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Infrastrutture, perché Recovery Plan e commissari non basteranno

Di Antonio Ortenzi

Se non troveremo il modo di porre le basi per una legislazione performante e moderna ci sono tutti gli ingredienti perché tutti i progetti infrastrutturali e le opere programmate (vecchie e nuove) si affossino nell’arco di pochi mesi o, ancor peggio, le risorse vengano sprecate. Il focus di Antonio Ortenzi, vice presidente esecutivo Osservatorio infrastrutture

Sulle infrastrutture e le costruzioni ci sono alcune riflessioni su problemi rispetto ai quali il presidente Draghi si troverà, in questo momento storico così importante, a dover trovare la quadra. Avere una visione sull’attuale situazione del Paese e immaginarlo nel futuro ci aiuta sicuramente ad andare oltre ai numeri, seppur importanti, di tipo economico finanziari del Recovery Plan e verso i quali sembra che tutti stiano puntando o dicendo la loro, saltando a piè pari la questione del rinnovamento del modello legislativo e culturale.

LE DIFFICOLTÀ DEL SETTORE AEC

La crescita annuale della produttività del comparto Architecture Engineering Construction (Aec) negli ultimi 20 anni è stata solo un terzo delle medie economiche totali. L’avversione al rischio, la frammentazione e le difficoltà ad attrarre i talenti digitali rallentano l’innovazione. La digitalizzazione è inferiore rispetto a quasi tutti gli altri settori e la redditività è bassa, con un margine Ebit intorno al 5%, nonostante vi siano rischi elevati e molte insolvenze.

La carenza di manodopera qualificata è diventata un grave problema in diversi mercati mondiali e i pensionamenti non vengono sostituiti con nuovi talenti. Circa il 41% dell’attuale forza lavoro statunitense nel settore delle costruzioni dovrebbe ritirarsi entro il 2031 ed in Italia non siamo messi meglio.

LE SFIDE FUTURE

Per migliorare i propri margini e livelli di differenziazione, le aziende inizieranno a specializzarsi in nicchie e segmenti target (come abitazioni unifamiliari di lusso, edifici residenziali multipiano, ospedali, o impianti di trasformazione) in cui possono creare vantaggi competitivi. E si specializzeranno nell’uso diversi materiali, sotto-settori o metodi di costruzione.

Il nuovo paradigma del comparto delle costruzioni porterà a nuovi modelli di industrializzazione attraverso nuovi materiali e la digitalizzazione dei prodotti e dei processi. La tecnologia digitale cambierà il modello di interazione e i modelli Bim (Building Information Modelling) porteranno ad avere più decisioni nelle fasi iniziali del processo costruttivo, la distribuzione si sposterà verso piattaforme online e gestione logistica avanzata e piattaforme software end-to-end consentiranno alle aziende di controllare e integrare meglio il valore ottimizzando tutta la filiera.

I NODI DA SCIOGLIERE (TRA “MODELLO GENOVA” E REGOLE INADEGUATE)

In questo momento storico pur avendo un occhio attento al futuro dobbiamo cristallizzare asset e capire a che punto siamo. Per dare spinta alle grandi infrastrutture si è deciso di “usare” i commissari. Qualcuno si è lasciato influenzare da un ipotetico “modello Genova”, un grande progetto che ha avuto un grande commissario e dove si è fatto presto e bene, ma che modello non dovrebbe essere. Dovrebbe infatti essere la normalità applicare modelli organizzativi su ogni singolo progetto seguendo le basi del Project Management.

Project Management che si è tentato di far permeare nella cultura dei Rup con le linee guida dell’Anac (la 1007 del 2017) che esplicitava nelle competenze dei Responsabili del Procedimento ci dovesse essere quella del Project Management e che è stata completamente disattesa, finendo poi in un cassetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti all’interno di un ipotetico regolamento alla Dlgs 55 del 2017 sui contratti pubblici.

CONCLUSIONI

Il processo di costruzione di oggi basato sul progetto sembra destinato a spostarsi radicalmente verso un approccio basato sul prodotto che avrà bisogno delle “nuove” tecniche di gestione agile. È necessario continuare a investire pesantemente nella tecnologia con particolare attenzione alla digitalizzazione e ai prodotti e servizi che si basano sui dati.

Purtroppo invece abbiamo in Italia molti database riguardanti i lavori pubblici che sono inutilizzabili per dare vita ad un ecosistema di sviluppo sostenibile e per creare di fatto una vera semplificazione ed accelerazione di tutto il processo del settore delle costruzioni. Perché? Semplicemente per il fatto che non si “parlano” tra loro.

(Articolo pubblicato su Competere)

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