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Medici venezuelani in soccorso del Molise

Diciotto professionisti esiliati dal regime venezuelano, tra cui chirurghi e epidemiologi, contribuiranno nella gestione della crisi sanitaria per il Covid-19. L’appello del senatore Ignazio La Russa durante la presentazione del programma

Dopo i medici cubani che sono arrivati l’anno scorso in Italia, un contingente di medici venezuelani sosterrà il personale sanitario della regione Molise nell’emergenza Covid-19. Il gruppo è composto da 18 medici esiliati dal regime di Nicolás Maduro e fa parte dell’onlus “Venezuela: la pequeña Venecia”.

Il programma di cooperazione è stato presentato in una conferenza stampa a Palazzo Madama, dove i medici sono stati ricevuti dal vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa. Hanno partecipato alla presentazione dell’iniziativa  la deputata molisana Anna Elsa Tartaglione e la giornalista e presidente dell’ong, Marinellys Tremamunno.

Nel team di medici venezuelani ci sono 1 anestesiologo, 1 pneumologo, 1 pediatra, 1 epidemiologo, 1 otorinolaringologo, 2 interniste, 2 chirurghi e 10 medici generalisti. Dopo l’evento di presentazione, trasmesso in streaming, i medici sono stati accompagnati a Campobasso e ricevuti dalle autorità locali.

L’iniziativa però non è esclusivamente italiana. L’appello per arruolare questi professionisti è stato lanciato con l’appoggio dell’Associazione di Medici Venezuelani in Spagna, rappresentata dal dott. Giovanni Provenza. Successivamente, precisa  Tremamunno, “il programma è stato formalizzato attraverso il decreto del 24 febbraio, emesso dal Commissario Angelo Giustini, secondo l’articolo 13 del “Cura Italia” (Gazzetta Ufficiale del 17 marzo del 2020), che permette l’esercizio temporaneo di professionisti della sanità che possiedano titoli universitari stranieri, mentre duri lo stato di emergenza”.

Secondo il Quotidiano del Molise, “l’obiettivo principale dunque, è quello di dare un aiuto concreto alla sanità molisana messa in ginocchio dalla terza ondata del Covid-19, e soprattutto dalla variante inglese, ma anche un modo per ‘ridare dignità’ ai medici venezuelani che si trovano in Italia e che, a causa della burocrazia italiana e all’impossibilità di ‘rivendicare’ la loro formazione medica nel Belpaese, sono costretti a non poter lavorare”.

La Russa ha ricordato come la sua formazione politica è sempre stata affianco ai cittadini venezuelani nella sua battaglia a favore della libertà: “Le nostre posizioni sono state sempre presenti nel dibattito italiano ed internazionale a favore della possibilità di esprimersi senza le imposizioni violente che hanno dovuto vivere in questi anni ma oggi loro esprimono una posizione lavorativa che prescinde da quella politica perché, proprio sotto la bandiera professionale, vogliono aiutare l’Italia”.

E ha aggiunto: “Chiederemo ai governatori delle Regioni a noi più vicine come Marche, Abruzzo e Sicilia di valutare liberamente la possibilità di prolungare questa collaborazione perché si tratta di personale specializzato”.

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