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Cuzzilla confermato alla presidenza di Federmanager. Ecco il suo paradigma della transizione

È la transizione, digitale ed ecologica, a promettere di diventare la protagonista nella riscrittura del Recovery plan, la linea di indirizzo delle prossime azioni strategiche e di investimento. La digitalizzazione e l’ambiente sono diventati driver inderogabili per chiunque voglia fare impresa ed essere competitivo. Non solo perché ce lo dice l’Europa. L’intervento di Stefano Cuzzilla, appena riconfermato alla presidenza di Federmanager, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Formiche

Se le parole hanno un valore, ce n’è una in particolare sulla quale vale la pena soffermarsi. Non sfugge che nella composizione del nuovo governo il termine “transizione” abbia ottenuto un riconoscimento inaspettato, elevato rapidamente al rango dei massimi dicasteri. È la transizione, digitale ed ecologica, a promettere di diventare la protagonista nella riscrittura del Recovery plan, la linea di indirizzo delle prossime azioni strategiche e di investimento.

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Non a caso i due nuovi ministeri che ne portano il nome sono affidati a manager dalla comprovata esperienza nel campo, profili tecnici e abili conoscitori della materia quali Vittorio Colao e Roberto Cingolani. Cos’ha in più la transizione ecologica che non avesse il solo ambiente? Cosa comporta la transizione digitale che non fosse stata già considerata dalle direzioni del Mise o del Mef? In realtà il salto è poderoso. Siamo davanti a un cambio di paradigma. Non parliamo più di sviluppo né di “rivoluzione”, termine che per decenni ha accompagnato la narrazione sul digitale e sul green. Utilizziamo “transizione” perché definisce compiutamente la profonda trasformazione di processi e organizzazioni. Implica la riconversione dei meccanismi produttivi che ci siamo dati fino a ieri. Indica una strada evolutiva, segnando il percorso tra un prima e un dopo. Tradotto, significa che il nostro tessuto industriale deve rivedere le sue fondamenta per ispirarsi a mission e obiettivi nuovi: la digitalizzazione e l’ambiente sono diventati driver inderogabili per chiunque voglia fare impresa ed essere competitivo. Non solo perché ce lo dice l’Europa.

PER LE GENERAZIONI PRESENTI E FUTURE

Badiamo bene, se investiamo in tecnologia e in sostenibilità faremo l’unico favore utile alle generazioni future, quelle che stiamo indebitando per mantenere in piedi il nostro patto sociale ed economico. L’Italia ha ormai 427 miliardi di euro di deficit aggiuntivo da qui al 2026 e sono soldi già deliberati con gli scostamenti di bilancio. I 209 miliardi che l’Europa ci ha assegnato non sono una concessione benevola, li dobbiamo conquistare con le unghie. E poi ripagare. Ora, la transizione digitale ed ecologica ha di nuovo il carattere trasversale. Dalle infrastrutture, all’industria, dalla Pubblica amministrazione fino alla agricoltura, non esiste settore che non sia interessato. Capiamo la forza politica che viene assunta dai due ministeri. E capiamo anche il vantaggio che potremo trarne dal vederli affidati a manager preparati. Le competenze manageriali sono una garanzia per l’efficacia e l’efficienza degli interventi.

Per me che rappresento i manager italiani è una sorpresa leggere riflessioni che invitano a considerare l’importanza di verificare il raggiungimento degli obiettivi sulla base di parametri misurabili. Come potrebbe essere altrimenti? Mi chiedo. Programmare, pianificare, autorizzare, eseguire e rendicontare sono le fasi ordinarie che si seguono in qualsiasi impresa. Quali altre? Chiedo di nuovo. Lo stupore che mi coglie di fronte al dibattito sul Recovery plan è certamente compensato dalla speranza che si faccia, tutti insieme, un buon lavoro. Non dimentichiamo che ci dobbiamo dare obiettivi di crescita e di creazione di ricchezza. Che gli investimenti devono ritornare con risultati apprezzabili in termini di competitività e maggior benessere. Che dobbiamo puntare a creare occupazione. Che le politiche del lavoro devono assolutamente sanare l’esclusione dal mercato della componente femminile della popolazione. Target chiari, certezza nei tempi, semplificazione delle procedure. Solo così potremo transitare in una stagione di ripresa che non assomigli a quelle richiamate in passato.

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