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Il nuovo tesoretto da 4 miliardi e i quiproquò dell’Inps

Di Nunzio Panzarella

Le condizioni per ripartire ci sono tutte, l’andatura per uscire al più presto dalla crisi non manca nemmeno, servirebbe solo un po’ di maggiore chiarezza ed efficienza all’interno di alcune macchine della burocrazia italiana. L’analisi di Nunzio Panzarella, consigliere dell’Associazione Nazionale Giovani Imprenditori

Notizia più che ottima quella l’altro giorno comunicata dal ministro delle Finanze Franco in audizione alla commissione bilancio di Montecitorio sul DL sostegni Bis: un tesoretto di circa 4 miliardi. Come dichiarato dal Presidente Ais (Associazione Imprese di Servizi), Giuslavorista e Consulente del Lavoro, Nino Carmine Cafasso, “la questione è piuttosto semplice, non c’è un vero e proprio nuovo tesoretto, semplicemente ci sono state meno domande del previsto per attingere ai ristori perequativi a fondo perduto e quindi, essendoci state meno domande, è come se ci fossero più denari per quelle aziende e partite iva che hanno presentato l’istanza per l’accesso a questi contributi”.

Le domande previste in un primo tempo erano di 3 milioni, i fatti hanno poi smentito questa previsione poiché le richieste sono state inferiori addirittura ai due milioni, cosa che permetterà di avere 4 miliardi da spendere e che consentirà di aumentare la platea di aziende “candidabili” a questi ristori: la soglia per l’accesso a tali misure verrà portata dagli attuali 10 milioni di fatturato annuo sino a 15 milioni.

L’intervento estivo del governo sarà focalizzato su queste categorie: negozi, ristoratori e operatori del turismo e mira a contenere la crisi di liquidità cui potrebbero andare incontro. Si stima, stante sempre le note che circolano, che il numero di aziende in crisi di liquidità dovrebbe essere inferiore alle 100 mila imprese.

Dato, in un certo qual modo, positivo. Altro elemento da guardare con ottimismo è quello collegato alle stime di crescita del Paese, stime che Banca d’Italia aveva previsto per il 4%, mentre Istat e Confindustria hanno stimato addirittura un 4,5 % in più di Pil. Le misure serie e concrete del governo rischiano però di essere rallentate e indebolite dai qui pro qui italiani: infatti, la giravolta dell’Inps (relativa alla decontribuzione temporanea per quegli imprenditori che hanno preferito non mettere in cassa integrazione i dipendenti in tempo di covid) sta creando non pochi problemi ai tanti datori di lavoro che hanno optato per il tenere in azienda e far lavorare il proprio personale in tempo di crisi e pandemia.

Per aiutare le aziende a essere subito reattive verso un mercato desideroso di ripartire, l’Inps dovrebbe fare anche la sua parte e chiarire una serie di contraddizioni relative all’esonero contributivo alternativo alla Cig. Infatti, come ha dichiarato pochi giorni fa il Giuslavorista napoletano Cafasso, diverse interpretazioni delle sedi periferiche non risultano seguire le imperative disposizioni della direzione centrale dell’Ente di Previdenza.

Da alcune sedi viene richiesta un’autocertificazione su dati già in possesso dell’Ente, mentre da altre viene comunicata l’attribuzione del codice di autorizzazione, salvo poi revocarla in sede di controlli successivi. Occorrerebbe, dunque, che i vertici dell’Ente mettano fine attraverso disposizioni chiare allo scarico di responsabilità. Le condizioni per ripartire ci sono tutte, l’andatura per uscire al più presto dalla crisi non manca nemmeno, servirebbe solo un po’ di maggiore chiarezza ed efficienza all’interno di alcune macchine della burocrazia italiana.

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