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Trump e Kamala Harris alla frontiera. Entrambi per fermare i migranti

Prima che arrivi Donald Trump con il governatore del Texas, la vicepresidente degli Stati Uniti sarà per la prima volta a El Paso. Tutti i dati, le critiche e le strategie

Kamala Harris sarà domani alla frontiera tra gli Stati Uniti e il Messico. Dopo settimane di pressione da parte di membri del Partito Repubblicano, ma anche del Partito Democratico, la vicepresidente americana andrà personalmente nella zona per presentare un piano che possa fermare il flusso migratorio dal Centroamerica verso il territorio statunitense.

L’agenda prevede la presenza di Harris a El Paso, Texas, insieme al segretario per la Sicurezza nazionale, Alejandro Mayorkas. Sarà al confine pochi giorni prima dell’ex presidente Donald Trump, che ha programmato un viaggio nella zona con un gruppo di deputati repubblicani e il governatore del Texas, Greg Abbot.

“La visita di Trump alla frontiera costituisce un altro indizio di quanto il Partito Repubblicano continua ad allinearsi con l’ex presidente – si legge sull’agenzia Ap – e il grado in cui considera la questione migratoria un tema che fa vincere campagne elettorali. Trump si è attribuito il credito per la visita di Harris, dicendo che non sarebbe andata se lui non avesse annunciato una visita”.

Non si conoscono i dettagli degli incontri e le attività di Harris. Tuttavia, secondo Ap, la visita a un centro di detenzione di migranti a El Paso, nella caserma militare di Fort Bliss, ha suscitato critiche di attivisti che hanno denunciato le condizioni precarie del luogo e abusi contro alcuni bambini.

La responsabile delle comunicazioni della Casa Bianca, Jen Psaki, ha detto mercoledì che la visita fa “parte dello sforzo coordinato tra il suo ufficio, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale, il Dipartimento di Sanità e Servizi Umani, per continuare a gestire i processi e lavorare in forma coordinata con l’obiettivo di controllare la situazione”.

Il viaggio di Kamala al confine è stato soggetto di critiche da quando in un’intervista all’emittente NBC News, la vicepresidente ha provato a eludere la domanda sul perché non fosse ancora andata nella frontiera con il Messico: “Non sono mai stata in Europa […] Non capisco il punto”. Secondo Harris è meglio concentrarsi su risultati “tangibili” e non su “gesti grandiosi”.

Henry Cuellar, membro della Camera dei Rappresentanti per il Texas, ha inviato una lettera a Harris il mese scorso con la quale invita a “osservare l’attuale crisi umanitaria e condividere la prospettiva degli americani che vivono lì”.

Settimane fa era andata in Messico e Guatemala per parlare con rappresentanti dei governi vicini. Ad oggi, Kamala Harris si era concentrata in una strategia di miglioramento delle condizioni economiche dei Paesi centroamericani, ma questo non è bastato per fermare gli arrivi negli Stati Uniti.

Ad inizio anno, il presidente americano Joe Biden ha confermato di avere dato il compito a Kamala Harris di frenare gli arrivi dal Centroamerica. La vicepresidente ha ricordato che quando era senatrice per la California si era recata alla frontiera, e che la sua esperienza le dice che non si risolverà mai il problema della migrazione se non si affrontano le radici profonde del perché queste persone lasciano il proprio Paese.

I dati degli ingressi illegali negli Usa continuano ad aumentare. L’U.S. Customs and Border Protection ha registrato a maggio più di 180.000 persone alla frontiera con il Messico, il numero più alto da marzo del 2000. Questa cifra è ancora più alta a causa del divieto di chiedere asilo legato alla crisi sanitaria Covid-19, e la procedura eccezionale di arresti senza conseguenze legali.

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