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Il Pentagono cancella Jedi. Così Amazon la spunta su Microsoft

La battaglia di Amazon contro l’assegnazione a Microsoft di uno dei più importanti contratti della Difesa americana (Jedi) ha costretto il Pentagono alla sua cancellazione. Il confronto con la Cina richiede velocità, e così l’attenzione si sposta su un altro progetto (Jwcc), incentrato sul cloud e aperto a più fornitori

Il Pentagono ha ufficialmente cancellato uno dei programmi più attesi degli ultimi decenni: “Jedi”, destinato a rinnovare l’intera struttura informatica della Difesa americana. Assegnato alla fine del 2019 a Microsoft, il programma non è mai stato attivato a causa dei ricorsi presentati da Amazon, l’altra BigTech che era rimasta in corsa per aggiudicarsi una commessa stimata fino a dieci miliardi di dollari. I ricorsi del colosso guidato da Jeff Bezos sono arrivati fin nei tribunali federali, obbligando così il dipartimento a stoppare la partenza del progetto per circa due anni. Per questo, il Pentagono ha optato per la cancellazione, lanciando un nuovo progetto incentrato sul cloud.

IL PROGRAMMA

Acronimo per “Joint enterprise defense infrastructure”, il contratto Jedi fu assegnato a novembre 2019 a Microsoft dal Pentagono, allora guidato da Mark Esper. Con durata decennale, aveva l’obiettivo di modernizzare i sistemi informatici e di comunicazione del dipartimento e di tutte le sue strutture. Era ritenuto tra i più allettanti programmi degli ultimi decenni per le BigTech a stelle e strisce, in virtù non solo del valore atteso, ma anche del potenziale effetto a cascata su tante altre amministrazioni pubbliche che, già in passato, hanno guardato alle scelte del dipartimento della Difesa per le rispettive decisioni sui processi di riforma e modernizzazione.

IL RICORSO DI AMAZON

Non è un caso che quasi subito sia arrivato il ricorso di Amazon, tra l’altro nelle settimane in cui si registrava lo scontro tra Jeff Bezos e Donald Trump, allora in guerra aperta con il Washington Post e alle prese con la procedura di impeachment. Ma in realtà la gara si era già rivelata agguerrita nelle fasi preliminari, con indiscrezioni su pressioni spinte da parte di tutti i concorrenti in corsa. Inizialmente, oltre a Microsoft e Amazon, partecipavano pure Oracle, Google e IBM. Uscendo dalla competizione, Oracle aveva presentato ricorso (senza grande successo) per il presunto conflitto di interessi da parte di Amazon, rea (a detta dell’avversaria nella gara) di aver assunto due ex dipendenti del Pentagono che avevano partecipato al processo di selezione per il programma Jedi. David Ives di Wedbush Security, ripreso dal New York Times, parlava già allora di un “livello di cattiveria mai visto”.

E ORA?

“Con il mutevole ambiente tecnologico, è diventato chiaro che il contratto Jedi, che è stato a lungo ritardato, non soddisfa più i requisiti per colmare le lacune di capacità del dipartimento della Difesa”, ha detto ieri un portavoce del Pentagono. L’attenzione si sposta dunque su un altro acronimo, Jwcc, ovvero “Joint warfighter cloud capability”, con un focus maggiore sul concetto di cloud per abilitare i nuovi concetti di multi-dominio. Il programma seguirà la logica “multi-vendor indefinite-delivery, indefinite-quantity”, con la possibilità di più contraenti e un valore indefinito che potrebbe crescere a dismisura nel tempo.

LE TEMPISTICHE

I contratti dovrebbero essere assegnati entro aprile 2022 Si inizierà con un periodo di tre anni e opzione per altri due. Al momento la sollecitazione di offerte si rivolge ad Amazon Web Services e Microfost, “poiché le ricerche di mercato disponibili” indicano che sono le uniche realtà capaci di soddisfare i requisiti. Come riporta DefenseOne, il chief information officer del Pentagono John Sherman ha comunque detto che saranno contatti sul punto anche altri fornitori, a cominciare da Google, Oracle e IBM, con l’obiettivo di presentare i bandi a ottobre.

DIFESA TECH

C’è da notare in ogni caso il trend sempre più tech del Pentagono, pronto ad affidarsi ai colossi tecnologici (oltre i contractor tradizionali) per poter acquisire le capacità ritenute essenziali nel confronto a tutto tondo con la Cina. Lo scorso marzo Microsoft si è aggiudicata il contratto dello US Army per fornire ai soldati americani delle cuffie di realtà aumentata, capaci di aumenterebbe la disponibilità informativa dei militari sul campo di battaglia, in tempo reale e ben oltre il campo visivo. Il programma si chiama “Integrated Visual Augmentation System” (Ivas) e potrebbe arrivare a un importo di 21 miliardi di dollari a seconda degli ordini che verranno realizzati dalla Forza armata nel giro di due-cinque anni. Segue la linea per un procurement della Difesa agile e snello, in fase di revisione da parte del Pentagono.

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