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I no vax e il rischio scomunica negli States. E in Italia?

L’Associazione Christians and the Vaccines che ha sede in North Carolina ha redatto un durissimo documento con chi non vuole vaccinarsi. Che impatto potrebbe avere un simile documento in Italia? Ci sono aree del Paese dove la religione è molto sentita. Conviene a leader politici sostenere gruppi no vax molto chiassosi con pochi voti e che si sono posti fuori dalla Chiesa? Il commento di Giuseppe Pennisi

Per i no vax incombe una penalità pesante, quanto meno negli Stati Uniti: essere esclusi dalla confessione cristiana di appartenenza (ossia essere scomunicati). La penalità potrebbe essere estesa a religioni non cristiane (ebrei, buddisti, induisti, mussulmani) a ragione di un’iniziativa parallela che sta partendo da una delle più antiche università americana, la Georgetown University di Washington, creata dai gesuiti e attualmente sede del World Faiths Development Dialogue, la principale organizzazione mondiale per il dialogo inter religioso.

Andiamo con ordine riassumendo i fatti e vedendone le implicazioni per l’Europa e soprattutto per l’Italia. In primo luogo, la Costituzione americana prevede la “esenzione di incarichi di lavoro” per “motivi religiosi”. In secondo luogo, poiché i datori di lavoro richiedono sempre più frequentemente certificati di vaccinazione, i no vax stanno cercando di utilizzare questa scappatoia per mantenere il posto di lavoro senza vaccinarsi e si rivolgono a parroci, pastori, rabbini per avere una certificazione per la “esenzione religiosa”.

Le varie confessioni cristiane si sono riunite nell’Associazione Christians and the Vaccines che ha una sede presso la Facoltà di Teologia di Duke University (metodista) in North Carolina. In questi giorni, l’Associazione ha diramato un documento che è stato riassunto dal suo co-fondatore Curtis Chang sul New York Times dell’8 settembre.

È un documento basato su un’ampia documentazione teologica e riferimenti al Nuovo e all’Antico Testamento. È un documento durissimo. In sintesi, chi strumentalizza la religione per evitare l’obbligo cristiano di proteggere se stesso e gli altri è da considerarsi escluso dalla comunità confessionale di appartenenza, ossia scomunicato. In casi in cui, un cristiano crede “sinceramente” che la vaccinazione non è la strada da perseguire, “la sincerità non giustifica mettere gli altri a rischio” e deve dimettersi dall’impiego e cercare (ove esista) un’occupazione in cui non abbia contatti con altri. Agli ecclesiastici (parroci, pastori) è vietato vidimare richieste di “esenzioni”, le uniche consentite sono quelle per ragioni mediche, vidimate, quindi, da medici. Parroci e pastori sono, invece, “caldamente invitati” a collaborare con le autorità civile e mediche nella campagna per convincere coloro che non si sono ancora vaccinati a farlo al più presto in quanto si tratta di “un dovere cristiano”.

Questo è il succo. Chi desidera il testo integrale può rivolgersi a Curtis Chang a Duke University. Tra qualche settimana, esaminando la curva delle vaccinazioni negli Stati Uniti si potrà toccare con mano che impatto il testo ha sui fedeli. Saranno necessari mesi per un documento analogo dal World Faiths Development Dialogue a ragione delle difficoltà di trovare un punto di equilibrio tra fedi così differenti.

Occorre chiedersi, però, se il documento ha impatto sull’Italia. Ci sono aree del Paese, non solo il sud ma anche varie parti del nord, dove la religione è molto sentita. Conviene a leader politici di sostenere gruppi no vax molto chiassosi con pochi voti e che si sono posti fuori dalla Chiesa?

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