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Sicurezza e Difesa. Il nuovo dialogo Usa-Ue dopo Aukus

Di Gaia Ravazzolo e Stefano Pioppi

Stati Uniti e Unione europea sono pronti a lanciare un nuovo dialogo congiunto su sicurezza e difesa. Schivate le turbolenze innescate dall’accordo sui sottomarini all’Australia, le due sponde dell’Atlantico sono tornate su agende condivise, dalla comune “forte preoccupazione” per l’azione cinese su Taiwan, all’attenzione per la pressione russa sull’est dell’Europa. Nel frattempo, Washington ha dato il suo placet alla Difesa comune, purché (come sostiene l’Italia) complementare alla Nato

È tutto pronto per la strutturazione di un nuovo dialogo tra Stati Uniti e Unione europea sui temi della Difesa e della Sicurezza. Lo dimostrano tre notizie degli ultimi giorni. La prima riguarda il comunicato congiunto Usa-Ue al termine del secondo incontro bilaterale del dialogo di alto livello sulla Cina, riunitosi ieri con le due delegazioni capitanate dalla vice segretaria di Stato Wendy Sherman e dal segretario generale del Servizio di azione esterna dell’Unione Stefano Sannino. Sono emerse posizioni “sempre più convergenti”, confluite nella condivisione di una “forte preoccupazione” per la condotta sempre più aggressiva di Pechino nei Mari cinesi (orientale e meridionale), in particolare nei confronti di Taiwan.

Sempre ieri, a ulteriore conferma di un allineamento delle agende, il Consiglio dell’Ue ha adottato una serie di decisioni che danno il via libera alle misure di assistenza per Georgia, Moldavia e Ucraina nell’ambito della European Peace Facility, uno degli strumenti di cui si è dotata l’Unione per le proprie ambizioni di “global security provider”. Si tratta di circa 50 milioni di euro che supporteranno le Forze armate di tali Paesi, prevalentemente con attrezzature mediche, approvate nei giorni di rinnovata attenzione per la pressione russa al fianco est della Nato.

La terza notizia è la più esplicita: ieri, intervenendo a un evento del Csis (ripreso da DefenseNews), il vice ammiraglio francese Hervé Bléjean, direttore generale dell’Eu Military Staff, ha spiegato che Josep Borrell e Tony Blinken potrebbero svelare presto un nuovo dialogo Usa-Ue su sicurezza e difesa. Il nuovo forum, ha notato il funzionario europeo, intende formalizzare legami a livello di staff operativi tra le rispettive burocrazie, al fine di incrementare il confronto e il coordinamento su temi come cyber-security, cambiamento climatico e nuove tecnologie. D’altra parte, lo stesso Borrell spiegava a metà novembre che “la responsabilità strategica europea è il miglior modo per rafforzare la solidarietà transatlantica; tale concetto è al centro del nuovo dialogo su sicurezza e difesa tra Stati Uniti e Unione europea”.

Evidente il progressivo avvicinamento tra le due sponde dell’Atlantico sui temi della Difesa. Lo ha favorito prima di tutto la risoluzione dell’intricata interpretazione del concetto di “autonomia strategica europea”, se da intendere come indipendenza da Nato e Usa (come sosteneva la Francia fino a poco fa), oppure se da considerare come un’assunzione di responsabilità finalizzata al rafforzamento dell’asse euro-atlantico. A leggere le dichiarazioni dei vertici dell’Ue, le indiscrezioni sullo Strategic Compass e persino il Trattato del Quirinale (qui il focus), è prevalsa la seconda linea, sempre sostenuta dall’Italia, quella che intende la Difesa europea “in sinergia con la Nato”, senza duplicazioni o sovrapposizioni.

Ha pesato anche la disponibilità dell’amministrazione di Joe Biden alle iniziative europee. Tradizionalmente, nonostante dichiarazioni di appoggio, lo sguardo di Washington sulla Difesa dell’Ue è sempre stato piuttosto scettico. Qualcosa è cambiato con la nuova presidenza. Lo ha dimostrato la strada scelta per il riavvicinamento con la Francia dopo le turbolenze innescate dall’Aukus. A inizio ottobre, a Parigi è arrivato il segretario di Stato americano Tony Blinken, per spiegare a Macron che gli Stati Uniti sono “certamente favorevoli alla difesa europea e alle iniziative di sicurezza”, seppur intesa come “un complemento alla Nato”. Poi è stata la volta del Pentagono Lloyd Austin, impegnato durante la ministeriale Nato di ottobre a Bruxelles in un bilaterale con Florence Parly, ministra della Difesa francese. “La relazione bilaterale tra Stati Uniti e Francia è più importante che mai”, notava Austin. “La ricostruzione metodica della fiducia passa da qui”, rimarcava la ministra elencando le aree di interesse comune (“Sahel, Levante, Indo-Pacifico e sostegno alla difesa europea”), quasi a voler intendere la possibile compensazione sul tema della Difesa Ue rispetto al danno che Parigi ha subito sul dossier sottomarino. A fine ottobre è poi arrivato il superamento decisivo, con l’incontro a Roma, in occasione del G20, tra Biden e Macron, nel triangolo con Mario Draghi.

Due settimane dopo è stata presentata la prima bozza dello Strategic Compass, l’attesa bussola strategica che dovrà sistematizzare le ambizioni dell’Ue su sicurezza e difesa. Passerà per il semestre francese ma, prima, per una nuova dichiarazione congiunta Nato-Ue, che ha l’obiettivo proprio di far incrociare i processi di riflessione in corso nelle due organizzazioni, tra la bussola europea e il Concetto strategico che l’Alleanza Atlantica approverà il prossimo giugno, nell’ambito del summit di Madrid.

In realtà, il primo concreto segnale di avvicinamento sui temi operativi era arrivato a novembre dello scorso anno, quando il Consiglio dell’Ue aveva approvato il regolamento che consente la partecipazione (seppur “eccezionale”) ai progetti Pesco di Stati terzi. A marzo scorso Washington ha dunque presentato formale richiesta di adesione al programma di cooperazione strutturata permanente per la mobilità militare. Il progetto, a guida olandese, punta a semplificare e standardizzare le procedure per i trasporti militare all’interno dei confini europei, ed è un tema particolarmente sentito da Nato e Stati Uniti, su cui spesso si sono concentrati i confronti operativi con l’Ue.

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