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Combattere Omicron è inutile? “Ci contageremo tutti”, dice il prof. Balloux

Per Francois Balloux, direttore del UCL Genetics Institute e professore di biologia computazionale all’University College di Londra, tutti saremo infettati, anche più volte nella vita, dal Covid-19. Bisogna puntare sulla massima copertura vaccinale e accettare che questo virus sarà endemico come gli altri 200 che girano

Gli ultimi numeri del Covid-19 in Europa fanno impressione. Italia, Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno registrato il record assoluto di contagi dall’inizio della pandemia. In Italia sono stati conteggiati 78.313 nuovi casi, in Regno Unito 128.471, Francia 179.807 e negli Stati Uniti 512.533. Anche in Grecia la diffusione del virus tocca il numero più alto, 21.657.

Per l’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms), la variante Omicron è ormai in tutto il mondo: “Il rischio globale legato alla nuova preoccupante variante rimane molto alto. Prove affidabili mostrano che Omicron ha un vantaggio di crescita rispetto alla variante Delta, con una capacità di raddoppiare in due o tre giorni. La crescita rapida è probabilmente legata a una combinazione tra la perdita di immunità e l’aumento intrinseco della trasmissibilità della variante Omicron”.

Per Francois Balloux, direttore del UCL Genetics Institute e professore di biologia computazionale all’University College di Londra, presto o tardi tutti saremo infettati, anche più volte nella vita, dal Covid-19. In un thread su Twitter, l’esperto ha scritto che si può indossare una mascherina FFP2, FFP3, N95 o una tuta anticontaminazione, ma questo non farà che ritardare il momento dell’infezione, e quindi prolungare marginalmente la pandemia.

“La protezione del vaccino contro le infezioni non è soddisfacente – ha scritto Balloux – ma la protezione contro i sintomi gravi, l’ospedalizzazione e la morte è stellare, anche contro Omicron”.

Secondo Balloux, è inevitabile che il virus diventi endemico: “In un mondo ideale avrei voluto evitare l’ennesimo virus respiratorio che circola nella comunità (ce ne sono già circa 200 di cui 4 coronavirus), ma il mondo non è sempre l’ideale. Credo che sia ora di arrendersi. I tassi di protezione dai vaccini sono ai livelli massimi che si potrebbero raggiungere in molti paesi, e ora abbiamo un paio di farmaci decenti. Fingere di mantenere il controllo, in qualche modo, sta diventando troppo costoso”.

L’esperto ha voluto chiarire che non è a favore dell’abolizione delle restrizioni in questo momento: “Invece, suggerisco di continuare a controllare il numero di casi di Covid nei prossimi mesi e di mantenere misure proattive/reattive ovunque siano necessarie per garantire una transizione il più agevole possibile verso l’endemia che avverrà in momenti diversi in vari contesti”.

Non si tratta di un ritorno alla normalità, che colpirebbe in modo sproporzionato i più vulnerabili. “Credo che il quadro sia molto più complesso – ha aggiunto Balloux -. È vero che le misure di mitigazione della pandemia, e la loro revoca, colpiscono in modo variabile diverse persone. Tuttavia, nel complesso, le restrizioni legate alla pandemia hanno impatti leggeri sulle persone ricche e sane, e ben più negativi sugli altri. A una persona come me non creano problemi, e personalmente non trarrei nessun vantaggio se le restrizioni finissero”.

Ma non tutti sono d’accordo sull’approccio di “resa”, perché non è chiaro se il sistema sanitario, gli ospedali, medici e infermieri, siano in grado di reggere numeri doppi o tripli rispetto a oggi. Come sottolinea il New York Times in un articolo intitolato “In Europa la gente è stanca di vivere con il Covid”, anche se la maggior parte dei casi presenta sintomi leggeri, “la veloce diffusione di Omicron potrebbe provocare un gran numero di casi e far collassare gli ospedali”.

Antoine Flahault, direttore dell’Istituto di Salute Globale a Ginevra, è conscio che la scelta di ridurre le misure anti-Covid e l’isolamento non è la più azzeccata dal punto di vista sanitario, e nemmeno sociale ed economico. Un aumento così veloce dei contagi potrebbe colpire i servizi sanitari, e la capacità di produzione e rifornimento dei Paesi.

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