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Perché la causa Ftc-Meta apre una nuova stagione antitrust

Perché la causa Ftc-Meta apre una nuova stagione dell’antitrust

Il giudice Boasberg ha dato il via libera al tentativo della Ftc di smontare le acquisizioni di Meta. La liturgia antitrust tradizionale rimane inadeguata per capire l’economia digitale, ma questa causa conta poco: quello che conta è l’approccio futuro a un mercato in continua evoluzione

La Ftc (Federal Trade Commission) americana studia da cinque anni le acquisizioni di Instagram (2013) e WhatsApp (2014) da parte di Facebook, che ora si chiama Meta. L’ente antitrust aveva presentato un primo ricorso durante la presidenza di Donald Trump, in cui accusava l’azienda californiana di aver abusato della propria posizione dominante per rinforzare la propria presa sul mercato acquisendo i potenziali rivali e mettendo in difficoltà chiì non si faceva comprare – buy or bury.

Quel primo tentativo, il risultato di anni di dibattito e attenzione regolatoria, non andò affatto bene: a giugno 2021 il giudice James Boasberg archiviò il caso e dichiarò che la Ftc non era riuscita a dimostrare che Facebook fosse effettivamente un monopolio. Complice anche la difficoltà di utilizzare i termini economici classici nella nuova, rapidissima economia digitale. A ogni modo, Boasberg diede all’agenzia antitrust un mese di tempo per riprovare. Cosa che è successa, sotto la nuova guida di Lina Khan.

Stavolta è andata meglio: martedì Boasberg ha dato il via libera ufficiale all’Ftc, la cui nuova tesi è stata considerata più convincente: a conti fatti, la costellazione di prodotti Meta – dediti al social networking personale – è usata ogni giorno da oltre il 70% degli americani. “In breve, stavolta la Ftc ha fatto i compiti […]”, ha scritto il giudice.

E così ha inizio una delle battaglie legali più attese degli ultimi anni. O forse no. Ci si può ragionevolmente aspettare che il processo duri altri anni e serve tener conto della rapidità con cui si evolve l’economia digitale. Soprattutto, anche se si giungesse al punto in cui Meta dovrà scorporare Instagram e WhatsApp, i due servizi saranno proiettati in un panorama digitale completamente diverso.

Azzardando un paragone, sarebbe come se le Sette sorelle del secolo scorso si trovassero improvvisamente a competere con gli equivalenti moderni. Forse la stessa Facebook/Meta starà gestendo il metaverso, la prossima iterazione della nostra vita ibridata con il digitale, quando uscirà il verdetto finale. Ma come sottolinea il giornalista tecnologico Casey Newton, anche la Ftc si è accorta di tutto questo – e si sta armando per stare al passo.

Primo, l’antitrust americana è ufficialmente sul chi va là: ha fatto capire che “scrutinerà intensamente ogni sforzo futuro da parte di Meta volto ad acquisire altri prodotti di social networking”, scrive Newton, aggiungendo che la storia di Facebook e le sue acquisizioni porterà le antitrust del mondo a seguire questo spazio con più attenzione. Cosa che sta già succedendo: a novembre il Regno Unito ha impedito che Meta comprasse Giphy, un motore di ricerca di immagini gif.

“La Ftc ha iniziato a concentrare la sua attenzione sugli sforzi di Meta per acquisire tutti i più grandi studi di produzione e talenti della realtà virtuale e della realtà aumentata”, continua Newton. Considerato che l’azienda ha promesso di costruire il metaverso, è leader di mercato nella vendita di visori per la realtà virtuale e mantiene lo store di app dedicate più nutrito al mondo, è facile immaginarsi dove voglia andare a parare.

L’azienda di Mark Zuckerberg ha già acquisito diverse società minori. Poi a ottobre ha comprato Within, creatrice di un’app di fitness per la realtà aumentata, per 400 milioni di dollari – l’acquisizione più grande del settore della realtà virtuale finora. Questo non è passato inosservato dalle parti di Washington: verso fine anno la Ftc ha aperto un’indagine formale sulla faccenda Within. A Meta toccherà aspettare almeno un anno prima di finalizzare il deal, a meno di complicazioni legali. E certamente a tutte le big Tech toccherà fare i conti con il fatto che i regolatori, dopo anni di ritardi e incertezze, hanno iniziato a mettere dei grossi paletti alle loro operazioni.

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