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Navalny, un anno in carcere. L’appello dell’Ue

“Non mi pento nemmeno un secondo”. Dopo un anno in carcere, l’oppositore al Cremlino invita a non avere paura, nonostante l’ondata storica di repressione in Russia. L’Alto rappresentante dell’Ue accusa le motivazioni politiche contro Navalny e chiede il rilascio immediato e senza condizioni

“L’ho fatto e non mi pento nemmeno un secondo […] Dopo un anno in prigione, vi dico quanto ho detto al tribunale: non abbiate paura. È il nostro Paese e non abbiamo altro”.

Indossando la divisa da carcerato, con il volto pallido ma sempre sfidante, Alexei Navalny si è espresso sull’ormai unico mezzo di comunicazione usato dai legali, Instagram, ad un anno dal suo rientro in Russia, che l’ha portato direttamente dietro le sbarre.

Era il 17 gennaio del 2021 e appena atterrato all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, prendendo per mano la moglie Yulia, Navalny è stato detenuto dalle autorità russe, come era previsto, nonostante il periodo di convalescenza in Germania dopo l’avvelenamento durante un viaggio in Siberia.

L’arresto di Navalny è stato il punto di partenza di un’ondata storica di repressione contro le voci della opposizione russa, la stampa e la società civile che critica il presidente Vladimir Putin. Anche il movimento di Navalny è stato sciolto per essere considerato “estremista” dalle autorità russe.

Nei giorni scorsi, Navalny è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione per un presunto episodio di frode, che ha denunciato come una montatura politica. Secondo Amnesty International, l’oppositore rischia altri 15 anni di detenzione se verrà trovato colpevole delle altre accuse. L’organizzazione internazionale per i diritti umani ha denunciato una campagna di repressione e rappresaglie “senza precedenti” in Russia.

Per l’Unione europea, il primo anno di arresto di Navalny è l’occasione per ribadire la richiesta di rilascio incondizionato dell’oppositore. Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza, ha dichiarato: “Oggi segna un anno dall’arresto e dall’imprigionamento del politico dell’opposizione russa Alexei Navalny al suo ritorno in Russia dalle cure mediche salvavita a Berlino dopo un attentato sul territorio russo. L’Unione europea è stata esplicita nel considerare l’accusa e il verdetto contro Navalny come politicamente motivati. Ribadiamo il nostro appello alle autorità russe per il suo rilascio immediato e incondizionato senza ulteriori ritardi e per rispettare la misura provvisoria concessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per quanto riguarda la natura e la portata del rischio per la vita di Navalny”.

“Deploriamo che il sistema giuridico russo continui ad essere strumentalizzato contro Navalny, dato che ora deve affrontare nuove accuse penali – ha proseguito Borrell -. L’Ue continua a condannare con la massima fermezza il tentativo di assassinare Navalny attraverso l’avvelenamento con un agente nervino chimico militare del gruppo Novichok. Chiediamo alla Federazione Russa di indagare in piena trasparenza e senza ulteriori ritardi, e di cooperare pienamente con l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche”.

Inoltre, ha condannato anche la campagna di disinformazione contro Navalny e i suoi associati nei media statali russi: “Deploriamo la persecuzione dei membri della rete di Navalny, compreso l’arresto di Lilia Chanysheva, l’ex capo dell’ufficio di Alexei Navalny nella città di Ufa. Chiediamo alle autorità russe il suo rilascio immediato e incondizionato”.

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