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Disney, Sony, Warner Bros e Netflix. L’intrattenimento contro la guerra di Mosca

Uscite di film bloccate e esclusione (prevista per legge) dei canali vicini al Cremlino. Sono alcune delle azioni di protesta contro l’invasione in Ucraina da parte di case di produzione cinematografica e piattaforme di streaming

 

Forti sanzioni contro la Russia di Vladimir Putin, non solo sul fronte economico e finanziario ma anche su quello culturale e di intrattenimento. Social network, applicazioni, piattaforme di streaming e case di produzione cinematografiche stanno prendendo posizione contro Mosca per l’invasione in Ucraina.

Warner Bros, Disney e Sony hanno deciso di sospendere l’uscita dei film nei cinema russi, vista l’escalation degli ultimi giorni. I russi non potranno vedere “Batman”, “Red” né “Morbius”, tra gli altri film in uscita.

Il blockbuster della Warner Bros “Batman” sarebbe dovuto uscire questo venerdì nelle sale russe, ma la casa di produzione si è pronunciata duramente: “Alla luce della crisi umanitaria in Ucraina Warner Media ha sospeso l’uscita del suo film in Russia”. Erano in programma sui cartelloni russi anche i film della Warner Bros “Fantastic Beasts: The Secrets of Dumbledore” (14 aprile) e “DC League of Super-Pets” (19 maggio).

Sony ha interrotto l’uscita del suo adattamento Marvel “Morbius” in Russia. “Data l’azione militare in corso in Ucraina – ha spiegato Sony – e la conseguente incertezza e la crisi umanitaria che si sta verificando in quella regione, sospenderemo le nostre previste uscite nelle sale in Russia […] I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con tutti coloro che sono stati colpiti e speriamo che questa crisi si risolva rapidamente”.

Stessa posizione dalla Disney, che ha rimandato l’uscita del film d’animazione “Red” della Pixar, spiegando che “a causa dell’invasione non provocata dall’Ucraina e della tragica crisi umanitaria, stiamo bloccando l’uscita nelle sale dei film in Russia”. La Disney ha anche aggiunto che lavorerà con le sue organizzazioni non governative per fornire aiuti e altra assistenza umanitaria ai rifugiati”.

Durante il fine settimana, l’Accademia del cinema ucraino ha lanciato una petizione online per chiedere il boicottaggio internazionale del cinema russo e dell’industria cinematografica russa.

Sebbene non sia un mercato di grande peso, la Russia rappresenta il 2,8% delle vendite mondiali di biglietti del mondo, per un incasso di 21,4 miliardi di dollari, secondo i dati di Comscore diffusi dal The Guardian.

Anche i servizi di streaming si schierano contro Mosca. Netflix ha dichiarato che non intende rispettare la nuova legge russa, che prevede l’inclusione di una ventina di emittenti pubblici nella piattaforma per potere operare nel Paese.

La normativa del settore audiovisivo, approvata prima dell’invasione ed entrata in vigore oggi, obbliga a Netflix e altri servizi di trasmissione in streaming di includere i canali legati al Cremlino, tra cui Channel One, NTV e Spas, un canale della Chiesa Ortodossa.

Netflix però non ci sta e al quotidiano The Wall Street Journal ha dichiarato: “Vista la situazione attuale, non abbiamo in programma di aggiungere questi canali al nostro servizio”.

Le perdite per questa decisione non sono poche. Netflix ha lanciato da poco più di un anno il servizio locale in Russia, con un grosso investimento che include l’adesione al Gruppo nazionale di mezzi di comunicazione (Nmg) della Russia e ha co-prodotto alcune serie, tra cui “Anna K” ispirata al romanzo “Anna Karenina” di Lev Tolstoj.

Questa non è la prima volta che il governo di Putin impone condizioni che potrebbero limitare la libertà di gestione e di espressione. A novembre del 2021, la Commissione per la protezione delle famiglie in Russia denunciò Netflix al ministero dell’Interno per “diffusione della propaganda gay”, chiedendo sanzioni e multe in caso di trasmissione di contenuti di “rapporti non tradizionali”.

In questo momento, secondo un’analisi di Politico, “Mosca sta sfruttando i media per seminare confusione sull’attuale guerra contro Ucraina”.

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