Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

La guerra e le spese militari nel mondo. L’opinione di Mastrolitto e Scanagatta

Di Domenico Mastrolitto e Giovanni Scanagatta

Domenico Mastrolitto, direttore generale Campus Bio-Medico Spa e Giovanni Scanagatta, docente di Politica economica e monetaria (Unitelma “Sapienza”) leggono i dati a livello mondiale delle spese per gli armamenti, anche in connessione con la guerra tra la Russia e l’Ucraina che coinvolge tutti i Paesi della Nato

Papa Francesco parla spesso della grande vergogna della guerra e delle spese crescenti per gli armamenti. È una vergogna perché queste enormi risorse potrebbero, in spirito di solidarietà, essere destinate ai tantissimi Paesi che vivono al di sotto della soglia di povertà e sono nella miseria.

Non dimentichiamo che la nostra Costituzione all’articolo 11 stabilisce che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ci si chiede come questo dettato costituzionale possa andare d’accordo con l’impegno del nostro Paese con la Nato (North Atlantic Treaty Organisation) di portare al 2% le spese militari rispetto al prodotto interno lordo. Attualmente l’Italia ha un’incidenza delle spese militari sul prodotto interno lordo dell’1,22%. Va tuttavia ricordato che dei Paesi aderenti alla Nato, una parte significativa si colloca al di sotto della soglia del 2% delle spese militari rispetto al prodotto interno lordo.

Ma non è di questo che si vuole parlare, ma dei dati a livello mondiale delle spese crescenti per gli armamenti, anche in connessione con la guerra tra la Russia e l’Ucraina che coinvolge tutti i Paesi della Nato.

L’ultimo dato disponibile (anno 2021), indica che le spese militari a livello mondiale sono ammontate a 2.113 miliardi di dollari. Si tratta di un valore molto vicino al prodotto interno lordo dell’Italia e a più della metà del prodotto interno lordo della Germania.

Negli ultimi vent’anni, le spese militari mondiali sono raddoppiate, con un tasso di crescita medio annuo superiore al 3,5%.
La graduatoria dei Paesi in base al rapporto tra spese militari e prodotto interno lordo vede i primi posti l’Oman, l’Arabia Saudita, l’Algeria, gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait con valori che variano tra il 6 e il 9%. Considerando i Paesi più significativi, scendendo nella graduatoria, troviamo Israele con il 5%, Russia e Ucraina con il 3,9%, Stati Uniti d’America con il 3,42%, India con il 2,4%, Regno Unito con il 2,14%, Polonia con il 2%, Cina con l’1,9%, Turchia con l’1,89%, Francia con l’1,84%, Portogallo con l’1,52%, Brasile con l’1,5%, Germania con l’1,38%, Italia con l’1,22%. Molti Paesi Europei si collocano al di sotto della soglia del 2%, compresa l’Italia che occupa la novantaseiesima posizione della graduatoria.

Il quadro muta in modo sostanziale se guardiamo la graduatoria delle spese militari in valore assoluto. Al primo posto troviamo gli Stati Uniti d’America con 667 miliardi di dollari. In seconda posizione si colloca la Cina con 482 miliardi, in terza l’India con 227 e in quarta la Russia con 157 miliardi. Questi quattro Paesi coprono quasi tre quarti della spesa complessiva mondiale in armamenti. Indicazioni interessanti si colgono scendendo nella classifica nella spesa militare in valori assoluti. L’Arabia Saudita copre il quinto posto con 142 miliardi di dollari, seguita dal Regno Unito con 63 miliardi. La Germania e la Francia si collocano solo al settimo e all’ottavo posto, rispettivamente con 58 e 53 miliardi di dollari. In nona posizione troviamo il Brasile con 49 miliardi, seguito dalla Turchia con 41. L’Italia sta all’undicesimo posto con 28 miliardi di dollari, seguita dalla Polonia con 23.

È interessante confrontare i primi dodici Paesi per importo delle spesse militari che abbiamo sopra considerato, con l’aiuto economico ai Paesi poveri nella forma di donazioni sempre di dodici Paesi che risultano primi nella graduatoria a livello mondiale. Nelle prime tre posizioni per doni concessi troviamo gli Stati Uniti (23,5 miliardi di dollari), il Regno Unito (12,5) e il Giappone (11,2). Nelle ultime tre posizioni si collocano Spagna (3,8), Italia (3,6) e Norvegia (3,0). Il totale dei doni dei dodici Paesi considerati ammonta a 97,12 miliardi di dollari, pari al 4,6% delle spese militari a livello mondiale. Si tratta di una percentuale irrisoria rispetto alle risorse che tutti i Paesi del mondo destinano alle spese per gli armenti.

Un altro dato interessante riguarda il confronto tra le spese complessive per armenti a livello mondiale, cioè 2.113 miliardi di dollari, e la somma dei prodotti interni dei Paesi poveri che uguaglia il totale delle spese stesse. La somma dei prodotti interni dei 99 Paesi più poveri uguaglia l’ammontare delle spese militari effettuate in tutto in mondo. Si tratta quindi di oltre la metà di tutti i Paesi del mondo. Se, ipoteticamente, le suddette spese militari fossero tutte destinate a doni al centinaio di Paesi poveri, i loro prodotti interni lordi raddoppierebbero.

Possiamo trarre alcune conclusioni dai dati che abbiamo presentato. Per prima cosa si è visto che la stragrande maggioranza delle spese militari a livello mondiale è concentrata in quattro Paesi: Stati Uniti d’America, Cina, India e Russia. La teoria degli imperi rimane confermata rispetto alle democrazie di tipo liberale.

L’Europa si conferma il fanalino di coda, in mancanza di una politica comune di difesa e di una politica estera comune. Tale debolezza dell’Europa risulta ulteriormente confermata con riferimento alle spese militari dei Paesi che fanno parte della Nato.

Rispetto alla Nato c’è da osservare che non si tratta di un rapporto di tipo multilaterale tra i Paesi che ne fanno parte, ma di un rapporto bilaterale tra i singoli Paesi e gli Stati Uniti d’America perché sono questi ultimi a fornire indicazioni precise ad ogni Paese aderente sugli armamenti da acquistare e sulle linee di strategia militare da seguire.
Colpisce l’incidenza delle spese militari sul prodotto interno lordo dell’Ucraina, quasi il 4%. Una percentuale del tutto simile a quella della Russia. I Paesi dell’Europa orientale presentano incidenze delle spese militari sul prodotto interno lordo pari o superiori al 2%, mentre i Paesi dell’Europa occidentale si collocano al di sotto di tale soglia.

La dimensione delle spese per armamenti a livello mondiale è colossale ed è pari al reddito complessivo di più della metà dei Paesi nel mondo. I doni dei Paesi ricchi a favore di quelli poveri sono caduti ad un livello di autentica insignificanza, con valori inferiori al 5% delle spese militari mondiali. Anche se ai doni sarebbero preferibili gli investimenti diretti dei Paesi ricchi nei PVS, soprattutto a causa della loro instabilità economica e politica. Il valore della solidarietà è quasi scomparso e siamo alle prese con una guerra che si svolge certamente nel territorio di un solo Paese, ma che coinvolge anche tutti i Paesi della Nato.

×

Iscriviti alla newsletter