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Perché debbo molto a Forlani. Il racconto di Rotondi

Gianfranco Rotondi ricorda di Arnaldo Forlani lo sprone a non mollare mai, senza false illusioni. Il messaggio autentico della Democrazia Cristiana, benché molti Dc rinnegarono il segretario. L’esempio del potere discreto e della capacità di fare politica con lo stile dei galantuomini

“Taglia i convenevoli e dammi del tu”.  Con questa frase, sibilata con perfetto strascico marchigiano, fui ammesso, poco più che ragazzo, nel club più esclusivo della Democrazia Cristiana, gli amici di Arnaldo Forlani. Non ne sarei uscito più, nemmeno negli anni in cui il fan club si è spopolato dei postulanti e degli immancabili opportunisti.

Debbo molto a Forlani. Tenere acceso il lumicino della Dc, non è stato facile, in anni in cui lo sport più praticato dagli stessi democristiani era il rinnegamento. Forlani ci ha sempre spronato a non mollare, ma senza illuderci di una impossibile restaurazione.
Amava una metafora teatrale: “La politica è anche teatro, Berlusconi dice teatrino, ci sta, anche a teatro ci sono attori bravi e brocchi, ma la cosa peggiore è sbagliare la parte perché se ne conosce una sola, e si ripete sempre quella, senza accorgersi neppure che alle spalle lo scenario è cambiato, e richiede altre parti, altri attori”.

Diceva proprio così, il più grande attore protagonista fino a ieri vivente della Prima repubblica. Molti attori suoi colleghi hanno calcato ancora la scena, ma alle spalle avevano un altro spartito, altre forze politiche, altre regole, e a nessun grande della prima repubblica è riuscita una performance vincente, nemmeno a Francesco Cossiga, che degli attori era il più grande e spumeggiante. Forlani questa regola l’aveva capita e praticata. A chi gli sollecitava un ritorno in politica, Arnaldo rispondeva unendo in una sola frase due parole a cui i politici sono generalmente allergici, specie se pronunciate assieme: no, grazie.
Era appartato, non distante né indifferente alla politica. Per chi lo cercava, Arnaldo c’era sempre. Non tutti lo cercavano, però. I democristiani non sono stati generosi col loro ultimo segretario. E nemmeno gli uomini della seconda repubblica si sono ricordati di un galantuomo che avrebbe potuto solo aiutarli, con lo stile forlaniano che diede il titolo alla sola biografia pubblicata con la sua autorizzazione:”Potere discreto”.

È Stato comodo per tutti proseguire la corsa nella seconda repubblica, lasciando il conto a colui che “non poteva non sapere”, secondo le parole di una sentenza che è la suprema abiezione giuridica nella patria che fu culla del diritto. Oggi Arnaldo non c’è più. E nemmeno il suo potere discreto, che avrebbe esercitato interrompendo questo articolo con una delle frasi garbate con cui ammoniva l’amico Gianfranco quando scantonava o la faceva troppo lunga.

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