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Così un politico australiano è stato “coltivato e reclutato” da 007 stranieri

Nella sua relazione annuale, Burgess, direttore di Asio, ha raccontato un fatto di qualche anno fa. Al centro un ex politico che avrebbe “venduto” informazioni sulla cooperazione militare australiana con Stati Uniti e Regno Unito. Nelle stanze del potere è scattato un gigantesco Cluedo

Un ex politico australiano avrebbe “venduto” informazioni sulla cooperazione militare australiana con Stati Uniti e Regno Unito a una rete di spionaggio denominata “A-Team”, sgominata dai servizi segreti di Canberra. A rivelarlo è stato, presenta la valutazione annuale delle minacce, da Mike Burgess, direttore generale dell’Australian Security Intelligence Organisation (Asio), il servizio di sicurezza interna e controspionaggio, equivalente di Fbi negli Stati Uniti e MI5 nel Regno Unito. Stando a quanto riferito da Burgess, il cosiddetto “A-Team” era particolarmente interessato al patto trilaterale Aukus, che prevede lo sviluppo di sottomarini a propulsione nucleare per l’Australia assieme a Stati Uniti e Regno Unito.

Burgess non ha fatto pubblicamente il nome dell’ex politico “coltivato e reclutato con successo” “diversi anni fa”. Né ha menzionato lo Stato coinvolto. Ha spiegato però che quella smantellata dai servizi segreti era una rete d’intelligence straniera “aggressiva ed esperta”, che aveva identificato l’Australia come “bersaglio prioritario”. “Queste spie”, ha evidenizato, “si fingono consulenti, intermediari, funzionari di amministrazioni locali, ricercatori accademici e di think tank”. I bersagli di queste attività spionistiche sono “studenti, accademici, politici, imprenditori, membri delle forze dell’ordine e funzionari pubblici, cui vengono offerte migliaia di dollari in cambio di informazioni su commercio, politica, politica estera e difesa”.

Le parole di Burgess hanno conquistato i titoli dei media. Abc News parla di un “gigantesco Cluedo” in corso nei luoghi della democrazia australiana. Alcuni politici si sono affrettati a dichiararsi estranei.

E così, dopo la valutazione, Burgess ha diffuso una seconda nota. Una dichiarazione per rassicurare. “È confortante vedere una maggiore consapevolezza e discussione delle minacce di interferenza straniera che l’Australia deve affrontare”, si legge. “Comprendo l’interesse a che l’Asio fornisca maggiori dettagli sull’individuo citato in un caso di studio” ma “in conformità con la prassi consolidata” il servizio “non parlerà pubblicamente di individui o fornirà dettagli operativi”. Si tratta, ha aggiunto, “di una questione passata che è stata trattata in modo appropriato all’epoca. L’individuo non è più un problema di sicurezza”.

Nella relazione, Burgess ha raccontato anche che la sua agenzia ha affrontato direttamente l’A-team alla fine dell’anno scorso, quando un membro del gruppo “pensava di stare adescando un altro australiano online”, ma in realtà stava parlando con un funzionario di Asio. “Potete immaginare il suo terrore quando il mio funzionario si è rivelato e ha dichiarato:’ Sappiamo chi sei’”.

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