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Afghanistan, militare Usa rischia la pena di morte

Il soldato americano sospettato di aver ucciso 16 civili nella provincia afgana di Kandahar rischia la pena di morte in caso di condanna. Questo quanto ha dichiarato il Segretario alla Difesa Usa, Leon Panetta, ai giornalisti presenti a bordo del suo aereo in viaggio verso il Kirghizistan.
 
A fronte della richiesta del Parlamento afgano di sottoporre il responsabile a un processo pubblico in Afghanistan, Panetta ha ribadito che il militare sarà processato da una corte statunitense.
 
Il capo del Pentagono ha quindi precisato che non sono ancora chiari i motivi che hanno spinto il soldato ad uscire dalla sua base, entrare nelle case degli afgani, aprire il fuoco contro i civili, “quindi, a un certo punto, voltarsi, rientrare nella base e consegnarsi”. “Non sappiamo perchè, quali siano stati i motivi”, ha sottolineato Panetta, che poi ha aggiunto: “La guerra è un inferno. Questo genere di eventi possono accadere”.
 
Il Segretario Usa ha però tenuto a precisare che si tratta di un caso isolato e che gli Stati Uniti non consentiranno a “eventi di questo genere di minare la nostra strategia o la nostra missione”.
Panetta ha quindi spiegato di essere diretto a Bishkek per discutere con i leader kirghisi dell´”importanza” della base aerea Manas, usata per l´invio delle truppe in Afghanistan e per il rifornimento degli aerei. “Voglio ringraziarli e assicurarmi che il rapporto possa proseguire in futuro”, ha detto. Gli Usa pagano 60 milioni di dollari l´anno per l´uso della base.
 
Intanto il Presidente americano Barack Obama ha assicurato che non ci sarà nessuna corsa per ritirare le truppe dall´Afghanistan, dopo la strage di civili compiuta dal militare statunitense.
In un´intervista all´emittente KDKA di Pittsburgh, alla domanda se la vicenda gli abbia fatto prendere in considerazione l´ipotesi di accelerare il ritiro, previsto per il 2014, Obama ha risposto: “Mi ha reso più determinato ad assicurare il ritorno a casa delle nostre truppe. Quello che non vogliamo fare è farlo come se fosse una corsa verso le uscite. Per noi è importante garantire un ritiro responsabile, in modo da evitare di doverci tornare”.
 
Il Presidente ha quindi ribadito come la strage, in cui hanno perso la vita soprattutto donne e bambine, sia “assolutamente straziante e tragica”, ma ha sottolineato come il ritiro di decine di migliaia di truppe debba essere compiuto in modo responsabile: “Abbiamo anche centinaia di consiglieri nelle zone civili, abbiamo tante attrezzature da riportare. Dobbiamo assicurarci che gli afgani possano proteggere i loro confini per scongiurare che torni al Qaida”.
 
Centinaia di studenti universitari sono scesi in piazza nella città di Jalalabad, nell´est dell´Afghanistan, per protestare contro la strage compiuta domenica scorsa.
Nella prima manifestazione di protesta contro la morte di 16 civili, circa 400 dimostranti hanno urlato ´Morte all´America, Morte a Obama´, e hanno chiesto che il responsabile sia processato in pubblico in Afghanistan. Gli studenti hanno anche bloccato la strada principale che collega Jalalabad alla capitale Kabul. “Jihad (guerra santa) è l´unica strada per cacciare dall´Afghanistan gli invasori americani”, recitava uno striscione esposto dai manifestanti.
 
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