Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Il senso di una sfida culturale

Se si pensa alle città del futuro, inevitabilmente viene la pelle d’oca. Guardiamo i dati: nel 2010 la popolazione urbana era pari a 3,5 miliardi di persone (6,8 in totale), nel 2030 e nel 2050 le stime parlano di 5 miliardi (8,3) e 6,3 miliardi (9,3). Nel XIX secolo solo il 5% della popolazione viveva nelle città e ora stiamo andando verso megalopoli da 20 e conurbazioni da 60 milioni di abitanti; è difficile in questi casi non pensare alle città-incubo della fantascienza. L’ambiente di vita dell’uomo è diventato quindi la città, che non ha risorse naturali e non produce cibo; al contrario consuma risorse, mangia cibo, invade il territorio, assorbe energia, turba gli equilibri naturali. Passiamo dal pianeta al nostro territorio: in Italia già nel 2010 il 68% (41 milioni su 60 milioni) della popolazione viveva in aree urbane.
 
Certo le nostre città non somigliano alle megalopoli altrui e la sedimentazione, la complessità storica, culturale e il rapporto col territorio del nostro Paese sono unici e irripetibili. Questo ci pone di fronte a responsabilità maggiori e alla necessità di consapevolezze adeguate. Il recente passato con una diffusa miopia urbanistica e gestionale non è andato in questo senso. Facciamo l’esempio del cibo, esempio che ha un valore basico e sistemico: le trasformazioni e i flussi alimentari indotti da un insediamento urbano sono intensi, importanti e ovviamente ineludibili.
 
Quante più persone vivono in città tanto più territorio servirà per produrre il cibo necessario, e poi la trasformazione (con una standardizzazione spinta degli alimenti), la distribuzione, la logistica (abbiamo cibi che vengono da migliaia di chilometri), i rifiuti (secondo il Consorzio Risteco nelle mense scolastiche si producono 250 g di rifiuti alimentari ogni pasto; in ospedale si sale a oltre il doppio), le emissioni. Allora i problemi diventano sfide la cui soluzione sta in due parole: futuro e progetto.
 
Solo una visione di lungo termine, infatti, immaginando gli scenari di vita delle generazioni che ci seguiranno, e che sono in continuità con noi, può portare a un progetto per le città. Perciò al di là degli slogan – smart cities,
green cities, ecocittà – occorrono politiche, queste sì smart, fatte da gente altrettanto smart. E per questo obiettivo non è solo la classe politica quella chiamata in causa. Il progetto di futuro chiama in causa tutti.
 
E quindi occhi che guardano lontano per:
• spingere gli amministratori ad adottare politiche per sviluppare nelle città contesti urbani vivibili e costruire per i cittadini un futuro ecologicamente sostenibile, economicamente dinamico e socialmente equo;
• favorire, come amministrazioni locali, lo sviluppo dell’industria e dei servizi specializzati in prodotti e soluzioni utili alla progettazione e realizzazione di tali interventi;
• offrire nuovi orizzonti applicativi al mondo della ricerca con un trasferimento tecnologico continuo verso i settori industriali ed economici collegati allo sviluppo sostenibile;
• aumentare l’efficienza di filiere che sono driver sistemici come ad esempio il cibo e l’alimentazione, il trasporto pubblico, la gestione del ciclo di vita dei beni e dei prodotti, la gestione delle risorse energetiche e dei cicli di risorse scarse come l’acqua, il suolo, la biodiversità, e del patrimonio storico e culturale che ci è stato trasmesso, anche questa una risorsa non rinnovabile.
 
Nei momenti di crisi economica ci viene detto che le azioni e le politiche per la sostenibilità sono lussi che non ci possiamo permettere. La sostenibilità è invece sinonimo di efficienza della gestione e di attenzione alle tendenze economiche di lungo periodo.
 
Dire che è un lusso per i periodi di “vacche grasse” equivale a dire che non ci possiamo permettere il futuro. E gli italiani, secondo una indagine di Swg, realizzata per Asset-Camera (Cciaa Roma), reputano strategico il ruolo dei temi ambientali e della sostenibilità. Il 56% dell’opinione pubblica nazionale, infatti, ritiene che i cittadini debbano fare molto di più per l’ambiente. Chiedono al governo e al Parlamento un impegno concreto, con investimenti sulle fonti d’energia pulita e rinnovabile (50%), con incentivi alle aziende che investono su produzioni verdi (39%) e a chi decide di non inquinare utilizzando veicoli ecologici (30%). Chiedono anche di disincentivare chi inquina, facendogli pagare più tasse (30%).
 
Ai Comuni e alle realtà locali, i cittadini sollecitano una nuova stagione di impegno per migliorare la qualità ambientale stimolando la produzione di energia pulita (49%), la raccolta differenziata dei rifiuti (43%), l’uso di forme di trasporto pubblico e privato non inquinanti. Quando si parla dei temi ambientali, è in uso nel nostro Paese sottolineare che si tratti di argomenti solo di moda. Se fino a una decina di anni fa questa visione aveva un qualche fondamento, oggi non sembra più così. Solo per il 6% degli italiani, il tema ambiente è una moda passeggera, mentre per il 41% è uno dei valori più importanti della nostra società contemporanea.
 
I “killer” dell’ambiente: per il 40% della popolazione, uno dei principali responsabili, è la logica del profitto, insieme alla mancanza di cultura civica (43%) e alla pigrizia delle persone (42%). Oltre l’80% dei 3mila intervistati ritiene, non a caso, che esista una relazione virtuosa tra il rispetto dell’ambiente e il miglioramento della comunità in cui si vive. Non solo. Il 45% individua nelle persone che adottano, motu proprio, uno stile esistenziale e comportamentale sobrio, un modello da imitare e emulare. Il tema della sostenibilità e il valore dell’ambiente sollecitano perciò un processo di evoluzione culturale, che abbandoni il modello consumistico, per accedere a un nuovo stile di vita.
 
I dati della ricerca (aprile 2012), disegnano una realtà in affanno economico, ma anche un Paese che vuole guardare avanti, vuole costruire un futuro, giocare una nuova partita, in cui la sfida ambientale, per le nostre città e per la società, assume un ruolo innovativo e propulsivo. Una sfida che implica non solo regole certe, ma, soprattutto, l’affermarsi di una nuova cultura civica e un nuovo stile di vita che faccia dell’attenzione ai comportamenti individuali, della morigeratezza nell’uso delle risorse e dell’ambiente, i pilastri di un modo di pensare le città e il Paese. Un nuovo modo di essere e fare economia e cittadinanza.
 
×

Iscriviti alla newsletter