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Convogliamo le energie del domani

È nei momenti di crisi che bisogna pensare diversamente e capire cosa offre il cambiamento. Infatti, se durante una transizione ci si intestardisce a cercare di prorogare i modelli del presente o del passato, si incontrano delusioni e sconfitte. Bisogna completamente cambiare punto di osservazione e capire quali sono i punti di forza sui quali possiamo costruire un nuovo modello. Per capire l’urgenza del cambiamento di attitudine con cui dobbiamo guardare al presente per poter aiutare il nostro sistema industriale, proviamo a farci una semplice domanda: compreremo un prodotto made in Greece?
 
La domanda sembra ripercorrere quella più famosa nel duello fra J. F. Kennedy e Richard Nixon durante la campagna elettorale, e lo spirito è proprio lo stesso. Nessuno di noi vuole essere associato a qualcuno in decadenza (se non già decaduto) e si arriva addirittura ad abbandonare gli amici in disgrazia.
 
Mettiamoci nei panni di un signore che vuole spendere i suoi soldi per comprare qualcosa. A parte le situazioni di emergenza, per muovere all’azione un compratore occorre fare leva sul suo livello emozionale. Il prodotto in questione deve poter aggiungere qualcosa di positivo alla vita dell’individuo. È evidente come un marchio o un brand associato a una impresa in fallimento o a un Paese in crisi, difficilmente riesca ad aggiungere questo quid di positività. In questo caso la competizione sarà solo sul prezzo (la stessa psicologia di chi compra ai fallimenti) e l’acquirente si sentirà soddisfatto solo se avrà fatto un buon affare. Con questi presupposti, le imprese italiane che producono tecnologie potrebbero trovarsi a dover fronteggiare un periodo di crisi ancora maggiore dovuto all’associazione con un Paese in recessione.
 
È il momento di pensare diversamente e capire su quali punti di forza il sistema delle nostre imprese può impostare una sua filosofia di rilancio che riporti positività emozionale nelle scelte di acquisto.
 
Nella tradizione italiana ci sono due aspetti che hanno caratterizzato la nostra storia: l’arte e la tecnologia. Due ingredienti che abbiamo saputo plasmare in migliaia di modi diversi fino a dare vita a quell’immenso patrimonio artistico sparso nei musei del mondo e nelle vie dei nostri numerosi centri storici. Un patrimonio che spesso nasce dalla continua trasformazione e dall’ammodernamento del passato: in molti edifici storici è rintracciabile l’interazione e la contaminazione di stili diversi appartenenti a diverse epoche. Estremizzando, potremmo dire che Leonardo da Vinci era un ingegnere con l’hobby della pittura. Buonarroti era un ingegnere o un architetto? Per secoli nessuno ha capito come poteva sostenersi la sua cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, un gioiello di tecnologia!
 
Negli ultimi anni il concetto di cultura è stato ristretto a quello umanista e la mancanza di una visione “tecnologica” (per sua natura dinamica) ha consolidato una visione statica di tutta la nostra storia. Il passato non si tocca e i resti del passato sono ammirabili da una certa distanza. C’è una discrasia tra il presente e il passato che poi ci ha impedito di progettare il futuro come società e comunità. Solo singoli individui hanno potuto cimentarsi nella invenzione e nella creatività personale, mentre per molti anni le nostre città e le nostre infrastrutture pubbliche hanno rappresentato solo la mediocrità e l’assenza di pensiero creativo e di coraggio.
 
La prima operazione coraggiosa da fare, quindi, è quella di seppellire la staticità e tornare ad essere dinamici, tornare a creare tecnologie “belle”, che arrivino al cuore delle persone. In fondo questa è stata anche la chiave del successo di Steve Jobs che ha individuato in un corso di calligrafia il segreto del suo modo di intendere gli oggetti tecnologici.
 
Ecco come nasce Energitismo! Abbiamo provato ad applicare questa impostazione filosofica alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica ed è nato un Manifesto (www.energitismo.org) che rappresenta proprio l’essenza dello spirito italiano. Soprattutto di quel tessuto di Pmi che possono essere definite come “artigiani-tecnologici” e che sono capaci di abbinare la conoscenza dei processi tecnologici con la creatività artistica.
 
L’idea alla base è semplice: ville, alberghi prestigiosi e palazzi di rappresentanza pubblica non cercano soluzioni a basso costo, ma rincorrono il prestigio. Ad oggi le tecnologie che permetterebbero loro di essere ecologiche ed efficienti sono spesso prodotti in serie con nessun appeal estetico.
 
Il Manifesto ribalta la questione e propone una sfida al sistema industriale esortandolo a pensare diversamente, a guardarsi intorno e trovare soluzioni che creino benessere anche emozionale.
 
“Crediamo nelle sfide dello status quo, crediamo nel pensiero diverso e conosciamo l’enorme potenziale che risiede nelle tecnologie rinnovabili. Crediamo nell’arte come nella più alta forma di energia che crei l’energia. Energia creativa. L’arte e l’energia, sono due cose talmente necessarie all’umanità che non si può decidere chi salvare e chi buttare giù dalla torre. L’arte che crei l’identità estetica delle tecnologie energetiche, che dia il volto, l’anima e la carne di questa rivoluzione. Tecnologie artistiche che tocchino le corde delle nostre emozioni. Qual è la forma di maggior rispetto per una cosa, se non quella di farla diventare opera d’arte?”.
 
Facendo scouting tecnologico si possono trovare tecnologie che producono o utilizzano in modo intelligente l’energia e che sono “plasmabili”. Ad esempio, questo è il caso dei vetri e delle plastiche fotovoltaiche che possono assumere le forme che vogliamo.
 
Ovviamente non stiamo parlando di prodotti in serie e ci riferiamo a creazioni che vanno “oltre il design” e possono arrivare ad essere prodotti in pezzi unici o in serie limitate. Anche Leonardo faceva pezzi unici o limitati!
 
Energitismo è quindi un manifesto filosofico che vuole dare alle piccole imprese tecnologiche la direzione verso la quale convogliare i loro sforzi. In questo senso è anche uno strumento a disposizione dei creativi per sposare una filosofia e inventare tutti insieme un nuovo “spirito italiano”.
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