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Urge conferma di Napolitano al Quirinale

Ho apprezzato e condiviso la risposta di Mario Monti ad Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della Sera, soprattutto perché l’editoriale del noto politologo somigliava di più ad un atto di autocoscienza che ad un’analisi delle caratteristiche di Scelta civica e dei suoi militanti ed elettori. Nella lettera del premier, tuttavia, una considerazione non mi ha convinto.

Si tratta del passaggio in cui Monti sembra rivendicare a Scelta civica il merito, con i suoi tre milioni di suffragi, di aver impedito alla coalizione di centro destra di ottenere la maggioranza il 24 e 25 febbraio e di avere, di conseguenza, i numeri, il 15 aprile, per eleggere il Capo dello Stato.

Non mi pare che una siffatta circostanza avrebbe comportato, per il Paese, un danno più grave di quello che sta vivendo, visto che la subcultura ‘’grillina’’ finirà per influenzare il programma di un eventuale governo Bersani anche se il M5s non ne farà parte, eccezion fatta per quella pattuglia di fuoriusciti che al Senato voterebbero la fiducia se Giorgio Napolitano accettasse di mandare il leader del Pd a fare la questua, alla testa di un “governo di mostri” ovvero con al suo interno talune personalità che rappresentano il peggio del peggio (Franco Battiato ne è un esempio)  ma che tanto piacciono alla sinistra radicale e forcaiola.

Anzi, al posto di Silvio Berlusconi io autorizzerei Razzi e Scilipoti – ambedue eletti a Palazzo Madama – ad annunciare il voto  favorevole a Bersani. Sarebbe un modo per purgarli delle “malefatte” di cui li accusano da anni e per trasformarli  in eroi civili, esempio preclaro di responsabilità di fronte al Paese, risarcendoli, così, delle beffe e degli insulti a cui sono stati sottoposti.

Tornando, però, alla lettera al Corsera, Monti ha sicuramente ragione nel sottolineare l’importanza di un risultato elettorale intorno al 10% conquistato da una formazione con meno di due mesi di vita, in un contesto caratterizzato da un rivolgimento politico di grandi proporzioni come quello uscito dalle urne. Certo, Sc non è determinante al Senato, ma i suoi voti saranno comunque decisivi per assecondare il progetto di Pier Luigi Bersani, utili per eleggere il nuovo Capo dello Stato.

Le valutazioni di Mario Monti sono però una fotografia, in verità un po’ sfocata, di quanto è emerso la sera del 25 febbraio. Non è infondata l’impressione che la vita di Scelta civica si sia fermata lì, salvo dare lo spettacolo di una minicoalizione rissosa, attenta alle posizioni di potere ed incerta sulla linea da seguire, perché di linee ne esistono più di una, a partire dal “che fare?” sul governo Bersani, se mai vedrà la luce.

In proposito, non c’è soltanto da risolvere il problema del voto di fiducia; prima si pone la questione se chiedere di farne parte o meno, con ministri e sottosegretari.   Detto tra noi, è veramente stupefacente l’appetito di quegli esponenti della società civile che, a loro dire, sono “saliti in politica” per rendere un servizio al Paese. Sapremo, dunque, nelle prossime ore se Sc ha una linea da portare avanti nel tempo, radicandosi nel territorio come una normale forza politica, che discute, si prepara alle prossime elezioni amministrative, sceglie delle alleanze prioritarie, si dà un programma che vada oltre l’appuntamento elettorale. Soprattutto, se si dovesse tornare al voto in un arco di tempo abbastanza breve, una volta che fosse fallito il tentativo di Bersani. 

Appare fin d’ora evidente che il nuovo  scenario sarebbe profondamente cambiato e che il centro destra (guidato ancora da Silvio Berlusconi ? Perché no?)  diventerebbe automaticamente – la storia talvolta combina strani scherzi ! – il campione della resistenza al “grillismo” e alla sua deriva populista, antieuropea, fascistoide, fino a rappresentare l’alternativa politica rispetto ad un Pd che ha sdoganato il M5S proponendoselo come alleato.

Da che parte starebbe – in tale contesto – Scelta civica, ammesso e non concesso che ancora esista? Ma limitiamoci a compiere un passo alla volta, accontentandoci di osservare come  i ‘’montiani’’ affronteranno in queste ore il nodo Bersani. Abbiamo parlato di foto sbiadita, riferendoci a quella scattata la notte del 25 febbraio.

Lo ammettiamo: quando si verifica uno tsunami di tali proporzioni non ha molto senso chiedersi se qualche precauzione in più avrebbe limitato i danni. Il fatto è che dagli errori compiuti prima e durante la campagna elettorale Scelta civica non si è emendata. Cominciamo dalla formazione delle liste. Alcuni detentori del “pacchetto azionario” del movimento hanno usato le loro “golden share” (ovvero i meccanismi di una legge elettorale, definita odiosa, ma che consente di far eleggere chi è gradito ai compilatori delle graduatorie) a protezione dei loro compagni di cordata, rinchiudendosi nelle loro reti, anziché aprirsi il più possibile. E presentando agli elettori volti noti soltanto a parenti ed amici.

La stessa cosa è accaduta nella formazione dei gruppi dirigenti del movimento e dei gruppi parlamentari. Alla fine Sc ha fatto il verso un po’ a tutti: al M5S concedendosi alla retorica della società civile, come se bastasse un master o una caratura scientifica per fare politica; a Silvio Berlusconi, per quanto riguarda i temi della campagna elettorale. Io non so chi fossero i consulenti di Monti, ma ha avuto la non gradevole impressione che il Professore sia stato indotto a condurre una campagna elettorale nel modo  più tradizionale possibile (pur senza adeguarsi alle sgangherate performance del Cavaliere), fatta anche di promesse accattivanti, nella convinzione che si tratti di un’ indispensabile concessione all’elettorato. Sono invece convinto che una campagna elettorale meno interessata all’antipolitica (sia pure condotta sempre con toni  beneducati), più attenta – costi quel che costi – al rigore, più impegnata a difendere l’azione del governo dei tecnici (ovviamente prima della sua dissoluzione dopo il caso dei marò e le dimissioni del ministro Terzi) e non a promettere correzioni ai provvedimenti più importanti (che errore rinnegare l’azione di Elsa Fornero, grazie alla quale l’esecutivo è stato apprezzato in Europa !), avrebbe sicuramente convinto tante persone serie e consapevoli in più, a votare le liste di Scelta civica.

Chi mi conosce sa anche la mia storia. Non sono pentito delle scelte che ho fatto. Mi dispiace soltanto di dover constatare ancora una volta che le critiche non piacciono. Eppure, il giorno in cui i leader avranno intorno a sé solo degli yesmen per la politica sarà la fine.

Già, ma non avviene già così adesso? Per nostra fortuna al Quirinale c’è ancora Giorgio Napolitano. Ciò significa che la Provvidenza non ha voltato le spalle a questo sciagurato Paese già sazio ed ora solo disperato. Se mai la soluzione della crisi sarà, come mi auguro, un governo del presidente, Napolitano deve essere riconfermato, nonostante l’età, nonostante l’eccezionalità dell’evento. Gli sarà consentito di passare la mano, dimettendosi, se e quando l’Italia potrà tornare a tirare il fiato di nuovo.

 

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