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Renzi premier? Sì, ma anche segretario Pd

Renzi premier, ecco una buona proposta politica, che mi trova pienamente d’accordo.

Io, d’altra parte, avevo votato Matteo Renzi alle primarie del Pd pur sapendo che le sue chances di vittoria erano minime: come ci ha spiegato in una recente intervista Giuseppe De Rita, è praticamente impossibile vincere le primarie contro l’apparato del partito. E l’apparato del Pd era, per la stragrande maggioranza, a favore del segretario in carica, Pierluigi Bersani.

Il problema, la vera questione che complica oggi l’ipotesi di Renzi a Palazzo Chigi, è che quell’apparato non ha cambiato idea; o più precisamente non ha mutato il suo Dna.

Malgrado tutto quanto è successo in questi giorni in casa dei Democratici, sarà molto difficile che chi ha raggiunto delle posizioni grazie alla classe dirigente tuttora in carica, anche se dimissionaria, vi rinunci con facilità per lasciare spazio al nuovo (Renzi, appunto) che non fa mistero di voler fare piazza pulita.

Il Pd è l’ultimo partito, nel senso tradizionale e compiuto del termine, che resti in Italia e io mi auguro che si conservi tale. Dunque l’ascesa del sindaco di Firenze ai suoi vertici, che io auspico, dovrà avvenire seguendo l’iter consueto che regola la vita di qualsiasi partito democratico.

Dunque un normale congresso deve attribuire i poteri a Renzi e non un’acclamazione in nome di un’emergenza come l’attuale, che pure è evidente.

Per andare a Palazzo Chigi, Renzi deve poter contare su un partito, o su una maggioranza di esso, che lo sostenga nella sua azione di governo. Altrimenti il suo tentativo andrebbe ad arricchire l’elenco dei governi più brevi della storia repubblicana.



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