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Grillo sventola il Financial Times per criticare Enrico Letta (e Merkel)

I frenetici tempi della cronaca mal si conciliano con quelli lenti e dilatati di politica e diplomazia. Pertanto, interpretare i fatti mentre avvengono può risultare arduo, quando non addirittura fuorviante.

Distratti da uno scontro che nella scorsa campagna elettorale ha toccato punte altissime, i media hanno facilmente catalogato Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle come ostili al mondo della stampa.
Una semplificazione, questa, che comincia a sbrogliarsi, così come i tanti nodi della strategia grillina.

In una delle sue quotidiane picconate all’establishment, il comico ha pubblicato stamane sul suo blog un editoriale che il Financial Times ha dedicato lo scorso 5 maggio a Enrico Letta, all’interno del quale il quotidiano finanziario inglese ha definito il programma annunciato dal nuovo premier come “un libro dei sogni”.

Fin qui nulla di strano, salvo qualche piccola contraddizione, che forse piccola non è. Ma come, hanno pensato i più maliziosi, proprio Beppe Grillo – l’alfiere della decrescita felice, dell’anticapitalismo, dell’euro e chi più ne ha più ne metta – cita una delle bibbie dei mercati come il Financial Times?

A ben vedere, non solo il comico genovese e il suo fido consigliere, il guru della Rete Gianroberto Casaleggio, hanno saputo costruire con i media un ottimo rapporto, ma li brandiscono a uso e consumo dei loro disegni politici, che anche in questo caso potrebbero essere meno semplici di come appaiono.

GRILLO MANOVRATO DAGLI USA?
A dare una chiave di lettura più ampia del fenomeno Grillo è Germano Dottori, docente di Studi strategici alla Luiss, che in un articolo pubblicato sul numero di maggio di Limes, da oggi in edicola e nelle librerie, spiega quali interessi si muovono dietro il Movimento 5 Stelle.

Per l’esperto di politica internazionale, dietro l’ascesa del nuovo partito ci sarebbe prevalentemente un interesse degli Stati Uniti a destabilizzare la politica italiana in chiave antieuro. Tanti sono stati gli endorsement della diplomazia, di banche d’affari e di pezzi della società americana nei confronti del comico.

Il 25% dei voti italiani a Grillo, rileva Dottori nella sua analisi, ha segnalato all’opinione pubblica, ai mercati e alla dirigenza dei principali paesi europei l’insostenibilità per l’Italia della politica di rigore imposta da Berlino. Una moneta unica forte penalizzerebbe per il docente della Luiss il finanziamento esterno tanto dei consumi che degli investimenti americani, inclusi quelli militari del Pentagono che continuano ad assicurare agli Usa una indiscussa supremazia militare.

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