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Il movimentismo di Renzi serve all’Italia?

Firenze non ha problemi di buona amministrazione da affrontare, visto che il suo sindaco è appena al 39° posto della classifica dei primi cittadini italiani? L’io ipertrofico del giovane Renzi se ne infischia, ritiene ormai pericoloso e troppo angusto Palazzo Vecchio per il suo futuro politico. Il timore d’essere oscurato dal bravo e concreto Enrico Letta gli sta facendo perdere la trebisonda e lo sta ponendo di fronte ad un grave dilemma: attaccare il governo a viso aperto o affidarsi a machiavelliche e ipocrite manovre per riguadagnare la scena facendo movimento? Meglio la seconda ipotesi, e allora attivismo e presenzialismo a volontà, per indurre in tal modo opinion leader e mass media compiacenti ad organizzare la cassa di risonanza. E pensare che da Firenze il grande La Pira, una volta divenuto sindaco nei primi anni cinquanta del secolo scorso, mise la città medicea al servizio della pace, organizzando  a livello internazionale i Convegni della pace e civiltà cristiana, che le procurarono lustro e prestigio, ma La Pira era di ben altro lignaggio culturale, etico-religioso, politico. E’ chiaro che un potere angusto per un giovane che sgomita, dalla “ambizione smodata che prima o poi lo porterà a sbattere”, come ebbe a dire Franco Marini padre nobile del PD, induca a giocarsi tutte le carte per un palcoscenico più visibile e più ampio. Tira dritto per la sua strada, spiegando sempre che lui è il cambiamento dell’Italia, è il nuovo! Gli altri? Da rottamare! Pensieri per la verità non molti originali, a parte il rozzo e dispregiativo rottamare. Abbiamo ascoltato i medesimi ritornelli qualche ventennio addietro da altri falliti “profeti nuovisti”. Niente di nuovo sotto il sole, nonostante giornali e televisioni compiacenti! Il gruppo l’Espresso&Repubblica di Carlo De Benedetti gli tira la volata per realizzare un sogno mai diventato realtà. Ci riferiamo a endorsement precedenti a favore di Segni, Prodi, Veltroni, Rutelli, avversari di Berlusconi nelle elezioni dal 1994 ad oggi. Il partito di Repubblica ha una strategia scoperta: ricercare potenziali soggetti vincenti, da opporre allo schieramento berlusconiano, in modo da essere protetto e garantito nei propri affari politici una volta fatto il governo. A dire il vero, i giornali di De Benedetti e Scalfari ogni qualvolta hanno ufficializzato il loro appoggio a leader politici, questi sono stati sempre sconfitti. La memoria va a Ciriaco De Mita, a Mario Segni, a Francesco Rutelli, ad Antonio Di Pietro, per cui raccomandiamo a Renzi di attrezzarsi con potenti amuleti, per evitare di essere travolto dalla medesima sorte. Il correre frenetico di questo giovane rampollo, esempio della politica che rottama, qualche interrogativo però lo pone: un sindaco può mai amministrare una grande città come Firenze, girando senza sosta tra comparsate televisive, interviste, novità editoriali, inaugurazioni, e quant’altro dando la sensazione, solo la sensazione, di essere il portatore della buona novella? La domanda resta lì, in attesa di risposta. I fiorentini manifestano la loro insoddisfazione per come è governata, ma Renzi finge di non sentire, è il classico io, io, io e….. caso mai gli altri. Dica almeno qual è la proposta di buon governo per l’Italia che egli lancia al Paese. La gente vorrebbe sapere sull’occupazione e sull’occupazione giovanile, sulle pensioni, sul fisco, sulla sanità, sulla scuola e sull’università, sulla cultura, sui trasporti, sul Mezzogiorno quali proposte concrete vuole mettere in campo? Il movimento va bene, ma se è soltanto movimento, come ai tempi della marina borbonica di Franceschiello, serve solo a creare caos e ad accrescere la confusione nel Paese.

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