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Se Berlusconi non è l’ombelico della politica

Da vent’anni a questa parte il complesso dei movimenti politici ha commesso un errore imperdonabile e irrimediabile: incentrare sulla persona di Berlusconi tutto il bene e tutto il male della loro crisi, in parte dovuta al giustizialismo di Mani Pulite, in parte causata da un generale disorientamento, alla decadenza di idealità e alla caduta in una quotidianità vissuta solo nell’interesse opportunistico.

Ora che Berlusconi è stato espulso da Palazzo Madama cedendo alla pressione ossessiva del giustizialismo giudiziario – di per sé reazionario e mai progressista –, si comincia a prendere coscienza che si era esagerato nell’assumere il Cav. come fosse l’ombelico del mondo. E che, accresciute la frantumazione dei partiti e le ambizioni rottamatorie di giovincelli senza qualità e di piazzaioli arringatori di rivoluzionarismi satirici, sono di colpo venute meno le condizioni per una stabilità economica, politica, istituzionale e costituzionale: altro errore imperdonabile e irrimediabile se vi si persiste.

Si sogna di presunte virtù salvifiche delle primarie del Pd, non volendo ancora ammettere che, di per sé, quelle votazioni implicano la cessazione dello stato di grazia di un’alleanza di governo, fortemente ridimensionata nella sua struttura e nelle stesse motivazioni di partenza. Un’alleanza più ridotta non comporta una maggiore coesione, ma semmai affida totalmente al Pd che verrà tra qualche giorno le sorti di un governo, della legislatura, della stessa protezione di Napolitano. Si era, con difficoltà, realizzata una transizione intelligente per dare corposità e probabilità di successo ad una successiva alternanza democratica. Si è crollati, per insipienza e mancanza di visione strategica, nelle mani di un giustizialismo che rischia di diventare irreversibile. Con tutte le conseguenze negative sull’agibilità politica e sull’allontanatasi alternanza democratica, ma anche sulla certificazione di esistenza in vita dell’esecutivo e della legislatura.

Da quei due errori imperdonabili e irrimediabili occorre emendarsi. Lo deve fare il sistema dei partiti prima di affidare alle urne un responso fondato soltanto sull’emozionalità e sull’opportunismo. Attendere le decisioni di illustri ermellini, è costituzionalmente corretto, politicamente incosciente.



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