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La verità di Renzi su riforme, Berlusconi e Cuperlo

Non voglio sprecare aggettivi a vanvera, per cui non dirò che il pacchetto di proposte ufficialmente votato dal PD ieri è un passaggio “storico”. Anche perché non lo è. Però è importante.

Provo semplicemente a dire cosa abbiamo stabilito e quali saranno i tempi di realizzazione.

1. Una legge costituzionale cambierà il Senato. Sarà presentata a febbraio 2014 e richiederà circa un anno di lavori trattandosi di procedura costituzionale. Al termine, non avremo più i senatori eletti e pagati come adesso. Chi siederà in Senato sarà un sindaco o un presidente di regione o comunque un cittadino che non riceverà nessuna indennità, che non avrà alcuna elezione, che non parteciperà ai lavori delle commissioni, che non voterà la fiducia al Governo. Il Senato rimane come storico luogo di discussione e confronto. Ma non fa le stesse cose della Camera ed è gratis. Insomma: finisce il bicameralismo perfetto, si riduce il numero dei parlamentari (da 945 a 630), si recuperano circa 350 milioni di euro all’anno e si dà un segnale: una cosa discussa per trent’anni viene finalmente fatta.

2. Una legge costituzionale cambierà i poteri delle Regioni. In questo ultimo periodo le Regioni hanno perso la loro autorevolezza. Certamente una parte del problema sono stati i numerosi scandali, legati spesso ai rimborsi dei consiglieri regionali. Solo a titolo di esempio, Mattia Feltri ha pubblicato qualche giorno fa un elenco delle spese più incredibili. Anche per questo nell’accordo che abbiamo approvato ci sono due misure molto forti: la prima, i consiglieri regionali non potranno guadagnare più del sindaco del comune capoluogo. La seconda, saranno azzerati i contributi ai gruppi. Questo è un impegno politico. Poi ci sono le regole costituzionali: si supera la materia concorrente (che ha prodotto molti guai), si definisce cosa fanno le regioni e cosa rimane allo Stato. Facciamo degli esempi: in un mondo come il nostro, perché la politica energetica sta in capo alle Regioni? Perché la promozione turistica internazionale non viene guidata dallo Stato anziché dalle Regioni? E l’elenco potrebbe continuare. Attenzione: dire che in alcune vicende le Regioni non hanno funzionato, non significa difendere la burocrazia dello Stato centrale, sia chiaro. Ma certo è arrivato il momento della svolta. Aggiungo. Non dimenticatevi il superamento delle Province, che grazie al progetto del ministro Delrio ci consentirà il prossimo 25 maggio di non votare più per i consigli provinciali. Il totale di risparmio calcolato tra Regioni e Province supera il mezzo miliardo di euro.

3. Ci sarà una nuova legge elettorale, né spagnola, né tedesca (l’Italicum) che dice basta al porcellum ma che evita anche i rischi del consociativismo da prima repubblica. Si divide il territorio in collegi (non grandi circoscrizioni come avveniva con il Porcellum). Per fare un esempio. Nel collegio di Firenze eleggeremo cinque deputati: con il Mattarellum erano quattro deputati e due senatori. Dunque il rapporto eletto-elettore torna a essere quello del Mattarellum. Chi vince vince e governa con una maggioranza solida, come avevamo promesso: purché superi almeno il 35% dei voti. Se non li supera si va al ballottaggio, come per i sindaci. Per chiarirsi: ci fosse stata questa legge la volta scorsa, Berlusconi e Bersani (a proposito, un abbraccio a Pierluigi, che oggi è tornato a casa. Lo aspettiamo presto a Roma) se la sarebbero giocata al ballottaggio, altro che larghe intese. Si evita del tutto – insomma – il rischio della palude. I piccoli partitini, che hanno rovinato il centrosinistra, avranno uno sbarramento del 5% se coalizzati, dell’8% se corrono da soli. Fin qui, per me, un’ottima legge.

Uno dei temi più contestati è la mancata espressione delle preferenze. Lo confesso: sono un sostenitore delle preferenze. Purtroppo sul punto si è registrata una netta ostilità di Forza Italia. Ottenuto il via libera alle riforme costituzionali, il superamento del Senato, la lotta ai consiglieri regionali che fanno i furbi, la semplificazione istituzionale Stato Regioni, il principio del premio di maggioranza, il ballottaggio, la lotta ai piccoli partiti non sono riuscito a ottenere le preferenze. Vero, non ce l’ho fatta. Su questo punto abbiamo ceduto. Altrimenti saltava tutto.

Apro una parentesi. Sul sì alle preferenze fino a un anno fa nel PD ero in netta minoranza. Tutti o quasi tutti quelli che oggi mi stanno attaccando sul punto erano contro le preferenze. Da D’Alema a Finocchiaro fino a Bersani o Violante, potete agevolmente recuperare l’elenco delle dichiarazioni contrarie al punto da far dire a qualcuno: “Siamo contro le preferenze per una questione morale!”. Giudico dunque pretestuoso l’accanimento contro questo accordo se basato solo sulle preferenze. Anche perché il PD ha già assicurato che faremo le primarie per i parlamentari (come del resto ha fatto per primo Bersani, diamo a Cesare quel che è di Cesare) e che ci sarà alternanza uomo/donna anche se non prevista nella legge. Però rispetto la polemica interna. Non faccio paragoni con quello che hanno fatto gli altri: dico che io sono riuscito ad arrivare fino a qui. Secondo me non è poco. E la Direzione del PD ha approvato a netta maggioranza l’ok (114 favorevoli, 0 contrari, 34 astenuti). Sicuramente si poteva fare di più, certo. Resta inteso che però noi lo abbiamo fatto. E in un mese, non in vent’anni. Pronto a tutte le critiche, ma come è ovvio accordi del genere stanno insieme se tutti i tasselli vengono mantenuti. Se levi anche solo un mattoncino dell’intesa, temo salti tutto. Se poi qualcuno è in grado di convincere Berlusconi sulle preferenze o Alfano sul sistema spagnolo, benvenuto, io non sono geloso! Se serve gli lascio anche l’ufficio.

Per ottenere questo significativo risultato è stato fondamentale.

I. La vittoria alle primarie. E quindi il merito è vostro. Durante le primarie ci dicevamo che avremmo fatto un referendum sul futuro. Così è stato. Vinte le primarie, l’Italia ha voltato pagina. E la politica ha iniziato a dare risposte vere ai problemi dei cittadini

II. L’accordo con gli altri partiti. Inutile fare storie. Il PD da solo non ce la poteva fare. Non aveva i numeri. E dunque è stato importante avere l’accordo anche con gli altri, a partire da Forza Italia. Ho visto molte critiche per il mio incontro con Berlusconi. Stiamo cambiando – insieme – le regole del gioco, facendo risparmiare soldi ai cittadini, mettendo a dieta la politica, dando un segnale che finalmente annulla l’incantesimo dell’immobilismo. Senza l’intesa con Berlusconi queste cose non si sarebbero realizzate. Che avrei dovuto fare? Evitare l’accordo? Se dobbiamo fare l’accordo con Forza Italia è ovvio che l’interlocutore è Berlusconi. Con chi parlo, scusate? Con Dudù? La legittimazione politica di Berlusconi deriva da chi lo vota e in politica si scelgono gli alleati, non gli avversari.

III. Un po’ di coraggio, ma soprattutto molta fortuna. Il PD è stato bravo a dettare i tempi, ma – come sempre accade in questi casi – ci vuole un po’ di fortuna. E noi ne abbiamo avuta tanta.

Qualche domanda cattivella, ricevuta via email.

1. Ma perché non farla con Grillo? Qui, un’intervista rilasciata il 2 gennaio a “Il Fatto Quotidiano”. Io più volte ho chiesto a Grillo di dire la sua, di uscire dal blog. Niente. Mi ha risposto con la consueta poesia: Renzi è un ebetino, la sua è una scoreggina (testuale!), Fonzie è incoerente, eccetera…

2. Ma perché litigare con Cuperlo? Mi è dispiaciuto che Gianni si sia dimesso dalla presidenza. Ho dovuto faticare non poco per convincerlo ad accettare. Cuperlo ha chiesto di parlarci in modo franco e diretto tra noi. E mi ha attaccato duramente sulle liste bloccate. Gli ho solo chiesto perché non ha usato quello stesso tono quando – insieme a molti, anche miei amici – è stato inserito nel listino senza passare dalle primarie per i parlamentari. Se questo giustifica le dimissioni, mi spiace. Qui la lettera che ho scritto a Gianni dopo le sue dimissioni

Adesso che la strada per le riforme è decisamente in discesa, adesso che abbiamo dimostrato che la politica quando vuole decide, adesso è il momento di concentrarsi su tre cose. L’elenco di provvedimenti di Impegno 2014 da approvare rapidamente (le cose che il Governo deve fare quest’anno). Il Piano per il lavoro. La grande campagna sulla scuola e per la scuola.

Adesso possiamo dire che questa legislatura e questo Governo non hanno più alibi. È il momento di correre. Basta chiacchiere, bisogna fare.

Quanto a me, un po’ mi conoscete. Tra la palude e la frontiera, io sto dalla parte della frontiera, sempre. Tutto qui. E preferisco rischiare e fallire rispetto a chi tergiversa e si nasconde. Oggi l’Italia può rompere l’incantesimo e rimettersi in corsa. Sono convinto che ce la faremo e darò tutto me stesso perché accada.

Un sorriso,
Matteo

PS. Un pensiero carico d’affetto a Claudio Abbado. Che ci ha educato alla bellezza della musica e che ha sempre amato anche la nostra Firenze. Da queste parti lo ricordiamo con il gesto di devolvere l’indennità di Senatore a vita alla scuola di musica di Fiesole. Scelta nobile che fa capire la grandezza artistica, ma anche e soprattutto umana.



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