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Papa Francesco svela la sua rivoluzione cattolica a La Vanguardia

Lunga e assai interessante è l’intervista che Papa Francesco ha concesso lunedì scorso al quotidiano catalano La Vanguardia. Il Pontefice ha parlato di tutto, dall’economia ai progetti per il futuro, da Iva Zanicchi (erroneamente scambiata con Mina) a Pio XII, che il Papa difende, spiegando che la questione circa il suo comportamento nella Seconda guerra mondiale è ancora aperta.

Bergoglio, alla domanda su come gli piacerebbe essere ricordato, risponde di non averci mai pensato, anche se “mi piace quando uno ricorda qualcun altro e dice che era un buon uomo, ha fatto quello che ha potuto e che non era così male”.

“LA RIVOLUZIONE E’ ANDARE ALLE RADICI”

L’intervistatore gli chiede subito se l’identikit di rivoluzionario che gli è stato cucito addosso corrisponda al vero, o se non sia un’esagerazione: “Per me, la grande rivoluzione è andare alle radici, riconoscerle e vedere cosa hanno da dire al giorno d’oggi”, risponde Francesco, sicuro che “il modo per fare cambiamenti reali sia partire dall’identità. Non si può fare un passo nella vita se non partendo da quello precedente, senza sapere da dove si viene, qual è il proprio nome, qual è il proprio nome culturale o religioso”.

“POVERTA’ E UMILTA’ SONO AL CENTRO DEL VANGELO”

Riguardo uno dei temi portanti nell’agenda del Papa, il richiamo a guardare ai poveri e l’invito a rendere la Chiesa sempre più umile. Nulla di nuovo né di sconvolgente, chiarisce Francesco: “La povertà e l’umiltà sono al centro del Vangelo, e lo dico in un senso teologico, non sociologico. Non si può comprendere il Vangelo senza la povertà, che però deve essere distinta dal pauperismo. Io credo – dice Bergoglio – che Gesù voglia che i vescovi non siano principi, ma servitori”.

“LA MIA DIMENSIONE E’ QUELLA DEL PARROCO, MA MI SENTO ANCHE PAPA”

Il Papa ha poi spiegato di sentirsi come un parroco, “la cui dimensione è quella che più mostra la mia vocazione. Servire la gente mi viene da dentro. Spengo la luce per non spendere troppi soldi, ad esempio. uste sono cose da parroco. Ma – precisa – mi sento anche Papa. Mi aiuta a fare le cose con serietà. i miei collaboratori sono molto seri e professionali. Ho gli aiuti necessari per compiere il mio dovere. Non si deve giocare al Papa parroco, sarebbe da immaturi. Quando arriva un capo di Stato, devo riceverlo con la dignità e il protocollo che merita. E’ vero che con il protocollo ho i miei problemi, però devo rispettarlo”.

“NON HO PROGETTI, NON MI ASPETTAVO DI RIMANERE IN VATICANO”

Quanto al futuro, Francesco rivela di “non aver alcun progetto personale”, e questo perché “semplicemente non ho mai pensato che sarei rimasto qui, in Vaticano. Sono arrivato con una valigia piccola per tornare subito a Buenos Aires. Sto facendo quanto i cardinali hanno riflettuto nelle congregazioni generali pre-Conclave. Da lì arrivano riflessioni e raccomandazioni. Una molto concreta riguardava il fatto che il nuovo Papa doveva poter contare su un consiglio esterno, un gruppo di consiglieri che non abitasse in Vaticano”. Bergoglio spiega inoltre che tutto era già pronto per la pensione, avendo egli già superato da arcivescovo di Buenos Aires il limite dei 75 anni d’età: “Avevo una stanza riservata in una casa di riposo per sacerdoti anziani, a Buenos Aires. Avrei lasciato l’arcivescovado alla fine del 2013 e avevo già presentato la rinuncia a Papa Benedetto. Ho scelto una stanza e ho detto: voglio venire ad abitare qui. Lavorerò come prete, aiutando nelle parrocchie”.

LA POSSIBILITA’ DELLA RINUNCIA AL PONTIFICATO

Riguardo la possibilità di rinunciare, un giorno, al Pontificato, Francesco conferma la volontà di fare “lo stesso che ha fatto lui (Benedetto XVI, ndr): chiederò al Signore di illuminarmi quando arriva il momento e mi dica ciò che devo fare. Me lo dirà di sicuro”. Circa il gesto del predecessore, che Bergoglio definisce “molto grande”, il Papa osserva che è come aver “creato una istituzione, quella degli eventuali papi emeriti”. Poiché la vita s’è allungata, “arriviamo a un’età nella quale non possiamo andare avanti con le cose”, è dunque opportuno riflettere sul da farsi.

LA PREOCCUPAZIONE PER I CRISTIANI PERSEGUITATI

Tra le maggiori preoccupazioni che assillano il Papa c’è quella dei cristiani perseguitati, “una preoccupazione che mi tocca da vicino come pastore. So molte cose – afferma il vescovo di Roma – di queste persecuzioni, che non mi pare prudente raccontare qui. Però ci sono luoghi nei quali è proibito avere una Bibbia o insegnare il catechismo, o portare una croce. Sono convinto che la persecuzione contro i cristiani oggi è più forte che nei primi secoli della chiesa. Oggi ci sono più cristiani martiri che in quell’epoca”.

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