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Cosa fa e da chi è composto l’Islam moderato troppo timido sull’Isis

Esiste un Islam moderato? E se c’è, come mai è in apparenza così silente di fronte alla barbarie dei jihadisti dell’Isis, che con la loro violenza gettano discredito sull’intero mondo musulmano?

L’ascesa dei jihadisti in Iraq e Siria, e l’idea stessa di un califfato che riunisca sotto un unico tetto l’intero universo islamico, è una suggestione molto forte, che interroga studiosi ed esperti, intenti a delinearne le radici, sicuramente ben più antiche del gruppo terroristico guidato da al-Baghdadi.

MUSULMANI DIVISI

Ma il successo militare e mediatico dello Stato islamico divide anche gli stessi musulmani. Secondo il filosofo Massimo Cacciari, intervenuto ieri su La 7 a Piazza Pulita di Corrado Formigli, “l’obiettivo dell’Isis è la destabilizzazione di tutti gli Stati medio orientali“. Una strategia che produce effetti dirompenti sulla regione, ma la cui onda lunga giunge anche sulle ormai nutrite comunità musulmane che vivono nei Paesi occidentali, facendo da innesco a quel malessere sociale che è ideale brodo di coltura per la “guerra santa” dei figli dell’Occidente, i cosiddetti foreign fighters.

DOMINA LA PAURA

Per Khalid Chaouki, deputato Pd e membro della Commissione Esteri, non bisogna commettere l’errore di credere che non esista un Islam critico nei confronti dei jihadisti, anzi, questo costituirebbe una maggioranza ancora troppo timida e forse anche poco ascoltata.

L’Islam moderato è frenato da stupore e paura per ciò che accade in Medio Oriente. Anche per questo ha fatto sentire ancora così poco la sua voce. Ma qualcosa si sta muovendo in queste ore – ha detto Chaouki – Senza dubbio è da apprezzare la presa di posizione di Ahmed al-Tayyeb, il grande imam della prestigiosa Università egiziana al-Azhar – uno dei principali centri di insegnamento religioso dell’Islam sunnita -, secondo il quale lo Stato Islamico è un gruppo di “criminali”. Ma c’è stata anche una fatwa di un imam in Tunisia per vietare la partecipazione dei giovani del Paese all’Isis; la stessa iniziativa è stata intrapresa da sei imam britannici per impedire la partenza dei ragazzi dal Regno Uniti per unirsi all’esercito jihadista”; o ancora la condanna per le decapitazioni da parte del Council of Muslim Organizations negli Stati Uniti“.

UN LENTO CAMBIAMENTO

E in Italia? “Nel nostro Paese – rileva Chaouki – la situazione deve ancora maturare, ma alcuni segnali arrivano”. A dimostrarlo, secondo diversi osservatori, è la preparazione per domenica 21 settembre in piazza Affari a Milano di una fiaccolata promossa da “Radiodirittozero”, sede di aggregazione di diversi circoli islamici della città, con l’obiettivo di dire chiaramente di essere “contro la violenza dell’Isis e il suo barbaro progetto di morte e di sopraffazione“.

Per molti musulmani – prosegue il deputato democratico – può risultare faticoso condannare apertamente quel che accade in questo momento in Iraq e Siria. Spesso a prevalere è la paura, dettata dal fatto che anche nelle comunità più integrate si può a volte trovare sensibilità diverse“.

POSIZIONI AMBIGUE

D’altronde, sottolinea, la situazione non è molto diversa se si guarda oltre i confini italiani. Nell’ambito della neonata coalizione indicata da Obama “solo da poco c’è il supporto dell’Arabia Saudita, a lungo finanziatrice dell’Isis. Mentre in Turchia pesano ancora moltissimo ambiguità e silenzi”. Nel panorama islamico attuale, “gli ultimi baluardi rimangono Marocco, Tunisia ed Egitto, veri argini contro questa deriva terroristica e potenziali alleati anche degli islamici d’Occidente“.

I PASSI IN AVANTI

Tuttavia non tutto è perduto. “Negli ultimi mesi diversi elementi attivi nelle comunità islamiche hanno lavorato sotto traccia assieme alle autorità italiane per prendere provvedimenti contro imam pericolosi, responsabili dello spargimento di odio e informazioni scorrette. Così si è evitata la proliferazione di un messaggio sbagliato. Questo tipo di approccio deve essere la norma. Solo attraverso una maggiore cooperazione che faccia delle moschee dei luoghi di culto trasparenti si potrà gettare le basi per un processo di coesione nazionale, evitando gli errori commessi da altri Paesi, come il Regno Unito“.

LA DENUNCIA DI LERNER

Una sorta di risposta a quanto denunciato pochi giorni fa sul suo blog dal giornalista Gad Lerner, che aveva rimarcato come “i portavoce più rappresentativi delle comunità islamiche italiane, nei loro generici comunicati di condanna, quasi mai citano direttamente l’Is“. C’è reticenza – spiegava – “nel nominare l’oggetto della propria critica, non so se per timore di ritorsioni o per l’effetto “album di famiglia” così ben descritto da Rossana Rossanda ai tempi del “partito armato” di sinistra. Ma il dato più sintomatico è la tendenza a rifugiarsi nella divagazione, quando si tratterebbe di lanciare una sfida pubblica durissima contro un criminale autoproclamatosi erede del Profeta.
La divagazione più classica è anteporre sempre la denuncia dei crimini di guerra israeliani a ogni giudizio su quanto sta avvenendo fra Irak e Siria. Ma la più subdola che fiorisce nei blog islamici è la liquidazione dell’Is e del suo jihadismo criminale come opera degli Usa e del Mossad“.

DIFFERENZE INCONCILIABILI (?)

Il fenomeno assume a volte tratti preoccupanti, a cui fa da contraltare il dibattito acceso che si registra in Europa e negli Stati Uniti. Mentre in Occidente cresce “l’importanza… attribuita… alla pubblica opinione“, sottolinea in un commento su InPiù l’ad di Ipsos, Nando Pagnoncelli, “fa da contraltare in modo stridente la quasi totale assenza dell’opinione pubblica nel mondo islamico“.

Agli occhi degli occidentali, conclude, “è sorprendente il silenzio dell’islam moderato di fronte alle decapitazioni degli ostaggi da parte degli estremisti e, più in generale, del progetto dell’Isis. Eppure, parlando con molti cittadini islamici risulta evidente il raccapriccio e lo sdegno nei confronti dell’estremismo e della Jihad insieme alla preoccupazione che l’opinione pubblica occidentale generalizzi, esprimendo giudizi sommari su tutto l’Islam“.

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