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Che succede tra Papa Francesco e CL?

La bufera politica che ha coinvolto Maurizio Lupi sembra aver certificato che Comunione e Liberazione sta attraversando una delle fasi più complicate della sua storia. Non solo i ciellini, infatti, hanno notato come nelle ore in cui uscivano le intercettazioni su Ettore Incalza la Cei si è affrettata a rampognare politici e dirigenti pubblici parlando – come ha fatto Nunzio Galantino in tv – di “nuova Tangentopoli”.

Le parole del Pontefice

A simboleggiarla su un piano più elevato è il monito rivolto da Papa Francesco nel corso dell’udienza concessa l’8 marzo in Piazza san Pietro nel decennale della scomparsa del fondatore del movimento cattolico Luigi Giussani.

“Non ridurre il carisma di Cl a etichetta, a museo di ricordi, a metodo auto-referenziale, a strumento per essere meri impresari di una organizzazione non governativa”. Le parole pronunciate dal Pontefice hanno creato scalpore tra gli osservatori della realtà ecclesiale.

Marco Politi ha parlato sul Fatto Quotidiano di “pugno di Francesco a Comunione e Liberazione”. Antonio Socci ha scritto su Libero del “tentativo di delegittimare e archiviare l’opera di Giussani, il popolo di Cl, la sua formidabile presenza sociale e culturale, la sua originale creatività che dagli anni Settanta ha incontrato e coinvolto tantissimi giovani e molti non credenti”. Bergoglio, rileva il giornalista, afferma il contrario di quanto hanno detto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: “E bastona le pecore più fedeli alla Chiesa”.

“Il richiamo a Cl non è un’eccezione”

Rilievi simili, ricorda il vaticanista Matteo Matzuzzi, Francesco li ha riservati a tutti gli interlocutori:  movimenti ecclesiali, parlamentari, vescovi.

Nell’enciclica “Evangelii gaudium”, spiega il giornalista, il Pontefice descrive i primi come una “ricchezza della Chiesa per il loro fervore evangelizzatore”. Ma  li invita a non perdere il contatto con la parrocchia del luogo e a ricercare una maggiore integrazione”.

Lo ha fatto nell’incontro con il Movimento neocatecumenale, ponendo l’accento sull’esigenza primaria di “garantire l’unità tra i fratelli rispettando il percorso scelto liberamente da ogni persona”.

“Nessuna simpatia per Cl”

Eppure, rimarca Bonifacio Borruso su Italia Oggi, i richiami del Pontefice hanno alimentato più di un malumore nella galassia di Cl.

A partire dallo storico leader Robi Ronza, già portavoce del Meeting di Rimini, che ha messo in luce “la mancanza di riferimenti positivi alla rilevante e antica presenza del movimento nelle periferie del mondo tanto care a Bergoglio”.

“La sintonia con il Pontefice”

Toni differenti, osservava Fabrizio Anselmo su Formiche.net, sono stati utilizzati dal presidente di Comunione e Liberazione don Julian Carron in un’intervista a Vatican Insider.

Rilevando come “in poco tempo Papa Francesco sia riuscito a porsi come testimone disarmato della potenza della fede”, il religioso parla di “gesti di povertà che hanno in sé l’accento della verità”.

E, pur mettendo in guardia dal rischio di banalizzazione mediatica del suo magistero, pone in risalto “la forte sintonia con un Papa che non vuole assecondare ciò che piace al mondo”.

L’opinione di un alto prelato vicino a Cl

L’animato confronto interno all’universo di Cl è arricchito da un nuovo intervento, che porta la firma dell’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro.

Tra i principali “costituenti” del movimento in Puglia e responsabile di Comunione e Liberazione nell’America Latina dal 1988 al 1996, l’alto prelato ha reso pubblica la propria lettura delle parole di Francesco sul Sussidiario.net, la testata vicina alla Fondazione per la sussidiarietà presieduta da Giorgio Vittadini.

Ricorda innanzitutto “le volte in cui ha dovuto insistere e invitare la gente di Cl a partecipare con piena disponibilità e non formalmente a incontri ecclesiali e sociali con altre realtà aggregative. Senza chiuderci in false superiorità come se fossimo i soli ad avere la formula e l’esperienza giusta del Vangelo”.

La stilettata contro i gesuiti

Il Papa, precisa il vescovo citando l’intervista rilasciata da Bergoglio a Civiltà Cattolica, ha esortato la stessa Compagnia di Gesù da cui proviene ad avere il proprio fulcro in Cristo e nella Chiesa: “Se guarda troppo a se stessa, si mette al centro come struttura molto ben armata e corre il pericolo di sentirsi sicura e sufficiente”.

Un riferimento autorevole per esprimere la condivisione con le parole del Pontefice. Ma è qui che, in modo sorprendente e con toni inusitati, arriva un affondo pungente contro il mondo che ha caratterizzato la formazione e la parabola ecclesiale di Francesco.

È bene imparare la lezione contenuta nel richiamo del Santo Padre, scrive Santoro: “Poiché i gesuiti nella loro ammirabile storia di missionari e santi di errori ne hanno fatti ben più di noi”.

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