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Ecco i veri obiettivi di Putin in Italia. Parla Carlo Pelanda

La visita in Italia del presidente russo Vladimir Putin ha un significato simbolico, ma è anche la prova di una strategia diplomatica del Cremlino basata soprattutto sul dialogo bilaterale con la Casa Bianca e sul ruolo del Vaticano.

A crederlo è Carlo Pelanda (nella foto) coordinatore del dottorato di ricerca in geopolitica e geopolitica economica dell’Università Guglielmo Marconi di Roma ed editorialista di Italia Oggi e Mf/Milano Finanza – che, in una conversazione con Formiche.net – spiega il senso e le intese nascosti dietro le belligeranti dichiarazioni di facciata tra Mosca e Washington.

Professore, perché Putin è in Italia?

Per metà si tratta di una visita di routine, anche se lo sfondo è quello di un attivismo diplomatico legato non solo alla crisi di Kiev, ma all’intero scenario internazionale.

Cosa pensa di ottenere?

Sicuramente la sua venuta non è legata alla sua volontà di rompere il suo isolamento, per un semplice motivo: non si illude di trovare un varco nel fronte occidentale. Cerca invece di attutire la sua posizione nell’ambito di una metodologia pragmatica, tipica di chi ha avuto un’educazione militare.

In cosa consiste la sua strategia?

Cerca di perimetrare le aree in cui non si può collaborare con Washington e quelle in cui problemi si possono affrontare problematiche comuni. Ad esempio sul fronte dell’est europeo gli spazi di dialogo sono chiusi, ma c’è intesa nel voler chiudere la questione iraniana. E la Casa Bianca è d’accordo con questo approccio.

Questo cosa significa nei fatti?

Che gli Usa hanno costretto Mosca a discutere bilateralmente le loro questioni. L’Europa, dunque, è ancora più irrilevante. La Russia preferirebbe un’Europa più protagonista, per la semplice ragione che questo le darebbe maggiori opportunità di fare il doppio gioco. Ma Washington l’ha intuito e ha agito di conseguenza. Anche le pressioni americane affinché Bruxelles rinnovi le sanzioni – come deciso al G7 in Germania – sottintendono un messaggio chiaro: è con noi che bisogna discutere. E a Putin conviene.

Cosa ottiene Putin in cambio?

L’economia russa va male, ma non tanto male da affossarlo. La strategia è quella di tenerlo in uno stato per così dire “comatoso”, in cui può abbaiare, ma non mordere. Gli oligarchi iniziano però a guardarlo con sospetto e potrebbero scaricarlo. E anche la popolazione, che ora lo sostiene, potrebbe presto considerarlo un uomo politico senza futuro e se ciò accadesse sarebbero dolori, con conseguenze difficilmente prevedibili e che potrebbero scontentare tanto Putin quanto la Casa Bianca. Ecco perché, nonostante le dichiarazioni di facciata, l’equilibrio attuale va bene a tutti. Parallelamente, Putin prova ad ottenere il sostegno della Chiesa, molto influente nella società russa. Ecco il perché della sua visita a Papa Francesco.

Cosa si diranno?

Credo che la base del loro dialogo sia la reciproca necessità. Putin, come detto, si aspetta un lavoro di moral suasion sui patriarchi della Chiesa ortodossa. Papa Francesco sa che al momento i russi sono i soli a difendere i cristiani in molti teatri di crisi, non ultimi Iraq e Siria.

E l’Italia?

Il ruolo del nostro Paese non è ovviamente di natura politica. Certo, siamo un Paese amico sia della Russia sia degli Usa, un cosiddetto “ponte”, un luogo ideale per ospitare un summit distensivo tra Mosca e Washington, che potrebbe avere luogo però non prima che si insedii una nuova Amministrazione americana. E poi Roma, intesa come città, rappresenta ancora un simbolo molto forte, un’ex città imperiale che “collega” idealmente l’Asia e l’Oriente alla vera capitale occidentale di oggi, Washington.

Quante sono le probabilità che ciò accada?

Per Putin è una questione di sopravvivenza. Nei prossimi due anni dovrà trovare un modo per reincludere la Russia nei consessi occidentali. Essere isolato non giova nemmeno a lui, che comunque, in questo momento, si rende conto di essere parte del problema e non della soluzione. Tenerlo troppo a lungo al margine potrebbe però spingerlo a reazioni irrazionali o necessarie, come alimentare tensioni nei Balcani o avvicinarsi pericolosamente alla Cina. Fino ad ora gli è stato concesso il potere residuo per tenere sotto controllo i suoi. Ma bisogna dargli anche un chiodo a cui appendere un quadro. Ad esempio il Ttip, il trattato di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico, che dovrebbe prevedere la partecipazione di Mosca.

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