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Benvenuti a Roma, capitale del debito

Una storia di soldi, tanti soldi. Lunga quasi 60 anni. E’ la saga infinita del debito accumulato dal comune di Roma in decenni di malagestio e investimenti allegri. Ma anche di sfortunate coincidenze. Un macigno arrivato alla bellezza di 22 miliardi nel 2008, quando la cifra fu rivelata dall’allora commissario al debito Massimo Varazzani, voluto con l’allora ministro Giulio Tremonti dall’ex sindaco Gianni Alemanno, eletto proprio in quella primavera, a capo della gestione commissariale del debito capitolino, come si disse allora. Nei fatti si trattava però di una sorta di discarica dove finì il pregresso miliardario accumulato fino al 2008, con l’intento di smaltirlo nel tempo. Oggi il debito è un po’ meno pesante, poco più di 14,3 miliardi di euro secondo gli ultimi monitoraggi resi noti dallo stesso Varazzani.

Che si prepara, così almeno pare, a cedere il posto a Silvia Scozzese, ex assessore al Bilancio e fresca di rottura polemica con il sindaco Ignazio Marino. Il fardello però è ancora pesante e i romani lo pagano a suon di addizionali Irpef (lo 0,4%) che frutta al Comune 500 milioni all’anno, da destinare allo smaltimento del debito.

A qualcuno non è sfuggita una frase apparentemente grottesca pronunciata lo scorso anno dal sindaco Marino in occasione di un convegno. “Roma deve ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per la costruzione del Villaggio Olimpico”. Qualcuno avrà sorriso. Qualcun altro no. Perchè la verità è un’altra. E cioè che i mali di Roma e della sua amministrazione vengono da lontano, proprio dal periodo in cui il comune iniziò l’esproprio dietro indennizzo dei terreni in vista delle Olimpiadi, per costruirvi gli impianti e le strutture di accoglienza. Da lì, dall’esproprio dei terreni dove oggi sorge il Villaggio Olimpico, è inziata una girandola di altri espropri che si è protratta nei decenni successivi, anche per acquisire i terreni dove far sorgere gli edifici popolari.

Tutto normale? Non proprio visto che le centinaia di espropri hanno dato vita a decine di contenziosi, ancora pendenti, aperti dai proprietari nei confronti del comune e che partono dal Piano regolatore degli anni 60 e arrivano alle nuove norme europee che hanno imposto indennizzi più elevati. Gli ex titolari dei terreni, infatti, hanno infatti dato vita a un maxicontenzioso urbanistico, chiedendo al Campidoglio l’aggiornamento degli indennizzi ai prezzi correnti, ossia più soldi. In una sua relazione Marco Causi, oggi vicesindaco di Roma ma che di debito romano se ne intende eccome, ha calcolato come “in media questa è una voce che pesa per 40-50 milioni di euro all’anno, con punte anche di 100, tutte puntualmente coperte a bilancio”. Se si considerano tali importi moltiplicati per 40-50 anni anni, la cifra che viene fuori è davvero monstre. Lo stesso Causi cita un esempio lampante. Quello di Tor Bella Monaca, borgata di Roma, dove è ancora aperto il contenzioso per il valore di un’area espropriata dall’ex sindaco Luigi Petroselli con i proprietari chiedono il valore di mercato degli immobili attualizzato ad oggi. Insomma, in anni di espropri e successive cause (molte non vinte, perchè in sede di giustizia civile lo Stato spesso perde) si è accumulato un debito verso i privati enorme a volte coperto, a bilancio, altre invece lasciato lì a maturare con gli interessi.

Tutto qui? Macchè. C’è una una proposta di legge presentata alla Camera il 9 novembre 2011 e firmata, dagli altri, dallo stesso Causi, volta disciplinare il piano di rientro del debito comunle, chiedendo al contempo la fine della gestione commissariale. Ebbene, tra le pieghe della proposta emergono altri fattori che, e siamo alle sfortunate coincidenze, hanno concorso alla formazione del debito. Nel 2007, quando la crisi finanziaria stava per esplodere, la Regione Lazio si ritrovò improvvisamente a a un passo dal default e quindi costretta a interrompere il trasferimento dei fondi che puntualmente “girava” al comune, causando una crisi di liquidità del Campidoglio emersa “nel corso del biennio 2006-2007, generata dalla crescente esposizione creditoria del comune nei confronti della regione Lazio, la quale aveva cessato, per effetto della sua crisi di bilancio, di trasmettere i contributi di legge dovuti, in particolare nel settore del trasporto pubblico locale, costringendo il comune ad anticipare somme fino al considerevole ammontare, negli ultimi mesi del 2007 e nei primi mesi del 2008, di circa 1,2 miliardi di euro”, si legge in un passaggio della proposta di legge. Nel testo poi non manca un riferimento al già citato contenzioso urbanistico, il cui debito tra sentenze esecutive e contenziosi in atto (50.000 solo all’Avvocatura dello Stato, si legge nella proposta) ammonta quasi 1,5 miliardi cui vanno aggiunti i 379 milioni di debiti verso l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale (Ater) generati dal mancato pagamento delle indennità di esproprio. Espropri, blocco dei fondi regionali. E Poi?

Poi ci sono altri due fattori che hanno affossato i bilanci comunali sotto una montagna di debiti. Le municipalizzate e la sanità. Per le prime, i bilanci colabrodo hanno costretto per anni il Campidoglio a continue ricapitalizzazioni per fronteggiare le perdite ed evitare il fallimento. Strategia infelice visto che ad oggi una delle maggiori partecipate, Atac, perde oltre 100 milioni all’anno per un ammontare di debiti pari a 400 milioni.

Quanto alla sanità, c’è anche lì da strapparsi i capelli. Oggi, dati della Cgia di Mestre, il sistema sanitario del Lazio (ma il grosso dei nosocomi è a Roma) vanta debiti tra i 6 e gli 8 miliardi. Ma questa è un’altra storia. Le cause del debito capitolino non finiscono qui, in mezzo ci sarebbero anche i maximutui accesi per la realizzazione della metro. Ma i fattori elencati e analizzati sono sicuramente quelli che hanno contribuito maggiormente alla formazione del pregresso, miliardo più o miliardo meno.

In un recente report di giugno scorso, l’agenzia di rating Fitch ha espresso dubbi sull’effettivo rientro del debito per i prossimi anni, complice soprattutto il ciclone Mafia Capitale. Anzi, ha addirittura previsto possibili extracosti per il prossimo Giubileo.

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