Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Che cosa nasconde l’anti renzismo di Cuperlo & compagni

Anche se lo storico e senatore bersaniano Miguel Gotor non è d’accordo, liquidandola come un semplice scherzo, la satira ha sorpassato da tempo la politologia. L’ha superata in chiarezza e onestà. Una vignetta di Sergio Staino, sulla rinata Unità, o un’imitazione televisiva di Maurizio Crozza denuda la vecchia e irriducibile sinistra più dell’editoriale di un professore.

Provocato dai messaggini polemici del compagno Gianni Cuperlo, a Staino è venuta la voglia di passare dalla vignetta alla lettera. E glien’è venuta fuori una di tutto rispetto, storico e politico, che ha fatto giustamente clamore. Una lettera in cui l’antirenzismo ossessivo della minoranza ”rompicoglioni” del Pd è stato paragonato all’antisocialismo, anch’esso ossessivo, dei comunisti negli anni 20 del secolo scorso e all’anticraxismo manettaro degli anni 80 e 90. Che “contribuirono”, rispettivamente, all’avvento del fascismo e alla vittoria di Silvio Berlusconi sulla gioiosa macchina da guerra improvvisata nel 1994 da Achille Occhetto.

Ora Cuperlo e compagni, con la smania di liberarsi  di Renzi, frutto pur “amaro” della storia di una sinistra velleitaria e inconcludente, stanno “pericolosamente” spianando la strada – ha scritto Staino, prontamente sbertucciato dal solito Marco Travaglio sul Fatto- alla “tragica vittoria di un Salvini o di un Grillo”.  Ma anche al rimpianto dell’odiato Berlusconi.

++++

Si fa presto a cadere in disgrazia con Eugenio Scalfari. Ci è riuscito persino Giorgio Napolitano, di cui il fondatore della Repubblica di carta ha dimenticato il cinghiale festosamente mandatogli incontro, rigorosamente da solo, qualche tempo fa nella tenuta di Castelporziano per una colazione celebratrice della loro antica amicizia.

Anche il presidente emerito della Repubblica, quella vera, ha avuto agli occhi di uno scandalizzato Scalfari il torto di preferire una pur pasticciata riforma del Senato all’ennesimo fallimento del tentativo di cambiare il cosiddetto bicameralismo paritario. Che ha fatto del Parlamento negli ultimi trent’anni e più una diligenza a cavallo su un’autostrada.

E così Scalfari si è improvvisamente ritrovato a fare polemica con l’ex “Re Giorgio” insieme col Fatto Quotidiano, che non gli ha mai perdonato la cronaca compiaciuta di quella gita conviviale a Castelporziano.

++++

Abituato ormai ai giardini del Vaticano, che ogni tanto raggiunge per incontrare Papa Francesco e lasciarsi da lui accarezzare al commiato, Scalfari ha portato un pizzico di Santa Sede anche nella polemica con Napolitano. Al quale ha rimproverato di non usare, con le sue frequenti e risentite sortite politiche sul percorso accidentato delle riforme, la stessa discrezione e venerazione del Papa emerito Benedetto nei riguardi del successore ed effettivo Pontefice.

Scalfari insomma vuole proteggere le prerogative del nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da quelle ormai onorifiche del predecessore. Ma non si sa francamente se Mattarella possa essere più compiaciuto o infastidito dalla rappresentazione di un rapporto potenzialmente o effettivamente conflittuale con Napolitano. Ma anche in questa rappresentazione Scalfari si è curiosamente accodato al Fatto.

++++

Sono davvero infinite le risorse dei costituzionalisti di professione. Che riescono sempre a trovare nelle norme in vigore il pertugio per sottrarvisi. O, addirittura, per riformare la Costituzione senza il fastidio di cambiarla.

Sentite che cosa è venuto in mente all’ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida di proporre per passare alla stessa Corte, ma a “Costituzione invariata”, la competenza di dire l’ultima parola, come vorrebbe il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sulla richiesta di arresto di un parlamentare avanzata dalla magistratura ordinaria. Basterebbe che il giudice soccombente nella votazione della Camera o del Senato ricorresse alla Consulta, come già fa per altri casi di immunità parlamentare: quando, per esempio, il Parlamento oppone la insindacabilità delle opinioni espresse da un deputato o da un senatore nell’esercizio delle sue funzioni per sottrarlo ad un processo intentato contro di lui.

Sembra, a prima vista, l’uovo di Colombo. Ma, appunto, a prima vista. In realtà, sarebbe un espediente per passare  dalla Costituzione enfaticamente più bella del mondo, come la descrive Pier Luigi Bersani, alla Costituzione più manipolabile del mondo. Manipolabile con la decisione, notoriamente inappellabile, della Corte Costituzionale di ritenere ammissibile ciò che sino al giorno prima non era. O, semplicemente, non sembrava.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter