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Ibl, sfide e rischi della prossima Star di Borsa

Ibl sbarca in Borsa. La banca romana specializzata sulla cessione del quinto dello stipendio si appresta a quotarsi sul segmento Star di Piazza Affari il prossimo 17 novembre con una Opvs, offerta pubblica di acquisto e vendita, Ipo che potrebbe valere fino a 215 milioni, i due terzi ricavati dalla vendita di quote dei due azionisti di maggioranza e il resto da aumento di capitale.

IN BORSA PER CRESCERE

L’offerta pubblica è partita il 29 ottobre e si concluderà l’11 novembre. “L’opportunità che ci viene dalla quotazione è il rafforzamento patrimoniale, che ci permetta un’accelerazione della crescita”, ha spiegato l’ad Mario Giordano (che è anche azionista assieme alla famiglia d’Amelio), sottolineando che eventuali M&A saranno valutati in futuro. Per il presente si valuta invece soprattutto la “possibilità di crescere in termini di asset creditizi”, sia al dettaglio che tramite acquisti di crediti in stock”. Così scrive Reuters, che sottolinea le parole del presidente Franco Masera: “Ibl si candida come aggregatore per soggetti in un mercato una regolamentazione sempre più stringente”, riferendosi alla possibilità che la banca acquisisca le quote dei concorrenti più piccoli corretti ad abbandonare il terreno di gioco del mercato della cessione del quinto causa dell’inasprimento normativo.

LE CARATTERISTICHE DELL’OPVS

Qualche dettaglio sulla Opvs: si prevede l’offerta di un massimo di 17,41 milioni di azioni, di cui 7,25 derivanti da un aumento di capitale e 10,16 milioni derivanti dalla vendita da parte di Mario Giordano e della famiglia d’Amelio. Sul mercato finirà il 35% della società, o il 38,5% con l’esercizio integrale della greenshoe. La forchetta di prezzo è fissata tra 9,25 e 11,25 euro per azione, valorizzando la società tra i 460 e 560 milioni di euro post aumento. L’offerta vale dunque tra i 177 e i 215 milioni.

CONTI IN CRESCITA PER IBL

Mentre intraprende il primo contatto con i futuri azionisti, Ibl ha pubblicato il 30 ottobre i dati consolidati dei nove mesi: che si sono chiusi al 30 settembre con un utile netto di 41,7 milioni, in linea rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e con un margine di intermediazione di 102,3 milioni, in crescita dell’1,3% sul 2014. Infine il margine di interesse è cresciuto del 32,2% passando a Euro 59,1 milioni, rispetto a Euro 44,7 milioni dello stesso periodo del 2014. Il CET1 Ratio è al 9,55%.
“Sul fronte delle dinamiche patrimoniali, al 30 settembre 2015 il Gruppo IBL Banca ha registrato impieghi per finanziamenti alla clientela per circa Euro 2 miliardi, in aumento del 20,8% rispetto a circa Euro 1,6 miliardi al 31 dicembre 2014 – si legge nella nota ufficiale – e il patrimonio netto di pertinenza del Gruppo è risultato pari a Euro 197,4 milioni (+42,9% rispetto a Euro 138,2 milioni di fine 2014)”.

MA I RISCHI NON MANCANO

Come ricorda ancora Reuters, “nel prospetto informativo dell’Ipo vengono come di consueto evidenziati tutta una serie di rischi. In particolare si spiega che il 28 settembre scorso Bankitalia ha avviato un accertamento ispettivo generale sul gruppo bancario e che gli esiti non sono ancora noti”. Ma è noto che un paio di anni fa Ibl era stata sottoposta a un’indagine simile e che era stata sanzionata per alcuni inadempimenti in merito alla trasparenza. Un altro rischio molto soppesato dagli analisti è l’elevata esposizione al debito sovrano italiano.

CAPITALE BLINDATO

Rischi più sottili sono legati alla struttura del capitale: a vendere, come già detto, sono Mario Giordano, socio al 50%, e Carlo d’Amelio, socio con il 33,3%, entrambi con un ruolo nel management, il primo è ad e il secondo membro del Cda e dunque in potenziale conflitto di interesse. Al momento della vendita, il capitale sociale è diviso a metà tra due soci: Delta 6 Partecipazioni e Sant’Anna, che “ad esito dell’Offerta Globale – assumendo l’integrale collocamento delle azioni e l’integrale esercizio dell’opzione greenshoe – deterranno rispettivamente il 30,75% e il 30,75% del capitale sociale”, si legge nel prospetto informatico della quotazione. E il 18 settembre Mario Giordano e Delta 6 Partecipazioni, da una parte, e Carlo d’Amelio, Anna d’Amelio, Roberta d’Amelio e Sant’Anna, dall’altra, hanno stipulato un patto parasociale che ha durata triennale e che in sostanza implica la non contendibilità della società, e rischia quindi di privarla un po’ di appeal speculativo. Lo ammette la stessa Ibl nel prospetto: “La presenza di una struttura partecipativa concentrata e di due o più azionisti che congiuntamente detengono la maggioranza del capitale sociale e aderiscono a un patto parasociale, potrebbe impedire, ritardare o comunque scoraggiare un cambio di controllo dell’emittente, negando agli azionisti di quest’ultimo la possibilità di beneficiare del premio generalmente connesso a un cambio di controllo di una società. Tale circostanza, a giudizio dell’emittente, potrebbe incidere negativamente, in particolare, sul prezzo di mercato delle azioni dell’Emittente medesimo”.

REDDITIVITÀ A RISCHIO

Infine, sulla redditività potrebbe pesare l’aumento di capitale perché potrebbe avere un effetto negativo su alcuni indicatori: il particolare il Roae (return on average equity) che al 31 dicembre 2014 era pari al 43,4%. “L’Aumento di Capitale comporterà un aumento del patrimonio netto contabile del Gruppo al quale potrebbe non corrispondere un proporzionale aumento dell’utile, con conseguente diminuzione del ROAE successivamente al 31 dicembre 2014”.

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