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Chi è (e cosa fa) Khadgia Shabbi, la ricercatrice libica pro Jihad arrestata a Palermo

Si chiama Khadgia Shabbi, è nata a Bengasi e ha 45 anni. La donna è stata fermata a Palermo su ordine della Procura con l’accusa di istigazione a commettere reati di terrorismo. Dopo che è stato convalidato il fermo, è stata rigettata la richiesta di custodia cautelare in carcere, rimanendo soltanto l’obbligo di dimora a Palermo. Ora è scontro tra la Procura, che sostiene di avere raccolto le prove necessarie per confermare l’arresto della donna per pericolo di fuga, e il giudice delle indagini preliminari che ha deciso il fermo. I pm coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi hanno indicato il reato di istigazione a delinquere in materia di terrorismo aggravata dalla transnazionalità.

PROPAGANDA SUI SOCIAL

Shabbi avrebbe fatto propaganda jihadista sui social network, creando una pagina Facebook dedicata all’apologia jihadista. Nel suo appartamento vicino al Palazzo di Giustizia sono stati trovati video, volantini, manuali di istruzione e immagini preparate con la finalità di arruolare nuovi militanti dello Stato Islamico.

VITA UNIVERSITARIA

Da tre anni in Italia, Shabbi è impegnata come ricercatrice di Economia all’Università degli Studi di Palermo. Abita nel capoluogo siciliano e usufruisce di una borsa di studio di 2mila euro al mese elargita dall’ambasciata libica. Le indagini sono concentrate sulla provenienza di quel denaro e sugli indizi che potrebbero confermare una rete terroristica più ampia in Sicilia. La donna ha inviato più volte denaro in Turchia.

RAPPORTI PERICOLOSI?

Secondo alcune informazioni, la ricercatrice avrebbe mantenuto contatti con due foreign fighters, uno in Belgio e l’altro in Inghilterra. Voleva pianificare l’arrivo di un suo cugino che però è morto in uno scontro in Libia ed era in contatto con alcuni terroristi dell’organizzazione “Ansar Al Sharia” che opera in Libia. Un suo nipote è morto come “martire” di Isis. Una delle sue frasi più ripetute sui social: “Allah che deve mangiare il cuore ai nemici”. Tra le reti con cui manteneva contatto ci sono “Rivoluzionari contro Abid Haftar”, “Giovani di Bengasi”, “Battaglione dei martiri della Libia Libera” e “Siamo quelli dal volto coperto”. La Procura di Palermo è pronta per presentare il ricorso per il nuovo arresto di Shabbi.

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