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Ecco come Disney s’incunea in Cina

Mickey Mouse con gli occhi a mandorla. La multinazionale dell’intrattenimento Walt Disney, insieme alla conglomerata statale cinese Shendi, hanno annunciato l’apertura del primo parco Disneyland in Cina. Il Castello della Bella Addormentata aprirà anche Shanghai il prossimo 16 giugno. Il progetto è partito nel 2011 nel distretto di Pudong, a circa 20 chilometri da Shanghai, ed è il primo parco divertimenti della Cina. Sarà diviso in sei aree, due alberghi, un centro commerciale e una zona di ristoro e divertimento chiamata Parco delle Stelle dei Desideri. Alle attrazioni della struttura saranno aggiunti elementi della cultura cinese. Philippe Gas, direttore generale di Disneyland Shanghai, ha confermato la presenza di diverse autorità e invitati d’onore all’inaugurazione, ma non ne ha svelato i nomi.

INVESTIMENTO MILIARDARIO

Disney controlla il 43% del progetto, mentre il 57% è nelle mani di Shendi. Si calcola un flusso di 7,3 milioni di turisti l’anno. Disney ha altri cinque parchi: a Anaheim (California) e Orlando (Florida), Tokyo, Parigi e Hong Kong. Secondo il sito Money Cnn, ci sono voluti 10 anni per la pianificazione di Disneyland Shanghai. L’investimento complessivo è di circa 5,5 miliardi di dollari. “Disneyland Shanghai è una scommessa importante sull’aumento della classe media cinese e la capacità di spendere di più in viaggi, turismo e tempo libero”, si legge sul sito americano. L’amministratore delegato di Walt Disney, Bob Iger, ha detto che le prospettive sono positive, nonostante il rallentamento della crescita economica di Pechino. I parchi tematici hanno fatto incassare alla Disney circa 16 miliardi di dollari nel 2015. Sono il secondo business più grande dell’azienda dopo le produzioni televisive e cinematografiche.

L’OPERAZIONE DI WANDA GROUP

Anche Legendary Entertainment comincerà a parlare mandarino. La casa di produzione di film come “Batman”, “Jurassic World” e “Fast and Furious” è stata acquistata per 3,5 miliardi di dollari dal colosso cinese Wanda Group. In un articolo pubblicato da Formiche.net, si racconta l’acquisto come la “più grande acquisizione che la Cina abbia fino ad ora realizzato nel settore della cultura”. Il proprietario di Wanda Group, Jianlin Wang, è uno degli uomini più ricchi al mondo e crede che “se gli Studios vogliono attirare gli spettatori cinesi, devono adeguarsi anche ad un nuovo linguaggio e a nuovi racconti”. L’operazione è avvenuta anche grazie al sostegno del presidente cinese Xi Jinping, che sta cercando di migliorare l’immagine internazionale della Cina anche attraverso la cultura e l’intrattenimento. Sono partite le prime produzioni internazionali cinesi: ad esempio The Big Wall, la Grande Muraglia, un film d’avventura con Matt Damon, Pedro Pascal e Willem Dafoe e star cinesi come Andy Lau, Jing Tian, e Wang Junkai.

SOFT POWER CINESE

Si tratta di una di “soft power” che fa parte di un progetto ampio. Come scrive sempre Salemi sulle pagine del Foglio, durante la visita del presidente cinese negli Stati Uniti, un altro colosso cinese, China Media Capital, ha firmato una partnership con Warner Bros, creando una nuova società, la Flagship Entertainment Group con sedi a Hong Kong, Pechino e Los Angeles.
L’articolo ricorda che lo scorso settembre una delegazione composta da rappresentanti di Rai, Anica e Univideo guidata dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli è andata in Cina per un incontro con rappresentati della tv di Stato, China Radio International, China National Radio, Shanghai Media Group, Wanda Media e Dragon tv. “Una missione – spiega Salemi – per rendere appetibile il nostro Paese alla Cina e condividere l’obiettivo dei cinesi di internazionalizzare i loro prodotti, arricchendo la loro ‘dieta mediatica’ con prodotti italiani, favorendo la coproduzione tra i due Paesi”.

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