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Cosa coprono le Unioni civili

La legge sulle “unioni civili” forse arriverà a destinazione, depurata dei punti più controversi, pare che ci sia la determinazione della maggioranza renziana di portare a casa il provvedimento tanto atteso dalle coppie gay, che aspettavano però una legge più ardita per esaudire pienamente i loro desideri. Così non sarà di certo, per cui le lamentazioni pubbliche, private, massmediatiche non si conteranno. Staremo a vedere cosa accadrà poi a Montecitorio per definire compiutamente il nostro pensiero.

Un’osservazione comunque va espressa. L’Italia si appresta a partecipare ad azioni di guerra contro la Libia, in alleanza con gli USA e con alcuni stati europei, in primis la Francia. Non si è visto in giro un affannarsi di giornalisti e opinionisti preoccupati o pensierosi della questione, delicatissima e dolorosa, per le sorti dell’Italia, soprattutto dell’Italia del Mezzogiorno, né si sono notati esponenti politici della “difesa” e degli “esteri” che con vemenza domandavano ai presidenti delle Camere di informare il Parlamento sul pericoloso momento. Non bisogna disturbare evidentemente la preparazione dell’intruglio sulle “unioni civili”. Tant’è!

Si potrebbe discutere con dignità e senso di responsabilità la notizia che arriva dagli USA sulle intercettazioni abusive(spionaggio) effettuate da quel paese contro un nostro presidente del consiglio o è sacrilego parlarne? Purtroppo ci sono le “unioni civili”.

C’è una pesante situazione nell’Unione Europea, protagonista l’Inghilterra di Cameron, che minaccia di uscire dal sodalizio di Strasburgo, se non ci saranno provvedimenti concreti su vantaggi e privilegi per il suo paese. Un referendum a giugno prossimo sarà vissuto dai cittadini inglesi come conflitto col “resto del mondo”, per vincere la partita della vita, con l’altissima posta in palio: restare negli organismi comunitari dell’UE o abbandonare tutti gli altri paesi al loro destino. L’argomento in Italia è appena sfiorato. Intellettuali, economisti, opinionisti, operatori dell’informazione e esponenti politici forse sono talmente distratti ad esaminare la panna montata delle “unioni civili” che manco se ne danno pensiero. Si potrebbe continuare con il fenomeno sempre più increscioso e disumano dell’immigrazione o con il disastro dei conti pubblici oppure coi vari drammi della disoccupazione e della povertà. Non serve, bisogna votare le “unioni civili”. Il Paese gira su sé stesso da un mese attorno a questo provvedimento che riguarda una estrema minoranza di cittadini italiani, ma ritenuto e imposto da alcune lobbies alla stregua dell’alfa e dell’omega dell’esistenza degli italiani. E poi si dice che c’è lontananza, disaffezione della gente per la politica.

Non c’è dubbio che il tempo che viviamo è tempo di oscurantismi, di incertezze e anche forse di incompetenze e di superficialità, per cui sembra molto complicato impegnare la politica ad affrontare questa stravolgente e lunga crisi, che porta con sé un ormai conclamato relativismo culturale, con conseguente drammatica incertezza etica. Non basta, quindi, dire: approviamo le riforme per affermare con buoni risultati la politica, né sono sufficienti pannicelli caldi per assicurare che si stanno realizzando leggi apprezzabili. E’ in gioco il futuro del Paese, per far sì che non sia tragico, è auspicabile che uomini di cultura, intellettuali, politologi illuminati, esponenti del mondo dell’economia, della Chiesa si fermino in un confronto prolungato e profondo per suggerire ai governanti opzioni coerenti coi mutamenti che sta vivendo il nostro Pianeta. Il “capitalismo selvaggio” ha mietuto già milioni di vittime, deve fermarsi. Un mondo costruito per soli ricchi non è mai esistito nella storia dell’umanità, e allora si pensi con urgenza a ridurre il gap tra la grande ricchezza e la povertà diffusa. Una piramide che giorno dopo giorno si presenta con un vertice sempre più stretto e una base molto più ampia non è certo l’idea di una buona globalizzazione, significa avere una società autoreferenziale sempre più cristallizzata, meno agile, che non cresce. C’è bisogno con urgenza di serietà e dinamismo per ridare fiducia ad una umanità preoccupata, smarrita, infelice, depressa. Le certezze non si conquistano coi titoli dei giornali che strombazzano approvazioni di leggi per pochi, ma con buone politiche in grado di superare le difficoltà del momento, in primis le disuguaglianze socio-economiche.

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