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Leadership e cultura del “non progetto”

Siamo nel pieno di una esasperata personalizzazione della politica, carente di contenuti e di visioni storiche. Il mondo a-polare toglie progressivamente senso al pensare e all’agire politici, limitandoli a esistere in una fotografia dell’ “eterno presente” globalizzato.

Se guardiamo all’Italia, le leadership politiche del terzo millennio in molti casi nascono nel contesto di una democrazia 2.0 e si consolidano soprattutto grazie alla loro capacità di comunicare che, se è necessaria, non può sacrificare la profondità dei contenuti; il messaggio non basta a fare la storia.

Avvertiamo la fragilità dei leader “social” nella dominante cultura del “non progetto”; i “segni dei tempi” non compresi e non meditati rischiano di travolgere le “presunte” leadership, e con esse i cittadini che non conoscono più il senso di cittadinanza e la responsabilità storica per la democrazia.

Non voglio essere pessimista, anzi; penso che sia necessario ripensare il concetto stesso di “leadership” e quello di “classi dirigenti” che, a ben guardare, rappresentano la necessità di una organizzazione sistemica, per quanto adeguata al tempo della “società liquida”, dei sistemi-Paese.

E’ cambiato il mondo ma non sono cambiate le esigenze profonde, e naturali, delle persone e delle comunità umane; persistono le domande fondamentali e, nel momento in cui ci limitiamo a dare risposte, dovremmo ricominciare a farcele.

The Global Eye – In complexity

Giudizio storico

Università degli Studi “Link Campus University”

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