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Petrolio, tutte le divergenze tra i Paesi Opec

Prezzo del petrolio in calo sui mercati europei, ma in recupero negli Usa, dopo la conclusione del vertice Opec che si è svolto giovedì scorso a Vienna. Il Brent è salito dello 0,8% a 50,14 dollari e il Wti dello 0,5% a 49,24 dollari. Le quotazioni dell’oro nero si sono così stabilizzate intorno alla soglia dei 50 dollari al barile, che aveva raggiunto nel corso delle ultime sedute. Il mantenimento dello status quo da parte dei partecipanti al cartello non è stata una sorpresa, ma era già scontata nelle attese degli operatori. Nel corso del meeeting sono infatti emerse le consuete divergenze tra i Paesi Opec in merito alla possibilità di introdurre un limite sulla produzione di greggio.

Al termine del vertice il ministro del petrolio del Qatar, Mohammed al-Sada, ha aggiunto una nota ottimista dichiarando che per il mercato dell’oro nero «il peggio è passato». «C’è stato consenso sul fatto che i fondamentali del mercato stanno migliorando» e questo ha allentato «le pressioni sull’Opec per un intervento nel rapporto fra domanda e offerta». Anche Eulogio Del Pino, ministro del petrolio del Venezuela, ha sottolineato che «l’evoluzione del mercato è positiva».

La decisione del cartello è stata condizionata dalle rivalità fra Arabia Saudita e Iran. Per il ministro iraniano, in particolare, «un tetto di produzione Opec senza un sistema di quote non ha alcun senso», mentre il ministro del petrolio dell’Arabia Saudita, Khalid al-Falih, ha sottolineato che il Paese non intende scuotere il mercato, che si sta lentamente ribilanciando. Khalid al-Falih si è poi detto desideroso di collaborare con i Paesi non-Opec, aggiungendo che l’Arabia Saudita non si focalizza soltanto sugli interessi dei produttori.

Al termine della riunione l’Opec ha nominato come nuovo segretario generale il nigeriano Mohammed Barkindo, che ha avuto la meglio sull’indonesiano Mahendra Siregar e sul venezuelano Ali Rodriguez. Il cartello ha inoltre reintegrato il Gabon come membro a pieno diritto dopo un’assenza durata oltre 20 anni. Il prossimo meeting dei maggiori Paesi produttori si terrà, sempre nella capitale austriaca, il 30 novembre.

Aldilà del risultato del vertice, nella giornata di ieri i dati provenienti dagli Usa hanno contribuito a sostenere le quotazioni di Brent e Wti. Le scorte settimanali di greggio statunitensi si sono attestate infatti a 535,7 milioni di barili, in riduzione di 1,36 milioni rispetto al periodo precedente. Lo ha comunicato il dipartimento dell’energia Usa, aggiungendo che le scorte settimanali di benzina sono risultate pari a 238,6 milioni di barili (-1,49 milioni) e quelle di carburante a 149,6 milioni (-1,255 milioni). Commentando quando successo Bob Minter, investment strategist di Aberdeen Asset Management, ha messo in evidenza che «Nonostante la mancanza di un congelamento della produzione di greggio guidato dall’Opec, l’equilibrio del mercato globale del petrolio è cambiato negli ultimi mesi. Tutti i Paesi membri sono infatti altamente motivati a massimizzare la produzione per ragioni politiche ed economiche».

Gurdando al futuro andamento dei prezzi, restano in campo molte incognite. Secondo Norbert Ruecker, specialista di Julius Baer, per il momento sul mercato ci sono sono pochi elementi che possono sostenere un trend rialzista delle quotazioni del greggio. Anche gli analisti di Morgan Stanley considerano difficilmente difendibile la soglia dei 50 dollari al barile. A loro avviso il prezzo dell’oro nero scenderà a 30 dollari nel secondo e terzo trimestre del 2016, per chiudere l’anno su una media di 33 dollari. Nuove tensioni a livello internazionale dovrebbero però emergere nel 2017, trainando le quotazioni fino a 55 dollari al barile nell’ultimo trimestre.

Per Miswin Mahesh, analista di Barclays, i ministri dei Paesi membri dell’Opec dovrebbero dimostrare una certa cautela nell’avanzare previsioni sull’andamento dei prezzi del petrolio. Secondo l’esperto gran parte del rally registrato di recente dalle quotazioni «è stato determinato dalle interruzioni non pianificate della produzione» e non dalla strategia adottata dall’Opec.

Il mercato sarà comunque dominato nel breve termine dalla volatilità. A parere degli analisti di Société Générale , secondo cui l’esito del meeting dell’Opec ha avuto un effetto neutrale sui prezzi, occorre continuare a monitorare con attenzione le altre variabili in campo.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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